Magie delle Ande

Racconto personale di un viaggio che l'autore sognava da tempo come viaggio in solitaria, viaggio di scoperta di nuove realtà e di un se stesso che non conosce ancora.

Parte "coscenziosamente" sprovveduto per ritrovarsi catapultato in una serie di esperienze personali che lo porteranno molto al di fuori dei patinati itierari turistici grazie all'incontro con una giovane studentessa peruviana di antropologia che lo introduce in piccoli villaggi in cui Poli entra in contatto con guaritori e medicina tradizionale.

Interessantissime le esperienze che fa, i luoghi che tocca, le persone che incontra, ma lo stile di scrittura a volte si trascina un pò in uno stile piatto, tipico di alcuni diari di viaggio che si perdono in dettagli che sembrano un più un esercizio di memoria piuttosto che elementi finalizzati a ri-creare un'atmosfera.

A parte questo è una piacevole lettura sull'altra faccia che ogni viaggio potrebbe e dovrebbe avere: quella del tempo dedicato all'approfondimento della cultura di un popolo, non solo attraverso ciò che questa cultura ha prodotto in termini di opere e manufatti, ma attraverso ciò che di quella cultura ancora vive, palpita e comunica a chiunque abbia il desiderio di ascoltare.

Per tutta la prima parte del libro mi sono chiesto a dove voleva arrivare il narratore. Non mi piaceva per niente, ma ho continuato a leggere perché ricevuto in regalo. I fatti raccontati erano semplice cronaca che non riusciva a descrivere il viaggio ne a livello di introspezione ne in maniera suggestiva raccontando i paesaggi e la cultura. Da metà in poi, quando finalmente si capisce che il protagonista sta indagando sulle medicine tradizionali andine, allora ecco che si capisce il perché del viaggio, si segue un filo e migliora anche la narrazione. Per quanto a confronto con l'unico altro libro di viaggiatori (di Walter Bonatti) che ho letto non li considererei molto simili, consiglierei la lettura a chi fosse prossimo a recarsi in Perù alla ricerca di un viaggio e non di una vacanza.