Una parodia dell'epic fantasy con chiari riferimenti all'opera di Tolkien (il titolo è un preciso riferimento, con il suo relativo doppio senso), in cui una barda di nome Pirilla (il suo nome si saprà, a sorpresa, solo dopo la metà del libro, dal momento che è lei la narratrice), che preferisce la prosa ai versi e che non se la cava neanche tanto bene col canto (ha una voce da cornacchia, anche se come donna è piuttosto piacente), parte con una scalcagnata compagnia formata da tre elfi molto discutibili, un nano dal pelo rosa, un ragazzo proveniente da un altro mondo (il nostro), un asino, una cavalla magica e un mago che tartaglia e combina disastri, alla ricerca di Xanax, il mago più potente di quelle terre (nonché accanito fumatore di erba pipa), per rimandare il ragazzo nel suo mondo e richiudere il varco, che un mago malvagio vorrebbe mantenere aperto e attraverso cui - sul finale - arriva un tale che somiglia terribilmente a Trump...
L'ho trovato un po' discutibile; ok le scene di lascivia, ok il linguaggio scurrile, ma per coerenza avrei lasciato le parole per intero e non mezze nascoste dagli asterischi. Si potrebbe dire che mi sembrava che a raccontare fosse Anna Maria Barbera, meglio nota come Sconsolata, e che io il suo genere di comicità proprio non lo sopporto.