dopo un inizio sonnacchioso la storia prende ritmo, e la fantasia di Mieville è sempre scatenata: un diluvio di razze, tecnologie, manufatti, luoghi che definire weird è riduttivo.
degno seguito di Perdido Street Station, la mancanza delle falene è ben compensata da una galleria di personaggi notevoli, su cui spiccano Uther Doul e il Brucolac
Secondo libro che leggo di Mieville. Sottotono, per i miei gusti, rispetto al primo e più famoso Perdido Street Station.
Di per se la trama di fondo è avvincente ed originale con anche una buona, a tratti ottima, caratterizzazione dei personaggi.
Purtroppo però ci sono alcuni paragrafi se non addirittura interi capitoli alquanto ripetitivi e per nulla necessari nel complesso dell'opera.
Tuttavia ci sono invece delle parti decisamente coinvolgenti nella lettura che farebbero dimenticare quanto sopra detto se non fosse che, in conclusione, il finale della storia mi ha decisamente deluso per la sua semplicità e quasi scontatezza.
Miéville ha le palle! Che girano a pieno regime quando crea nuovi mondi immaginativi, capaci di risultare credibili e ricchi di fascino, popolati da numerose razze incrociate che con le loro peculiarità incidono le pagine lasciando il segno, anzi una cicatrice, esattamente come quella di questo romanzo, punto di non ritorno metaforico della picaresca avventura cui vengono sottoposti i protagonisti.
Il romanzo tiene botta dall'inizio alla fine, vivacizzato dalla fantasia funambolico-descrittiva dell'autore, che però, per mia sfortuna — o sua leggerezza —, dimentica di utilizzare in un paio di punti chiave della storia, affrontandoli frettolosamente e lasciando l'amaro in bocca.
Miéville è un autore del fantastico da affrontare, anche solo per uscirne dalla sua lettura con un senso di ridimensionamento nei confronti di molti altri suoi colleghi, che la fantasia la comprano al mercato.
...ContinuaTerzo libro che leggo di Mieville, e non mi ha deluso. Amo questo autore, la sua fantasia, la sua complessità, l'impegno profuso nella descrizioni di mondi immaginari complessi e stratificati, mai banali.
Questa volta è il mare al centro della narrazione, e la creatività di Mieville si scatena nella descrizione di nuove razze e nuove metropoli, città sottomarine (ma con parti emerse dove gli uomini vivono in ghetti), folli nazioni pirata costruite unendo e saldando le barche via via catturate, esseri enormi che vagano tra una realtà e l'altra, isole remote dove vivono isolate terribili creature (fantastica la parte sugli uomini-zanzara). Come al solito molto presente la politica, con la città stato pirata di Armada descritta e analizzata come fosse un esperimento sociale, in bilico tra anarchia, democrazia e populismo. Mieville rappresenta per me il meglio della letteratura immaginaria contemporanea e non do cinque stelle solo perché il libro successivo della serie (Il treno degli dei) è ancora più bello.
Per la lettura suggerisco di tenere sott'occhio una mappa di Armada come quella realizzata qui:
http://www.angelfire.com/mi2/theteach/mine/MievilleArmadaMap/index.html
In questo sito alcune illustrazioni che rendono bene quello che potrebbe essere l'aspetto della città:
http://thelakeandmountain.blogspot.it/2013_03_01_archive.html
pensavo che "perdido street station" fosse un capolavoro, ma questo seguito riesce ad essere persino meglio, pur perdendo quel "fattore novità" che ha l'universo creato da mieville: niente luoghi comuni del fantasy, ma nuove razze, mitologie, ambientazioni, ed anche l'elemento steampunk è usato con intelligenza, senza cadere in quelle ridicole pagliacciate a cui purtroppo il termine è affiancato...per non parlare delle sottotracce politiche, che mi hanno fatto pensare a certe cose dei wu ming o di valerio evangelisti.
poco da dire sulla trama, piena di ottimi colpi di scena, e sulla costruzione di alcuni personaggi (quantomeno di quelli principali), mentre qualche errore di stampa mi ha fatto storcere il naso.
straconsigliato, e non solo ai fan del genere.