Bello. Appassionante. Bello lungo. Lungo ma mai noioso. Inutile dilungarsi troppo per libri che hanno centinaia di recensioni
...ovvero, sette validi motivi per leggere Q di (o dei?) Luther Blissett:
1. Perché, se ti piacciono i romanzi storici, questo scalerà con disinvoltura la lista dei tuoi preferiti e si piazzerà sul podio facendo una capriola in aria. Così, perché è giovane e deve fare lo spaccone.
2. Perché, se non ti piacciono i romanzi storici (presente), questo ti piacerà e ti farà ricredere. Tra un anabattista decapitato e un papa eletto ti sedurrá a tradimento e rischierá perfino di farti emozionare.
3. Perché se dovessi leggerlo e non dovesse piacerti, puoi scriverne una recensione negativa e finire sul sito degli ora Wu Ming, all'epoca Luther Blissett, nella sezione “hanno detto di noi”
4. Perché, anche se il libro ti è piaciuto e non hai intezione di parlarne male, puoi comunque andare a leggere la sezione "hanno detto di noi" sulla pagina dei Wu Ming e farti quattro risate [qualche anticipazione: "I Wu Ming stanno con Al-Qaida, il cui obiettivo siamo noi e fa di Hitler un dilettante"]
5. Perché gli autori lo mettono a disposizione gratuitamente, come fanno con tutti gli altri loro romanzi, con questa meravigliosa premessa: “Libri elettronici al popolo, come sempre. Stare con chi sta nelle strade. Meglio essere la crème della feccia che la feccia della crème.” bit.ly/e-book-al-popolo_wu-ming
6. Perché se siete degli appassionati di font e calligrafie (presente), l'edizione Einaudi ha una copertina bellissima con la Q del carattere creato da Albrecht Dürer
7. Perché se dovete dare un esame di storia europea del ‘500 potete tranquillamente aprire la finestra, controllare che non stia passando nessuno, far volare i libri di testo, dedicarvi solo a questo e assicurarvi il trenta. E il professore muto.
Era ora che io leggessi questo capolavoro assoluto, rivoluzionario, unico, che ha cambiato la stori...no, non ce la faccio. Non ce la faccio di fronte a questo che non è un romanzo, non è letteratura, ma è un esperimento studiato a tavolino, disomogeneo a tratti gratuitamente volgare e soprattutto finto. Perché inutile prendersi in giro, chi sa cosa vuol dir letteratura, cosa vuol dire l'esigenza di scrivere, di esprimersi, di raccontare, non può che ridere di fronte alla finzione di chi si mette a tavolino, " dà una limatina qui", "tu scrivi le parolacce", "io invento i personaggi", "tu invece fai i capitoli dispari". E questa sarebbe letteratura? No, è catena di montaggio. Ammantata di un altrettanto finto fascino intellettuale, un tocco di conoscenze storiche ( che non bastano a far di te uno scrittore) nemmeno tanto centrate ( quel linguaggio nell'epoca in cui si suppone sia ambientata l'opera, è assolutamente fuori luogo e fuori lago) . Sorvolo sullo stile, sulle frasi da una parola, massimo tre, che tanto piacciono a chi compra alla Feltrinelli. Sorvolo sullo stile, ma non posso non riportare un paio dei passi più poetici dell'opera:
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Fa tintinnare una borsa piena e gli altri due gli fanno eco ridacchiando, uno
si fa il segno della croce.
- Parole sante. Amen.
- Vado a pisciare. Lasciatemi un goccio di quella roba...
- Ehi, Kurt, vedi di andarla a fare fuori portata, che non voglio dormire con
la puzza del tuo piscio sotto il naso!
- Sei cosí sbronzo che non ti accorgeresti neanche se ti cagassi sulla
faccia...
- Vaffanculo, stronzo!
Un rutto di risposta
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- Te dov'è che stavi? - gli chiedo.
- A Eisenach, poi a Salza, poi ero stufo di spaccarmi le braccia sulle schiene dei poveracci. Un vero schifo. Sono troppo vecchio per queste stronzate, ho
quarant'anni, cazzo, e vent'anni di questa merda. E te, signorino?
- Venticinque.
- No, no: dov'eri?
- Frankenhausen.
- Puttana!!!
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Capolavoro! Mi viene da cavarmi gli occhi con il taglierino che ho nel porta penne qui davanti a me, ma debbo finir questa recensione.
E in conclusione scrivo: basta prenderci per il culo ( volevo usare "in giro" ma non rende) con questo mito dell'anonimato. Ma di quale anonimato vanno parlando questi, ex Luther e ora Wu Ming? Li trovi ovunque, su tutti i social, su youtube, hanno decine di blog, nei quali scrivono, alternandosi con i loro pseudonimi con tanto di numerino ( che poi c'è pure la spiegazione di qual nome e cognome corrisponde al numerino, quindi metti direttamente il nome e cognome, no, fa molto più sovversivo metter il numerino) centinaia di post al giorno e la letteratura sembra essere davvero l'ultimo dei loro pensieri. Sono più egocentrici, egoici e bisognosi di elogi della più stupida delle influencer. E fanno della noiosa e ipocrita militanza politica il loro cavallo di battaglia. Io continuerò ad amare gli scrittori incompresi, che si sono ammazzati per essere incompresi, che non si sono ammazzati proprio perché scrivevano. Di questa roba artificiale e artificiosa non me ne faccio nulla.
ho tanto profondamente detestato lo stile - paratattico, magniloquente, visivo a ogni costo, iperrealistico nella resa di lettere e discorsi di una noia mortale, finto, ma per forza, se c'è da accordare autori diversi - che non sono riuscita ad andare oltre pagina cento. E questo nonostante tante recensioni lette qui ammonissero di resistere perché il bello, nella seconda parte, sarebbe venuto.
...ContinuaSplendido. Ritmo incalzante aiutato anche dai diversi piani spazio/temporali che si susseguono lasciando il lettore sempre sul filo di un rasoio. Perché in fondo si vuol sapere come andrà a finire.
E chi non vuol sapere come andrà a finire, non questo libro, ma tutto, allora è perduto e vinto.
Il periodo storico è tracciato in maniera dettagliata e corretta da due punti di vista privilegiati, che assieme rendono bene l'idea di cosa abbia significato quella piccola immensa casella temporale e di quanto questa abbia influenzato i giorni nostri nel bene e nel male (ah quanto male!).
Lettura imprescindibile. Ha tanto da dire, per chi ha voglia di ascoltare.