Come dice anche la quarta di copertina: "Troppe cose non tornano..." in questo romanzo. Trama con passaggi poco giustificati, dialoghi imbarazzanti, scrittura acerba, personaggi stereotipati e sempre sopra le righe: il detective in rotta col proprio superiore perché "decide" che il protagonista è colpevole basandosi sull'intuito e nonostante non ci sia mezzo indizio; il protagonista che sa di essere innocente ma si comporta in modo strafottente col detective alimentandone i sospetti; il ricchissimo "padrone del mondo" che tratta gli altri come pezze da piedi (e continua a prendere in giro un altro personaggio per come si veste); il mago dei computer, ciccione e disadattato; e così via.
Ma la cosa che mi infastidisce di più è vedere frasi su frasi con le virgole usate al posto del punto, dei due punti e del punto e virgola. Da uno scrittore mi aspetto che abbia letto dei libri e sappia come funziona la grammatica italiana, ma a quanto pare... E, ancora di più, mi aspetto che la casa editrice che pubblica un romanzo gli faccia un minimo di editing, sistemando quantomeno i periodi delle frasi prima di darlo alle stampe. Cosa che qui non è successa, e ne va a discredito sia dell'autore che dell'editore.
Solo un paio di notazioni finali:
- l'autore ha il vezzo di usare la locuzione "all'impiedi" invece di "in piedi": è corretta, ma arcaica, e non l'ho mai vista utilizzata altrove;
- ad un certo punto un luogo viene paragonato al Paradiso dantesco, e un accompagnatore a Virgilio. A quanto pare all'autore sfugge che Virgilio NON HA accompagnato Dante nel Paradiso, ma solo nell'Inferno e nel Purgatorio, poi è stato sostituito da Beatrice.
Due stelle e non una sola perché dopotutto in giro ho letto anche di peggio.
...ContinuaDal momento che il mio mito di riferimento è il tempo, ho letto con molto interesse questo romanzo.
E' stata una lettura piacevole, coinvolgente. Ho apprezzato la costruzione dell'intreccio, la solidità della struttura e la coerenza. Invito però l'autore a una riflessione su quello che mi è sembrato il punto debole del lavoro: la discrepanza tra l'avvenirismo scientifico della società che delinea e la curiosa cristallizzazione della struttura sociale. Le famiglie che descrive sono molto tradizionali, con mogli sensuali e dedite alla cucina. Tutti i personaggi principali sono maschi, come se alla Kronos non ci potessero essere rilevanti contributi femminili. E' un aspetto che mi ha colpito molto, dal momento che chi scrive fantascienza è solitamente più sensibile di altri al mutamento culturale. Qui sembra di essere, antropologicamente, nell'America degli anni '50 piuttosto che della fine del XXI secolo! E mi è sembrato che non si trattasse di una scelta consapevole; se così fosse stato la cosa sarebbe stata in qualche modo e misura esplicitata, argomentata. Ho l'impressione che sia proprio un sottotesto inconsapevole, legato ad automatismi che uno scrittore, per sua natura, dovrebbe evitare.