Pubblicato in occasione delle celebrazioni dei 400 anni dal rogo in cui fu arso vivo Giordano Bruno, uno dei più importanti filosofi del Rinascimento, purtroppo liquidato con poche righe nei manuali scolastici di storia o di filosofia, tutto ancora da scoprire e rivalutare. Le poche iniziative fatte in Italia a cavallo del millennio hanno sopratutto messo in evidenza l'aspetto etico della sua morte, quel gran rifiuto al compromesso e all'abiura, quell'immenso coraggio da lui dimostrato nel difendere le sue idee e con esse la sua e la nostra libertà. Giustissimo. Poco si è fatto per divulgare il suo pensiero, le sue anticipazioni scientifiche e filosofiche, le sue opere. Il testo di cui ho avuto occasione di curare la pubblicazione cerca di rispondere a entrambe le esigenze segnalate: quella celebrativa della sua vita e della sua orribile morte, e quella divulgativa del suo pensiero; infatti dopo quattrocento anni dalla sua morte viene pubblicata per la prima volta in Italiano una sua opera minore, scoperta dal più grande studioso del Bruno il filosofo Aquilecchia che nell'immediato secondo dopoguerra la pubblicò ma in lingua originale: il latino del cinquecento. Pur essendone state diffuse un centinaio di copie presso le maggiori biblioteche pubbliche italiane, purtroppo la pubblicazione -per la sua natura pubblica- non è entrata nella distribuzione e quindi è ormai introvabile per gli eventuali lettori. Gli studiosi di Bruno, comunque, hanno tutti avuto occasione di recuperarla.
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