Per non farci rimpiangere la vecchia società letteraria.
Anche se l'intento forse era proprio quello.
Specialistico, letteraturofilo, aneddotico, attuale
Il libro di Paolo Di Stefano è interessante ma difficilmente non può non essere considerato come di nicchia. Per quanto la quarta di copertina cerchi di renderlo “appetibile” alludendo ai ritratti di scrittori colti nella loro quotidianità(«Tutti scrittori che non avete mai visto così da vicino»),questo libro è più un omaggio alle figure che hanno fatto o fanno l’editoria italiana. Persone cioè che stanno dietro al libro:coloro che fondano case editrici piuttosto che quelli che fanno le scelte editoriali,redattori piuttosto che coloro che scoprono talenti o si rapportano con gli autori,i correttori di bozze piuttosto che gli editor. Certo non mancano le storie interessanti,gli aneddoti,i ricordi,le curiosità(ad es. Paco Ignacio Taibo II che si beve litri e litri della yankeessima Coca-Cola,i gusti musicali di M.Feber,ecc.)e vi troviamo l’esplorazione di un mondo editoriale,vasto,complesso e variegato,ma,almeno a mio parere, §Potresti anche dirmi grazie§ rimane un’operazione che parla sì ai lettori,ma che soprattutto parla a coloro che i libri,appunto,lì fanno e non solo li leggono.
...ContinuaUn’interessante incursione nel mondo delle case editrici , attraverso i racconti dei protagonisti che si sono avvicendati nel corso degli anni alla guida delle medesime o hanno contribuito a determinarne le scelte.
Flash su aspetti caratteriali, manie e capricci degli scrittori “dietro le quinte”.
Al termine della lettura, resta un senso di rimpianto per una visione culturale sempre più minoritaria, in cui “fare libri” non significa necessariamente “fare soldi”, anche se questo libro ci dà comunque lo spaccato di un contesto elitario di alto livello.
decisamente una bella carrellata di ricordi, editori, scrittori, senza pretese di sistematicitá, ma direi "necessaria" per chi ama la lettura e risolta con indubbia passione sia dell´autore che dei suoi interlocutori