E' un libro che parte bene, mischiando una buona parte di mystery con della fantascienza "hard" nella traccia nobile di Egan. E' naturale che l'autore, trascinando la trama nel suo campo di competenza scientifica, ha avuto buon gioco a usare la sua cultura nel costruire il contesto.
Purtroppo però, procedendo, finiamo col ritrovarci alla prese con un disaster book fin troppo semplice, gravato da una miriade di personaggi, molti dei quali inutili e buoni solo a morire crudelmente dopo poche pagine, in cui si racconta solo il degenerare della situazione in vari contesti. Quando la tensione è ai livelli massimi, però, non abbiamo ancora avuto modo di affezionarci a nessuno così da avere paura per la loro vita, mentre gli intrighi e le trame vanno a risolversi in maniera un po' troppo ligia al manuale.
E' un libro molto leggibile e scorrevole, ma decisamente troppo semplice.
...ContinuaQuesto romanzo è stato premiato con il "Premio Urania" nel 2017. L'autore è Claudio Vastano, scrittore che ha già pubblicato in passato romanzi tra l'horror e il sovrannaturale e saggi scientifici, materia che poi è alle basi anche di quest'opera che racchiude fondamentalmente tutti gli elementi nominati. La storia, sviluppata in una maniera molto interessante, mi ha fatto pensare a qualche cosa apparentemente di lontanissimo, perché parliamo nel caso di una letteratura più dedicata all'intrattenimento. Parlo di "Jurassic Park" di Michael Crichton. Ma questo non è il caso unico. In questo caso i processi manipolazione sulla natura fondano però su un tema che è di attualità, scrivo infatti nei giorni successivi la manifestazione del 15 marzo 2019 sul clima, praticamente quello che riguarda l'uomo e l'interazione con l'ambiente. Protagonista della storia è proprio l'impresa "BioGen", quella che con la manipolazione spregiudicata nel campo della biotecnologia e dell'ingegneria genetica sviluppa organismi capaci di assimilare e smaltire i rifiuti e i residui tossici industriali. Qualcosa tuttavia a un certo punto comincia a non funzionare. Una trama che cuce tra loro le fila di diversi percorsi narrativi, che si sviluppano contemporaneamente in diverse parti del mondo, che rimanda ai romanzi della letteratura di fantascienza apocalittica e dove la natura, come vuole la tradizione, si ribella all'uomo. Questo succede a causa della BioGen? Be', a quanto pare la spregiudicatezza comporterà una alterazione nell'ecosistema, mediante un sistema che riguarda quello di alcuni funghi, che agiscono in maniera peculiare sulle formiche, prendendone il "controllo" e spingendole a risalire sulle cime degli alberi, fino a quanto questo (il fungo) si impianta completamente nel corpo dell'insetto e si sviluppa, crescendo all'interno di quello che ne resta e poi all'esterno. In una maniera simile, gli insetti cominciano a mobilitarsi in massa, tutti assieme, senza distinzione di specie e anche tra specie che sono volute come antagoniste e che lottano per la sopravvivenza della specie: sono milioni e la loro azione è più che invasiva, ma distruttiva e fino a porre in serio rischio il mondo che conosciamo. Dopo sarà la volta dei topi, degli uccelli, poi sarà la volta degli animali che vivono sotto la superfice del mare... Più personaggi, coinvolti tutti attorno al mondo della BioGen, affronteranno l'emergenza e il degenerare della situazione in contesti differenti e anche scontrandosi tra di loro, l'autore è bravo a non usare nessuna retorica nel raccontare la storia, che poi è quella della sperimentazione scientifica e nel campo della genetica e con quell'eterno dibattito tra etica e scienza e che chiaramente richiede sempre un compromesso, un uso responsabile e consapevole. Non è il caso della BioGen, questo è evidente, ma alle ragioni che portano alla crisi raccontata nella storia, si affiancano poi ulteriori retroscena e che vanno al cuore della questione e ci chiamano tutti a abbandonare per un attimo il tema della fantascienza e di questo "sovrannaturale" spaventoso, ma senza complottismi, a guardare con attenzione alla unione e fratellanza prima di tutto tra tutti gli uomini e secondariamente, ma non perché meno importante del punto numero uno, ad assumere la consapevolezza che ogni nostra azione sull'ambiente, se irresponsabile, non potrò che comportare un danno e che poi a pagare saremo noi stessi. Veramente molto bello, mi ha molto appassionato sin dalle prime battute e poi via via e fino al finale, avventuroso, dinamico e ricco di spunti di riflessione e con un finale aperto, che ci lascia tutti davanti a quegli interrogativi che lo stesso autore pone nel corso della narrazione.
...ContinuaDopo svariati anni di delusioni, ecco un Premio Urania decente!
Non un capolavoro, ma un romanzo solido, di quella bella fantascienza catastrofica anni 70, che ti catapulta direttamente nel bel mezzo del casino e cerca, molto faticosamente, di trovare una strada per uscirne. L'autore mi sembra molto competente, forse un po' legnoso nei dialoghi, ma siamo diverse spanne sopra a molte delle edizioni precedenti.
Personalmente avrei preferito un bel finale disastroso, ma anche l'incertezza non mi dispiace. Avanti così, dai, diamo speranza al futuro della SF nostrana!
Niente male anche i tre racconti finalisti del secondo premio Urania Short; ottimo il primo, così così il secondo, carino il terzo.
Quasi un mese per leggerlo. Periodo poco adatto alla lettura. Ma il romanzo non aiuta di certo. Già parte male, con una scrittura eccessivamente impersonale e scolastica (siamo a tratti quasi al livello di "l'uomo si produsse in un salto plastico che agevolò la fuoriuscita dal mezzo"), che più avanti per fortuna migliora. Ma parte male e delude su più fronti, a cominciare dai personaggi, uno più piatto dell'altro, per finire alla trama che si rivelerà essere la solita tiritera dell'ecovendetta infarcita di tecnologia genetica mutante sfuggita di mano...
L'unico personaggio apparentemente non bidimensionale è il cattivone di turno, che ha delle sfaccettature (appena accennate, però) che lo rendono un pelo interessante. Tutti gli altri cambiano solo per piccole caratteristiche fisiche e nozionistiche (c'è lo zoppo genetista, c'è il formicologo... solo formicologo, lui: davvero non saprei cosa aggiungere; le donne poi sono davvero tutte uguali). E di personaggi ce ne sono parecchi, alcuni appaiono e vengono fagocitati, altri appaiono dal nulla e si ritagliano piccole parti da protagonista, altri sono i personaggi principali che troveranno la soluzione del pasticcio. Romanzo corale, quindi, ma non è una giustificazione per i caratteri inconsistenti. Di ognuno viene detto qualcosa di biografico, ma ai fini della trama non serve a nulla: è un tentativo autoriale di correre ai ripari. Non c'è un attrito, un complesso, un riscatto da ottenere; non c'è un solo personaggio che matura qualcosa. Quando per caso avviene una scena che ne vede uno in difficoltà (per esempio una delle scienziate, che di punto in bianco viene mollata dal compagno e si sente crollare addosso il mondo), inizia e finisce e non lascia conseguenze.
Però ok, se i personaggi non funzionano, almeno che cantino le idee. Ma ripeto che la trama sa di già visto e letto un milione di volte.
Lo stile, quindi. Eh, non c'è, purtroppo. Come ho detto parte con una scrittura pratica, scolastica e impersonalissima. Più avanti la penna si scioglie un po', appare qualche similitudine, appare qualche aggettivo usato con creatività, ma sono poca cosa. Almeno secondo me, sia chiaro. Il fatto comunque è che un romanzo di fantascienza dovrebbe stimolare la lettura grazie alle idee, e se queste mancano, lo stile deve fare dei bei salti mortali per salvare la baracca. Ma non penso che sia nelle possibilità di Vastano produrre una scrittura tanto "estetica"...
Gli metto metà punteggio perché a Vastano gli riconosco comunque un pregio, ossia la capacità di saper costruire una storia. Partenza, sviluppo, dettagli dosati nei punti giusti, un climax che cresce costante e poi esplode, e anticlimax seguente. Quindi come si costruisce una storia è "imparato". Ora bisogna anche imparare a come si costruiscono dei personaggi e a inserirli meglio nella vicenda. Magari farsi venire delle idee migliori, meno abusate, o quanto meno a trattare quelle scontate in modo che non risultino così ricalcate a menadito.
E magari a usare la penna, anche questo bisogna capirlo. Perché scrivere rispettando tutte le virgole e i congiuntivi non è saper scrivere. Non narrativa, almeno.
PS
Stavo dimenticando il solito strale alla copertina. Questa volta non è solo brutta, ma pure inesatta (cosa sarebbero quei bagarozzoni nelle teche?)...