La prima cosa che mi è venuta in mente.
Su alcune cose è molto prevedibile (il colpevole lo si intuisce al volo, il capo del colpevole ben prima della stereotipata protagonista), su altre è abbastanza originale (non spiego per non rovinare la lettura), sul manto di romanità antica abbiamo già letto parecchio.
Che dire, si legge ma lascia poco, fa però sorgere una domanda: ma alla polizia se non son matti e scoppiati non li arruolano ?
Finalmente a conclusione di un 2020 che è stato disastroso , ho trovato questo libro che ha concluso l'anno in bellezza. Un bel thriller di quelli da scossa adrenalinica, colto, ben scritto ma anche truculento e crudo al giusto punto ( forse anche troppo).
Il finale è da shock fino all'ultima pagina, e non solo metaforicamente. Consiglio la lettura in un momento in cui si è relativamente tranquilli. Non fate come me che , letto in un periodo difficile per lock down e altri problemi, mi ha fatto stare male per mezza giornata....
"Stai attenta."
"A cosa?"
"Ai mostri, guerriera. Perché esistono, e combattono senza regole."
Mancano pochi giorni a Natale e in una Roma imbiancata da un’insolita nevicata, una donna accetta un passaggio da uno sconosciuto e scompare.
Verrà ritrovata uccisa con un metodo e una ferocia inusuale in uno dei luoghi più simbolici e misteriosi della Roma antica: in un sotterraneo del Foro Romano dove si dice sia stato ucciso e sepolto Romolo. Su Instagram intanto appaiono delle foto di un uomo ritratto proprio nel foro romano con indosso una pelliccia e una testa di lupo, Si è registrato come Romulus, che è il nome di un efferato serial killer che agiva negli Stati Uniti e morto otto anni prima.
A indagare su questo mostruoso crimine e sugli altri che seguiranno, c’è Giulia Rakar, ispettore capo della squadra omicidi, chiamata la “sensitiva” per la sua capacità di risolvere i casi operando una dettagliata ricostruzione del profilo e della psicologia dell’assassino.
Come da manuale del thriller, Giulia, poliziotta tosta e dedita solo al lavoro, ha studiato in America e ha un passato travagliato e doloroso.
Da bambina assistette al massacro, mai risolto, dei suoi genitori. Il padre morì e la madre che giace in coma da anni è l’ultimo legame con quel passato che ha cercato di seppellire. Un trauma che l’ha segnata e che l’ha spinta alla carriera in polizia. Desiderosa non solo di portare giustizia, ma anche di esplorare e capire il lato oscuro che alberga in ogni persona. Nel libro ci sono parecchi richiami alla storia della nascita del profiling, a casi di famosi serial killer e alla teoria junghiana dell’esistenza in ognuno di noi di un lato ombra, che se non tenuto sotto controllo, può prendere il sopravvento e sfociare in violenza. Violenza che l’evoluzione ci ha insegnato a tenere sotto controllo, ma che è sempre lì, latente, pronta a scatenarsi.
A rincarare la dose di traumi della nostra protagonista c’è il fatto sulla scena di ogni nuovo omicidio, compare qualcosa che è legato all’uccisione dei suoi genitori.
Chi è Romulus? Cosa lo lega al serial killer che operava negli Stati Uniti e che è dato per morto? Perché le lascia dei messaggi che rimandano alla tragedia che le ha distrutto la vita?
Cosa significa la scritta incisa sui cadaveri che ripresa dal cippo presente nel foro romano del primo omicidio? E perché il killer dissangua il sangue delle sue vittime?
Queste sono solo alcune della domande a cui Giulia dovrà dare una risposta. Per farlo sarà obbligata a scendere nei meandri del buio ove si cela il perché dell’orrore che sta accadendo.
Indagando tra riti pagani, antiche sette esoteriche e personaggi ambigui, Giulia dovrà compiere un viaggio fino alle radici del male.
I segni del male ha un ritmo adrenalinico e coinvolgente. I capitoli brevi trascinano il lettore attraverso una Roma imbiancata di neve e macchiata di sangue. Simone Regazzoni, autore di testi che trattano di filosofia, ha vestito di thriller una complessa indagine sul male. La storia, seppur non originalissima nel suo nucleo centrale, ha il pregio di stupire con parecchi colpi di scena, alcuni a dire il vero meno inaspettati di altri, ma comunque ben congegnati, e di regalare ai lettori appassionati del genere una lettura da un lato colta per i riferimenti, le nozioni e i concetti che l’autore dissemina nel libro, dall’altro intrigante, piacevole e rilassante nonostante la ferocia e la crudezza di alcune scene. Ma il male non fa sconti, si sa.
Sto leggendo questo.
Simone Regazzoni è un professore di filosofia che non disdegna la narrativa, anzi pensa che al filosofia debba misurarsi con la cultura di massa, idea certo non nuovissima, ma ancora lontana dall'affermarsi a 60 anni da APOCALITTICI E INTEGRATI.
Lingua o racconto?
Racconto; nessuno ricorda Michel Butor, Stephen King lo conoscono tutti.
Come scrittore Simone Regazzoni ha la capacità di spiegare idee molto complesse con semplicità, pur amando filosofi non proprio alla mano, ammesso che ve ne siano di altro tipo, come Lacan, Foucault, Derrida. Parlando con i bambini è un modo che si può apprendere. Scrivere in modo semplice non è sempre possibile, ma per Karl Popper era un dovere per gli intellettuali, il filosofo liberale in gioventù fu maestro elementare.
Il centro del romanzo è il lato oscuro, l'ombra che ognuno si porta dentro, il Signore delle Mosche, il Dottor Jekill, il gatto che gioca con la preda prima di ucciderla che sta acquattato da qualche parte nella nostra mente, pronto a dimenticare i tabù e imporre la propria vitalità: il cuore della tenebra.
Quel lato primordiale, quel gesto di Caino che ci vuol spingere alla propria sopravvivenza dimentico di tutto il resto.
Simone Regazzoni ci invita in questo libro e nel saggio La Palestra di Platone ad accettare la zona morta che è in noi, a combatterla per assorbirne il principio vitale nella lotta, senza farsene sopraffare.
Quello è il senso della lotta di Giacobbe nella Bibbia e del Protagonista di TENET nel Freeport, contro l’Avversario ovvero l’Ombra.
Da cannibali e licantropi discendiamo come raccontato i miti.
Forse fu una giovane madre delle scimmie arboricole nostre antenate, a dire al padre che stava per mangiare il figlio: “Ragazzo, vai a raccogliere e cacciare e a cercare di piantare qualche patata. E lascia stare il bimbo, prima ti dia un botta di mazza da baseball in testa, come farà Shelley con Jack tra qualche anno”
La donna come custode della vita, non a caso la protagonista di I SEGNI DEL MALE è una donna: l’ispettore Giulia Rakar.
Simone Regazzoni racconta il lato oscuro non con una saga galattica, ma con un poliziesco: una giovane poliziotta a caccia di un serial killer che ha un diabolico gusto per la messinscena mitologica. Al contrario dei tanti scrittori di gialli nostrani, (il poliziesco è angloamericano, come l'opera lirica e la carbonara sono italiani, PUNTO) che inevitabilmente scivolano nella commedia e nel bozzetto provinciale alla Simenon, Simone Regazzoni resta dal lato della tragedia e del mito con nessuna condiscendenza per le lepidezze di alcune serie tv italiane, ma guardando forse alla prima stagione di True Detective, non indulgendo nel dialetto, come ormai sembra norma, ma usando un limpido italiano, per fortuna.
Molto ben documentato sulle procedure poliziesca, il libro è un viaggio nei miti fondativi di Roma non per gusto della divulgazione ma perché ogni cosa umana ha origine nel sangue. La vita si nutre di vita è il primo shock cultuale, il Big Bang da cui tutto nasce.
Riuscirà la nostra eroina Giulia Rakar a fermare il Caino filosofo che sta affrontando? Non lo so ancora, ma se ci riuscirà sarà solo sacrificando parte di se stessa.