Un classico del fantasy in cui fondamentalmente succedono poche cose degne di nota. Un grande allestimento, probabilmente per quello che viene dopo, però la storia in sé comincia a diventare interessante dopo 150 pagine, cosa che mi andrebbe bene se dopo ce ne fossero altre 400, ma non è così. Succedono diverse cose molto slegate tra loro, sono delle avventure durante il viaggio del protagonista. Alla fine si ha la sensazione che siano solo i primi capitoli di una narrazione più ampia. Cosa che di fatto è, per stessa ammissione del narratore, però il libro da solo fa un po’ di fatica a reggersi.
Lo stile si colloca nella cornice narrativa di una sorta di memoriale del protagonista, che racconta al lettore le vicende anni dopo che sono accadute, con una narrazione a posteriori dei fatti. Glielo perdoniamo perché è stato scritto nel 1980. Il punto di vista di Severian mi è sembrato sempre coerente.
In definitiva un romanzo che non è un romanzo, ma il primo atto, spero, di una storia che però deve ancora decollare davvero.
libro del Nuovo Sole è un Ciclo composto da cinque romanzi, scritti tra il 1980 e il 1987, di cui L'ombra del torturatore è il primo. Poiché il romanzo è tronco, cioè è messo in pausa dal narratore a un certo punto del racconto, è difficile dare un giudizio complessivo, ma qualche considerazione si può fare.
Il romanzo utilizza un repertorio di immagini e situazioni dal genere fantasy, come l’ambientazione medioevale, ma attraverso degli squarci della narrazione, si intravede un universo più vicino alla fantascienza.
Gene Wolfe chiede molto all’immaginazione del lettore, ma aiuta l’immaginazione con i suoi attrezzi da illusionista: macchinari semplici ma efficaci, ombre gettate su schermi, proiettori olografici, rumori registrati, fondali riflettenti, e ogni altro trucco concepibile, e nel complesso riesce ammirevolmente nell’intento. Il grosso della difficoltà, per l'autore come per il lettore, consiste nel fatto che la storia narrata esiste solo nella mente di Severian, un narratore decisamente reticente ed elusivo, e che non può essere resa dalle parole comuni, per cui immagino che dovrò leggermi il resto del ciclo per riuscire a capire quale sia la storia – il testo rimanda sempre a un altrove per essere compreso, a un mondo visto come attraverso uno specchio, capovolto, dove un altro Severian,forse, giace come in attesa.
Un fantasy dal linguaggio più letterario del consueto, ma poco interessante. La prima metà del libro, quasi un piccolo romanzo di formazione, costituisce con la sua conclusione temporanea uno dei preludi più efficaci che abbia mai letto. Ciò ha montato in me grandi aspettative. Però poi il pathos si perde, la storia sembra proseguire senza una direzione a cui tendere, e come lettore non ho niente da attendere che mi dia interesse a continuare.
...ContinuaL'ombra del torturatore è un libro volutamente monco, impossibile da giudicare senza aver letto le altre parti. Però si può dire qualcosa sulle suggestioni della scrittura di Wolfe, dell'ambientazione e delle tematiche, di cui questo primo volume getta le basi.
1 Wolfe ambienta la storia in una Terra molto avanti nel futuro, quando il Sole, da quello che a spizzichi e bocconi emerge, si sta spegnendo. Quindi comunque miliardi di anni nel futuro. Ora, il futuro di questo mondo, chiamato Uurth, è un misto fra il passato medievaleggiante (fra gilde, corporazioni, fortezze) e un mondo fantasyggiante, fatto di Autarchi, città che scompaiono e così via. A questo si aggiungono tocchi di fantascienza, sempre però virati verso i toni quasi magici di un medioevo futuro, come per esempio il viaggio interstellare (che viene descritto in un modo meraviglioso che Santo Dio pare uscito da un libro di mistica del Trecento) o la presenza di una qualche strana razza aliena, i cacogeni. Ora, Wolfe, per riuscire a tenere insieme tutto questo baraccone, che ci vuole veramente poco per far crollare tutto, utilizza innanzitutto un narratore interno, come Severian, il cui sguardo, essendo quello di uno degli abitanti del luogo, non risulta mai distaccato o sorpreso davanti alla roba aliena del mondo. Semplicemente è normale per lui, e di conseguenza, piuttosto velocemente, lo diventa anche per noi. Il secondo tocco, geniale, è quello di buttare dentro al mondo animali, figure storiche, mestieri, cose, che fanno parte del nostro passato, magari sono estinte pure, giocando quindi sul confine labilissimo fra ciò che è fantasia e ciò che invece è reale, o quantomeno lo era. Cioè, il mondo di Uurth è fantastico perché comunque distante miliardi di anni da noi, ma risulta comunque popolato da creature che hanno un legame con il nostro di mondo (Wolfe nella post-fazione smaschera questo trucco ed è ancora più godibile). Quindi, insomma, seppur veramente impossibile dare un qualsiasi giudizio finora, il world building è stupefacente nel suo non solo delineare una realtà concreta, ma anche nello stabilire una lingua, aliena e nostra al contempo, per quel mondo.
2 La trama del volume - Severian è un apprendista torturatore, fa un casino al primo incarico e viene mandato al Nord - a una certa sembra deragliare. Come se fosse una roba jazz che a una certa prende e va per i fatti suoi. Ci aspettiamo una specie di intrigo fra ribelli-Autarca in cui Severian verrà preso in mezzo - e, oh, magari così è in futuro - ma appena la storia sembra stia prendendo questa piega, Wolf la fa sterzare verso una trama che non si sa bene manco dove possa portare, con la storia della sfida, che si prende quasi metà del libro. Una storia che lo stesso Severian si interroga sul perché sia interessato a raccontarci così nel dettaglio. Forse per comprenderlo. Forse per capire la sua vita. Fatto sta che 'sta sterzata destabilizza in modo completo il lettore, e se prima era possibile quanto meno guardare uno sguardo un po' superiore quello che stava accadendo, dopo non è più fattibile: tocca affidarsi completamente a Severian, alla sua narrazione. Il che fa sprofondare ancora di più nel suo mondo. E se la trama è jazz, altrettanto è l'ambientazione, impossibile da riuscire a inquadrare perfettamente e razionalmente, fatta di stanze che si aprono all'infinito, di gente che compare e scompare all'improvviso, di cittadelle che magari sono io ma che non pagliono avere manco un cielo. Uurth non è un'ambientazione realistica non perché non lo sia di suo, ma perché noi la vediamo attraverso gli occhi di Severian, e sono occhi febbricitanti, che riescono, però, così a farci sentire veramente l'atmosfera di un mondo il cui sole si sta spegnendo.
3 Uno dei temi fondamentali è la realtà. Senza avere la più pallida idea di dove voglia andare a parare, il volume è pieno di riferimenti al rapporto fra realtà e finzione, e su quanto una finzione possa essere reale. L'esempio più lampante sono le sosia delle concubine. O, ancora, l'incontro di Severian con un gruppo di teatranti. La realtà ne L'ombra del torturatore pare un concetto piuttosto labile, friabile, e soprattutto malleabile, soggetta al volere di chi riesce a imporre il proprio volere. "Alcuni mistagoghi sostengono che il mondo sia stato creato dalla mente dell'uomo". Severian ripete anche un paio di volte l'impressione per cui la realtà si adatti alle sue bugie. Ma non è una realtà debole soltanto nei confronti dell'uomo: gli specchi - da più o meno sempre uno degli oggetti più pericolosi per la solidità della realtà - sono uno strumento quasi magico, capaci, se usati nel modo corretto, proprio come un rituale magico, di far apparire roba e di farla, boh?, teletrasportare e mezzo permettere il viaggio interspaziale? Ecco, quindi, che le cose assurde, come per esempio le stanze del giardino botanico o il discorso strambissimo sugli spiriti, assumono i contorni perturbanti di una realtà che è in costante bilico verso il collasso (cosa che oh, credo anche sia piuttosto comprensibile considerando che si sta per spegnere pure il sole).
4 A tutto questo, si aggiunge la figura di Severian, che, nonostante sia protagonista e narratore, ci appare estremamente sfuggente. Cioè, noi siamo più vicini alle sue emozioni, più che alle sue conoscenze. Condividiamo l'ardore della sua adolescenza, le sue pulsioni, i suoi amori per Thecla, Agia e Dorcas (ognuno particolarissimo e normalissimo), la sua ricerca di identità e di valori, per carità, sono tutte cose che abbiamo vissuto e che viviamo continuamente. Severian, in questo è profondamente umano e ordinario. Solo che, effettivamente, lui è un mistero. Futuro Autarca, resuscita un paio di volte, è il narratore non si sa quanto affidabile. Se, quindi, da una parte ci troviamo davanti al racconto di un'adolescenza, di un coming of age, dall'altra presentiamo che è soltanto quello che ci sta mostrando Severian, che stiamo alle sue di regole, che sta è lui che decide quando interrompere il racconto. Sentiamo, nuovamente, che la realtà non è proprio 'sto blocco di granito.
...ContinuaNon è un libro facile, non tanto per lo stile di scrittura che tutto sommato è semplice, non tanto per i personaggi che non sono per niente fatti male, e mi piace anche che sia Severian, il protagonista, che a distanza di tempo, diventato autarca (e quindi già si sa pure come finisce) racconta i fatti avendo come dono quello di non dimenticare niente. Il problema è la storia. Dov'è la storia? Starà nei prossimi volumi e questo è una lunga introduzione? Lo scopriremo nei prossimi volumi.
Voto 3 e mezzo