Ormai Hollywood ci ha abituati a pensare alla fantascienza come a un genere molto visivo, che va rappresentato con effetti speciali e computergrafica, immersioni totali in ambienti alieni o diversi. Che senso può avere allora la fantascienza su un palcoscenico teatrale, che per suo natura non può neanche lontanamente competere con lo schermo di un cinema dal punto di vista della spettacolarità?
Molto. Molto senso, perché la fantascienza prima di essere un genere visionario è una letteratura di idee, e le idee possono essere trasmesse benissimo anche solo con la parola.
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