Un’operazione d’antan che grande alla ben fornita memoria bibliografia che mi fornisce l’amico Roberto con i suoi libri spesso introvabili, ci porta ad uno dei tanti tentativi di sfruttare il cambio di millennio con un libretto di racconti “a tema”. Purtroppo, nonostante siano presenti degne fir-me del giallismo italico, il risultato non è così interessante come sperato. Anzi, la maggior parte dei racconti non è che sia di fattura neanche sufficiente. Quello che resta maggiormente im-presso, forse, sono considerazioni marginali. Da un lato i 13 autori e la curatrice, Tecla Dozio, che rappresentavano all’epoca uno degli elementi di punta del giallo italiano. Ora, quasi venti an-ni dopo, dobbiamo costatare che “La Tecla”, così come era conosciuta negli ambienti del giallo per la sua passione e la sua libreria (la Sherlockiana) è morta da tre anni, così come ci hanno lasciato Carlo Oliva (ah, i ricordi di “Radio Popolare”) e Andrea G. Pinketts (con quell’uso della frase ironica ed ammiccante che nascondeva sempre giochi di parole interessanti). Degli altri Bruno Gambarotta e Barbara Garlaschelli hanno sempre più dirottato verso altri interessi le loro scritture. Comunque, rimangono ben 9 autori che ancora scrivono di gialli, spesso con gli stessi personaggi di allora. C’è ancora Carlotto con il suo Alligatore, Colaprico con il commissario Binda, Danila Comastri Montanari con il senatore Publio Aurelio Stazio, Dazieri con il Gorilla, Lucarelli con tutti i suoi investigatori (De Luca, Coliandro, Grazia Negro), Solito con le sequenze di sher-lockiana fattura, ed il decano, il grande Macchiavelli che ci delizia ogni tanto sia con il suo sodale Guccini che con le storie di Sarti Antonio, brigadiere. Rimangono infine due autori spuri ma a me sempre cari, il sardo Marcello Fois e la giallo-fantascientifica Nicoletta Vallorani. Uno degli ele-menti che rimangono di questo altrimenti inutile Capodanno è anche la mini-intervista inziale di Tecla agli scrittori, con alcune domande di rito (come vorresti il cenone o con chi vorresti passa-re la fine del Millennio), ed altre più interessanti. Come intitoleresti la tua autobiografia o di chi ti saresti innamorato. Delle prime vorrei ricordare quella di Carlo Oliva, che piacerebbe anche a me (”Non tutte le ciambelle”). Delle seconde, noto che un notevole numero di questi scrittori si sarebbe innamorato di Molly Bloom di Joyce. Per venire a dire qualcosa anche dei racconti, inizio con la solita dolenza. Non amo i racconti. In più, mentre a volte racconti mainstream si riesce a leggerne, i racconti gialli sono quasi totalmente inefficaci. Ricordo che solo alcune prove di Scer-banenco mi convinsero a suo tempo. quindi non sorprende che il miglior racconto sia per me quello di Colaprico, che è appunto un omaggio al grande maestro, che richiama nel titolo uno dei suoi migliori romanzi (“Traditore di tutti”, con al centro il grande Duca Lamberti). Gli altri sono talvolta scontati, talvolta poco utili. Scontata la storia della segretaria sexy-dark di Carlotto o delle finte implicazioni sataniche delle vergini di Fois. Potevamo dire la fine inversa già dopo le prime righe del raccontino di Gambarotta o le implicazioni culturali di un primo approccio tra la cultura cristiana e quella islamica nelle morti giovani di Solito. Dispiace poi l’inutilità della dimostrazione amicale della Garlaschelli (certo non un noir) o l’ironia meglio indirizzabile della mamma killer di Nicoletta Vallorani. Prevedibili i giochi di parole di Pinketts, che inscena una scena d’amore tra malavitosi, lui Silvestro e lei Titti (ah, i Looney Tunes). Scendiamo sempre più in basso, quando l’ottima Danila si sposta dalla Roma dei tempi di Claudio che sa maneggiare ad un anno 1000 che rimane appeso. Oppure quando Sandrone passa dal suo schizofrenico alter-ego ad un fruitore d’altri mondi attraverso inaspettati buchi neri. Impresentabile il libro assassino di Lucarelli. Mentre Loriano gioca con la memoria di Sarti Antonio per ricordarci la violenza della sua signora perbene (Guccini docet). Finisco con Oliva, che risale la china, collocandosi al secondo posto, giocando sulle differenze tra calendari giuliani e gregoriani. Una bella trovata, alfine. Sottolineo anche un piccolo refuso di stampa, laddove si indica con “Sansonite” una valigia che non poteva che essere una “Samsonite”. Beh, questo Capodanno poco atrabile (non è un refuso, uso questo termine desueto per la sua reminiscenza umorale) e poco nero è passato ormai da troppi anni. Ora ci avviciniamo ad uno nuovo, divertente nella sua ripetitività. Chissà cosa inventerà il mio amico Ennio per questo 2020!
...ContinuaUn concentrato di cinismo e cose sgradevoli davvero insopportabile
Molto discontinuo...ottimi alcuni racconti, scadenti altri, ricordo con particolare antipatia quello della Vallorani ad esempio.
Piacevole raccolta di racconti noir curata da Tecla Dozio, che hanno come denominatore comune il Capodanno. Ecco i voti individuali:
- Massimo Carlotto: Champagne per due *****
- Piero Colaprico: Traditore di tutti ****
- Danila Comastri Montanari: Mille e non più mille ****
- Sandrone Dazieri: I ragazzi del juke box **
- Marcello Fois: La vergine del Millennio ****
- Bruno Gambarotta: La persona giusta *****
- Barbara Garlaschelli: Dissolvenza ***
- Carlo Lucarelli: Ricetta di Capodanno *****
- Loriano Machiavelli: Da marzo al Duemila *
- Carlo Oliva: Lungomare ***
- Andrea G. Pinketts: La canarina assassinata ****
- Enrico Solito: Una questione culturale *****
- Nicoletta Vallorani: Scarafaggi neri ****
10,9,8,7,6,5,4,3,2,1....buon annoooooooooooooooooo!
racconti sul capodanno...non certo all'insegna dei buoni sentimenti.
il titolo dice tutto.
consiglio vivamente.