It is considered an masterpiece, and in a way it really is. The language is astonishingly rich and imaginative, the story is just a thin thread around which Pynchon weaves a world of madness. Certainly not banal. But I think it's too much. The same problem as with Joyce's Ulysses - Pynchon gets lost in his own world of drugs and reveries, while forgetting that there's supposed to be a reader on the other side of his pages. I loved the first 100 pages, then I started hating it. Too self-centered for me. By the way, if you want to appreciate this novel, you need to speak German fluently, plus have basic notions of a few more languages. You're also required to be knowledgeable in the fields of literature, politics, history, physics (of course) and maths.
...ContinuaChe libro difficile; forse il più difficile che abbia mai letto. Lungo, complesso, a tratti incredibilmente pesante, a tratti incomprensibile; al tempo stesso magnetico, spesso assurdo, grottesco, disperato. Il libro parla di... boh? Il tempo è la fine della Seconda guerra mondiale, il luogo è l'Europa, il protagonista è un militare statunitense di nome Tyrone Slothrop... Ma è veramente il protagonista? Verso la fine del romanzo Slothrop scompare dalla scena e non fa più ritorno; anche gli altri, innumerevoli personaggi alla fine non sono granché importanti. Alla fine rimane solo Lui, il Razzo.
...ContinuaAs massively bleak, confusing, tricky, hostile and disgusting as it is, Gravity's Rainbow stands out as one of the most complete, majestic and ambitious books ever written, a masterpiece of narrative architecture, a feast of literary extravaganza, a black philosophical declaration on humankind and history. Had nuclear war actually broken out in the 70's, this would have been the perfect epitaph for our race.
Featured in my Top 5 Disturbing Novels: http://www.youtube.com/watch?v=lE3O_YaI3gQ
...ContinuaUna non-storia. Un mucchio di parole scritte. Una lettura orizzontale. Una enorme digressione.
Per rispetto del lettore, Pynchon avrebbe dovuto mettere una bella parentesi tonda ad inizio volume ed un'altra alla fine.
Detto ciò, sinceramente preferisco scrittori che narrano dannatamente bene il nulla, che scrittori che narrano male una buona storia "classica".
Ma preferisco ancor di più uno scrittore che sa mediare bene le due cose. Pynchon è un ottimo narratore, riesce a catapultarti
nelle sue fantasie mentali, nelle sue pennellate, nei suoi pensieri cosi contorti e riesce cosi nel suo intento, ovvero intrattenerti.
Per quanto fosse contorto, insensato a tratti, riusciva a farmi
leggere più di 100 pagine al giorno, astrazione totale dal mondo...
Detto ciò, per me un libro riceve due voti: il primo
è quello che dai mentre lo leggi, il secondo è quello che dai dopo averlo finito.
In questo caso i voti sono rispettivamente 5 stelle e 1 stella.
5 Stelle perchè mentre lo leggi rimani incantato da alcune scelte
stilistiche, alcuni aneddoti, alcune spiegazioni scientifiche.
Resti affascinato dalla retorica compiacenza dell'autore, dai suo barocchismi, da questo turbillion di parole, scene suggestive e irreali, dal suo volerti mostrare quanto bravo lui è, in questo suo onanismo letterario.
Però un libro si giudica anche dalle sensazioni che ti rimangono a fine lettura.
Se non riesci a ricordare tanto, se non ti balzano alla mente scene e sensazioni, allora quel libro ti ha lasciato ben poco...
Facendo una semplice media matematica, il libro si becca il cosiddetto voto ignavo, le 3 stelline, che vogliono dire tutto e niente.
Intorno a pagina 750 gli avrei dato anche 4 stelle, ma le ultime 200 pagine sono state davvero illeggibili.
Sono tuttavia orgoglioso e onorato di averlo letto perchè è un romanzo talmente complesso, famoso tra i lettori accaniti e oggetto di discussioni, che vale la pena dargli uno sguardo.
Ai tempi lo comprai assieme a Infinite Jest di David Foster Wallace (che leggero più in là, altrimenti rischio l'embolo). Forse sono masochista...