Senilità lo si studia a scuola nel trittico dei romanzi di Italo Svevo. All'epoca mi incuriosì molto l'approccio quasi psicanalitico di questo autore alla mente umana e lessi in gioventù il più noto La Coscienza di Zeno, rimanendo colpito ma anche annoiato dall'eccessivo (a parer mio) dilungarsi sugli infiniti ed inconcludenti giri di pensieri del protagonista Zeno Cosini.
Senilità, forse complice la lettura in età più matura, mi è risultato molto più gradevole e forse è questo il vero piccolo capolavoro di Svevo dato che ne racchiude tutte le critiche alla figura dell'inetto, conserva una feroce ironia ed ha un'incisività che manca alla Coscienza di Zeno.
Tramite Emilio Brentani viene messo in ridicolo l'uomo incapace di imporre la propria volontà sul mondo, l'uomo inetto, incapace di vivere. Emilio vive tutto nella sua mente, elucubrando su ogni cosa che gli capita, idealizzando talvolta, creando paranoie in altri momenti. La sua vita è tutta introspettiva, autoreferenziale e poco e niente concretizzata. Lui in fondo lo sa di essere un inetto ma si nasconde dietro una serie di menzogne ed illusioni per fuggire dalla triste verità della sua condizione.
L'amore stesso, il sentimento che forse più di tutti dovrebbe essere legato al donarsi, è in realtà un sentimento vissuto da Emilio in modo autoreferenziale. Emilio non ama realmente Angiolina, ama una proiezioni di lei che esiste solo nella sua mente e che gli permette di sentirsi vivo e completo, ma che non è reale.
Una proiezione che gli consente di essere giovane, di pensare di poer agire, di volare con la fantasia, di sentirsi vicino all'ispirazione, alla beatitudine e all'arte a cui lui vorrebbe tendere.
Una proiezione che gli consente di fuggire dalla Senilità, parola che rappresenza la fase di fine delle speranze e dei sogni giovanili, fase della vita in cui c'è solo introspezione ed incapacità di agire.
< Oh, Angiolina rimaneva sempre una persona molto importante per lui. In proporzione al resto se
non altro. Tutto era tanto insignificante, ch'ella tutto dominava. Ci pensava continuamente come un vecchio
alla propria giovinezza Come era stato giovane quella notte in cui avrebbe dovuto uccidere per tranquillarsi!
Se avesse scritto invece di arrovellarsi prima sulla via e poi altrettanto affannosamente nel letto solitario, avrebbe certo trovata la via all'arte che più tardi aveva cercata invano. Ma tutto era passato per sempre. Angiolina viveva, ma non poteva più dargli la giovinezza. >
Svevo è ironico e feroce nei confronti del suo protagonista, ridicolizzato per tutto il libro. Talmente tanto che se si è dei lettori sensibili al tema dell'insicurezza e del timore ad agire è un libro che può quasi ferire.
Quante volte mi sono trovato a scuotere la testa leggendo questo libro, perplesso per le azioni e i pensieri di Emilio. In quante di quelle illusioni mi è capitato di rispecchiarmi. Senilità è un libro potentissimo, che lascia l'amaro in bocca e una gran voglia di prendere in mano la propria vita.
Subito, con le prime parole che le rivolse, volle avvisarla che non intendeva compromettersi in una relazione troppo seria.
https://www.incipitmania.com/aut-s/svevo-italo/senilita-italo-svevo/
Subito, con le prime parole che le rivolse, volle avvisarla che non intendeva compromettersi in una relazione troppo seria.
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Subito, con le prime parole che le rivolse, volle avvisarla che non intendeva compromettersi in una relazione troppo seria.
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"Che cosa sei tu? Dimmi, che cosa sei?"
"... sono una puttana, allora? hai qualcosa in contrario? Razza di pappone rammollito!"
Ma era un'altra epoca e non si poteva scrivere così e nemmeno immaginare, forse, una reazione di questo genere da parte di Angelina. Lei scappa e lui, per giunta, le tira del pietrisco.
Del resto Angelina è prima appellata Ange, alla francese e poi Giolona, a sottolineare la voracità di vita e di passioni.
Se leggiamo Senilità con lo sguardo di oggi c'è da rabbrividire per il maschilismo, la donna considerata oggetto e possesso esclusivi maschili, ma stiamo "osservando" una storia che dopo oltre un secolo è ancora concreta e esistenzialmente disturbante.
La senilità per Svevo non è una virtù, ma rinuncia. Il protagonista, Emilio Brentani, non sa gestire le passioni e non sa agire, ci rinuncia raccontandosela su e vagando spento all'interno di una morale di nichilismo e perdita del senso dell'esistenza. A lui, forse, rimangono le parole con cui costruire una storia da cui trarre conforto, ma pure le parole sono un inganno.