Ad essere sinceri, non sono molto impressionato riguardo a questo numero. Per lo piu' e' dedicato alla tornata elettorale, lato europee, che sta giungendo. Eppure gli articoli non mi sembrano eccezionali. Con "per lo piu'" intendo dire che poi a fare massa ci sono contributi che seguono altri filoni dell'attualita'. Procediamo con ordine.
Apre l'albo l'articolo di Travaglio con una lista di personaggi loschi ed ambigui che si candidano alle europee. Non necessariamente soltanto la consueta ridda di indagati, ma anche persone con un discutibile (per l'autore) atteggiamento, tipo Staino che si candida coi comunisti pur avendo la tessera del Pd, oppure il dipietrista Carlo Bulletti che par di capire sia un trasformista (dal PdL al Pdmenoelle, fino a IdV). In sostanza e' la versione espansa e rielaborata che si puo' trovare sul blog.
Subito dopo, nella rubrica "a piu' voci" intitolata "Un voto perplesso", c'e' una cospicua lista di pareri di intellettuali vari che spiegano cosa voteranno. In generale la pochezza del dibattito riflette IMO lo squallore che permea la scena politica italiana attuale. Micromega non ne e' certo immune, d'altra parte per quanto si tenti d'irrobustire il dibattito, e' un po' come cercare di cavare il sangue dalle rape. Insieme a Travaglio, questo anonimo inizio occupa circa un terzo della rivista.
Spezza il ritmo l'articolo di Thomas e Zerbino, che raccontano come sia messa la sinistra radicale in Germania, Francia, Olanda e Grecia. La sensazione e' che nonostante il fermento, rischino di fare la fine di quella italiana.
A seguito di questo intermezzo riprende il piatto dibattito sulle europee con i dialoghi 1 e 2 e lo scherzo; nulla che m'abbia colpito.
Invece, con Iceberg 1 c'e' l'articolo che a mio avviso svetta su tutti gli altri nel panorama dell'albo. Si tratta di quello di don Paolo Farinella intitolato "La Santa Alleanza contro l'Illuminismo". Racconta la politica attuale del Vaticano, non in termini di prossime ingerenze in Italia (capirai, ormai e' come sparare sulla croce rossa!), bensi' come strategia a medio-lungo termine. A causa del suo declino il Vaticano deve rimediare in fretta degli alleati per contrastare la secolarizzazione europea. Quindi, da un lato si avvicina all'Islam e dall'altro non si va tanto per il sottile imbarcando i lefebvriani. Ratisbona s'inserisce perfettamente in questo contesto: per l'autore non va interpretato come un attacco all'Islam, quanto piuttosto come un avvertimento della serie "ogni volta che tiriamo fuori Dio, come vedete, la reazione europea e' violenta e scomposta, quindi e' meglio se facciamo fronte comune, perche' singolarmente soccomberemmo di fronte a questi malvagi atei, mentre insieme forse potremmo spuntarla; accantoniamo le nostre divergenze e venite a darci una mano ad organizzare la resistenza". Inoltre la Chiesa sa benissimo che il tempo le e' contro: in un futuro non solo sara' minoranza, ma sara' persino subalterna ai musulmani, perche' questi sono demograficamente piu' prolifici in ragione di 4 a 1. Pertanto e' nell'interesse vaticano concludere un'alleanza prima possibile, potendo contare su una posizione numerica quanto meno paritaria, per non rischiare di dover in futuro trattare in posizione subalterna a causa di uno "squilibrio" di truppe. In tal senso i lefebvriani non sono altro che l'ennesimo gruppo di "shock troops". Il loro arruolamento ha richiesto la rimozione di tutta una serie di ostacoli ideologici del canone. Il ripristino del rito tridentino e lo svuotamento del Concilio sono serviti a questo: Maometto non andra' mai alla montagna percio' alla montagna non resta che andare da Maometto.
Leggendo questo bellissimo articolo mi e' tornato in mente quello di Micromega 5/2007, tant'e' che poi c'e' persino il riferimento bibliografico che lo richiama, (p. 125). Allora scrissi: "Questo numero non sarebbe stato nulla di speciale senza un articolo bellissimo verso il fondo. Si tratta di "Benedetto restauratore" di don Paolo Farinella a pag. 163. L'autore parla del ripristino della messa in latino, non tanto dell'atto in se', di cui non frega niente a nessuno (se ne puo' discutere...), quanto del simbolo del gesto. Infatti si tratta di smantellare pezzo per pezzo, e senza dare troppo nell'occhio, il concilio vaticano 2°. Scopo del gioco e' di tornare ad una Chiesa monolitica che si possa imporre e dare una sterzata teocratica agli stati europei."
Al di la' del fatto che potrei sottoscrivere le medesime parole in generale anche per questo albo, l'articolo di don Farinella di questo numero a mio avviso rappresenta l'interessantissimo proseguimento di quello di Micromega 5/2007, un'imprescindibile secondo capitolo oserei dire.
Poi, vabbeh, si ritorna al solito tran tran: un apprezzabile scambio epistolare tra Pellizzetti e un tipo dell'Opus Dei, Rampini sulla crisi economica e Luisa Brunori sulla Grameen Bank come corollario, i nuovi sviluppi sulla morte di Pasolini, fino ad un eloquente Iceberg 3 intitolato "porca Italia" con l'aggiornamento sui misfatti della classe dirigente dello stivale (leggi incostituzionali, ispezioni ministeriali ai magistrati, Alitalia, immigrazione). L'articolo che piu' mi ha colpito di Iceberg 3 e' senz'altro l'ultimo, "Il verminaio di Messina" di Giuseppe Giustolisi; un po' di sana cronaca giudiziaria sull'ennesimo torbido processo di cui non si sapra' mai nulla dai media mainstream. E' estremamente istruttivo apprendere gli ultimi sviluppi delle infiltrazioni statali nella mafia.
Chiude l'albo la piccata risposta di Fazio, offesosi per l'articolo di Micromega 1/2009 (consultabile anche su http://temi.repubblica.it/micromega-online/fabio-fazio-e-non-solo-i-santini-del-veltronismo/).