Il seguito de "Il caso Korolev" (o "Korolev", nell'edizione Urania) allarga l'orizzonte della vicenda fino ai confini del sistema solare. Agile da leggere (può essere in buona parte compreso anche senza aver letto il primo romanzo, grazie alle spiegazioni interne al testo), propone nuovi misteri e nuovi personaggi, ma convince solo a metà. Innanzitutto perché è il seguito ma non la conclusione dell'intera storia. Poi perché alcuni punti della storia risultano un po' forzati o improbabili e richiedono da parte del lettore una forte dose di "sospensione d'incredulità": la storia di Korolev ed Elena; il settantenne rigenerato che resta tre anni da solo a governare un'astronave e poi si butta in missioni suicide; il personaggio (piuttosto inutile) che conosce il futuro ma lo dice sempre dopo; poi, soprattutto, il "marzio": su questo non aggiungo altro, se non che è una trovata che poteva funzionare nella fantascienza degli anni '30, ma adesso risulta un po' deboluccia...
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