Difficile scrivere una recensione di un libro così denso, pieno di significati da scoprire ad ogni capitolo, di simbolismi e di metafore, eppure così delicato, a tratti persino sussurrato, potente nella sua dolcezza.
È una storia di crescita e di maturazione, della consapevolezza del divenire e della paura di ciò che si lascia. Ma anche di disillusione di malinconia, di piccoli momenti di grande gioia. Dell’ignoto nascosto in ogni certezza.
Murakami ha una capacità narrativa davvero unica, che fa sentire il lettore a bordo di un sampan, una mano a sfiorare l’acqua, mentre la corrente – mutevole, ma mai aggressiva – lo trasposta verso paesaggi unici, a volte surreali, che traggono credibilità dall’occhio incredulo di chi li osserva.
Trovo particolarmente calzante il parallelismo con un altro maestro della narrazione, anche se visiva: Hayao Miyazaki. In “Kafka sulla spiaggia” ho respirato le atmosfere, sebbene più rarefatte e maggiormente strutturate, di “Spirited Away”, un altro indiscutibile, delicato capolavoro giapponese.
Questo per me è il suo quarto romanzo e mi chiedo come mai abbia dovuto attendere tanto tempo in libreria.
Tamura Kafka e Nagata sono i protagonisti delle due storie che, come in una partita di tennis, si passano la palla a ritmo serrato. Storie parallele, ma che avranno inevitabilmente dei punti di contatto. Insieme a loro colorano la scena diversi personaggi, raccontati in maniera tanto particolareggiata da poter essere considerati anch'essi principali.
I riferimenti abbondano: storici, letterari, filosofici, ma come sempre ad essere protagonista è la musica.
Temevo che le parti oniriche e fantastiche della narrazione mi avrebbero spaventa e lasciata insoddisfatta per la loro illogicità, invece devo ammettere che ho amato ogni parte della storia.
Unica pecca: qualche scena troppo cruda per il mio animo sensibile da vegetariana e animalista..avrei preferito evitarle perché difficilmente riuscirò ad eliminare certe immagini dalla mente.
Murakami. Finalmente torno a leggere. E, come sempre, è un fiume in piena di immaginario surreale che si riversa con forza impetuosa nel mare della solida realtà. Ma io mi trovo nell'acqua salmastra della foce, in un regno magico dove tutto è limbo, tutto è im-possibile. E poco importa che questo tutto talvolta renda la capacità di comprendere una facoltà secondaria, forse superata e inutile perché tutto, questo tutto, si intuisce. Questa, è la vera magia.
...ContinuaHo intrapreso la lettura di questo libro per darmi una possibilità di conoscere e magari apprezzare Murakami di cui avevo già letto un romanzo che però non mi era affatto piaciuto. Mi incuriosiva questo "Kafka sulla spiaggia" perché ha avuto una grande risonanza e speravo in un bel racconto, lieve e poetico, come sono gran parte delle storie giapponesi. Dopo 160 pagine però ho deciso a malincuore di abbandonare. A malincuore perché è una cosa che faccio raramente, ma proprio questa dimensione surreale, onirica, assurda, non fa per me! Peccato perché Murakami scrive bene, ha uno stile magnetico e coinvolgente e inoltre ci sono alcune cose che mi hanno incuriosita e di cui mi spiace non conoscerne l'esito, ma davanti alle teste di gatto allineate nel frigorifero mi sono arresa.
...Continua