Nel 2467 popolano un mondo ipertecnologizzato e guidato dai robot solo poche migliaia di esseri umani, completamente ritirati in se stessi e dediti a un'esistenza felicemente e serenamente ignorante, (hanno disimparato a leggere, a riflettere, fin da piccoli viene inculcata in loro l'idea della Privacy, in realtà l'idea che si debba vivere in solitudine, senza cercare di fare comunità con gli altri esseri umani, in una quotidianità di tranquilla ebetudine permanente, tra droghe, psicofarmaci tranquillanti e distrazioni televisive a gogo. Queste le premesse del romanzo antiutopico di Tevis, uscito nel 1980 e diventato col tempo un piccolo classico. Non posso dire che mi sia piaciuto particolarmente: in generale ho avuto l'impressione di un testo che rimastica idee e spunti di altri celebri distopie (una su tutte Fahrenheit 451, ma anche il mondo nuovo di Huxley, la macchina del tempo di Wells e altre ancora) rielaborandoli in maniera poco convincente e che non prende mai il lettore, forse anche per il finale un po'troppo fiabesco. Salvo soltanto la parte in cui l'autore, dimostrando una buona capacità di analisi delle dinamiche sociali, si dilunga a spiegare le cause del declino della popolazione, che in effetti sono quelle stesse che vediamo all'opera nell'attuale opulenta, edonista società occidentale: desiderio generalizzato di evitare le responsabilità, scomparsa della famiglia tradizionale, perfezionamento delle tecniche di sterilizzazione, paura della sovrappopolazione. Mi era piaciuto di più, dello stesso autore, "l'uomo che cadde sulla terra".
...ContinuaGrandioso.
Un inno struggente alla bellezza dell'amore e della vita, un grido di speranza che riecheggia per le strade deserte di New York.
La scrittura di Tevis è magistrale e stilla poesia ad ogni passaggio.
"Che cosa intendi, tu, per amore?" Aspettò a lungo prima di rispondermi. Poi disse: "Un senso di agitazione nel petto. Palpitazioni. Il desiderio che tu sia felice. Un'ossessione di te, il piacere di guardarti piegare il mento, di scrutare lo sguardo intenso dei tuoi occhi. Ammirazione per il modo in cui tieni quella tazzina di caffè. Il sentirti russare, la notte, mentre io sono sveglio".
Colonna sonora: Muse - Resistance
https://www.youtube.com/watch?v=OwLP-6hZV-U
Prima opera di Walter Tevis che leggo, ed è subito amore!
Siamo nel futuro, nel 2467, a New York e scopriamo che il mondo è governato dai robot mentre gli esseri umani si trovano ad un passo dall'estinzione visto che prendono continuamente droghe (e questo ricorda Il mondo nuovo di Aldous Huxley) come se fossero medicine e non hanno più figli. I suicidi sono all'ordine del giorno e le persone non hanno alcun scopo se non sballarsi. Seguiremo le storie dei tre protagonisti: Robert Spofforth, un' androide dai ricordi e sentimenti umani che ha un solo desiderio: morire; Paul Bentley professore che impara a leggere e Mary Lou che rifiuta le droghe e desidera avere un figlio.
Walter Tevis ci fa riflettere sul fatto che il sogno dell'uomo, anche se si avverasse (ovvero essere serviti dai robot) non porta alla felicità: anzi, ciò ha portato l'umanità alla sua quasi estinzione. L'uomo invece di usare la tecnologia viene manipolato da essa. Walter ha una poetica e certi passaggi davvero delicati e bellissimi. Ho apprezzato ad esempio l'evoluzione umana di Bentley (secondo me il vero protagonista del romanzo) il quale riesce per caso a leggere e così scopre cos'è stata davvero l'umanità (in un certo senso ricorda Montag, il protagonista di Fahrenheit 451) e, conosciuta la sua Eva, sono gli unici due esseri umani a non prendere più quelle droghe anticoncezionali. Egli scopre tutte le emozioni dell'essere umano: l'amore, la condivisione, la curiosità, il libero arbitrio; ma anche, non meno importanti, il senso della famiglia, l’amicizia, la rabbia, il piacere del cibo e la bellezza di un corpo sano. L'androide Robert è una sorta di dio che dovrebbe aiutare gli esseri umani ma che, stanco di vivere per sempre (egli non può suicidarsi perché il suo programma glielo vieta) vive la solitudine e la depressione.
Nonostante questa opera abbia quasi 40 anni le tematiche che contiene sono ancora attuali: questo romanzo distopico estremizza i mali e le pessimi abitudini dell'uomo del XX secolo e l’effetto che questi hanno sulla società, evidenziando come certi cambiamenti radicali vengano posti in essere da piccole abitudini e modi di fare che subdolamente e spesso in punta di piedi entrano nella nostra vita, diventano parte della quotidianità per poi evolvere verso forme diverse più estreme e fortemente invasive, la cui "azione" è agevolata dal fatto che sono già presenti nella nostra vita (agiscono dall'interno) e che quindi non trovano nessun tipo di difesa da parte nostra. Un vizio evidente è il diventare dipendenti da felicità effimere (le droghe che oggi sono gli smartphone, dei quali tutti siamo dipendenti) che ci isolano dagli altri, illudendoci di essere con gli altri.
Il finale dovrebbe essere catastrofico ma Tevis, fortunatamente, ce ne regala uno pieno di speranza: ci lascia il messaggio che i valori possono sempre essere riscoperti e possono uscire fuori.
Tutti quei libri, anche quelli noiosi e quasi incomprensibili, mi hanno fatto capire più chiaramente che cosa significa essere umano. E ho imparato dal senso di soggezione che provo a volte quando mi sento in contatto con la mente di un’altra persona morta da molto tempo e so di non essere solo su questa Terra. Ci sono stati altri che hanno provato ciò che io provo e, a volte, sono riusciti a dire l’indicibile. “Solo il Mimo canta al limitar del bosco”. “Io sono la via e la verità e la vita. Chi crede in me, anche se muore, vivrà”. “La mia vita è leggera ed attende il vento della morte, come una piuma sul dorso della mia mano”.
Romanzo distopico con diverse assonanze verso i grandi classici del genere (Fahrenheit 451 e Il Mondo nuovo in particolare). Qui l'autore immagina che in un prossimo futuro l'umanità sia ridotta agli sgoccioli dalla somministrazione continua di droghe da parte di robot-vigilanti che ne ha inibito le capacità (tutti sono analfabeti) e ha reso indifferenti verso il prossimo. In questa cornice si muovono i tre protagonisti (un robot con tratti di umanità e una coppia che acquisisce consapevolezza di potersi opporre allo status quo) lasciando spazio ad un finale di speranza.
A essere sincero ho gradito molto di più gli altri libri di Tevis, questo mi è parso un po' ingenuo e non particolarmente originale, però si legge comunque volentieri e la storia ha una sua coerente corrispondenza a certe disfunzioni attuali estremizzate per le esigenze del racconto.
“Solo il mimo canta al limitare del bosco” o, meno poeticamente, come recita un’altra traduzione del titolo “Futuro in tranche” è uno splendido romanzo del 1980 (titolo originale “Mockingbird”) dello statunitense Walter S. Tevis (San Francisco, 28 febbraio 1928 – New York, 9 agosto 1984), autore poco prolifico (6 romanzi), che ha prodotto, tra gli altri il romanzo “L’uomo che cadde sulla Terra” (The Man Who Fell to Earth, Gold Medal Books, New York, 1963) da cui fu tratto il celebre film con David Bowie.
Il mimo (“mockingbird” in inglese) del titolo non è uno di quegli attori muti che recitano a volte in mezzo alle strade o nei circhi, ma il mimo settentrionale (Mimus polyglottos) detto volgarmente tordo beffeggiatore, un uccello passeriforme della famiglia dei Mimidi, diffuso in America Settentrionale e Centrale. Il nomignolo di tordo beffeggiatore deriva dalle notevolissime capacità vocali del maschio che gli permettono di imitare sia canti di altri uccelli, sia versi di altri animali, sia molti dei suoni che sente.
Il romanzo non parla di questi uccelli, ma il protagonista legge la frase “Solo il mimo canta al limitare del bosco” in un vecchio film muto, gli rimane impressa e la ricorda spesso. Il titolo allude, però, anche alla realtà in cui vive il professore universitario Paul Bentley, in cui i robot sono molto diffusi e vivono una sorta di imitazione della vita umana, mentre gli esseri umani, in totale decadenza, vivo solo un’imitazione della vita vera.
Il romanzo, non privo di una notevole poeticità, è una distopia che immagina un mondo che parrebbe quasi un possibile sviluppo del celebre “Fahrenheit 451” (1953) di Ray Bradbury, in cui la gente non legge più, anzi non ricorda neppure più che cosa siano i libri, è assuefatta a ogni sorta di droga legale, tra cui la “televisione”. Come in “1984” (1948) di George Orwell non è permesso discostarsi dalle regole della comunità e ci sono dei robot incaricati di controllare e punire le devianze.
Co-protagonista è un robot molto evoluto (“Classe 9”), con un cervello clonato da un cervello umano, ma un corpo asessuato autoriparante, incapace di morire. Spofforth, (un po’ come “L’uomo bicentenario” di Asimov) vorrebbe vivere come un essere umano, avere una famiglia, morire come le persone, ma non può.
Direi che i robot sono ormai dei veri “ministri”. Il termine ministro, come noto, voleva dire “servitore, aiutante”, oggi invece, per assurdo evoluzione del termine, si usa per indicare una persona di potere. Allo stesso modo i robot di Tevis, nati per servire gli uomini, lo fanno comandandoli e punendoli. Singolare ed evocativa l’immagine degli uomini che lavorano a una catena di montaggio per la produzione di scarpe, sotto il controllo di robot.
I robot di Classe 9 furono creati per essere alti dirigenti d’azienda.
Ora, in questo mondo in declino, il solo rimasto è Spofforth, che, ambendo a una vita umana, rapisce la fidanzata di Paul Bentley e va a vivere con lei, facendo rinchiudere in prigione il suo antagonista.
Gli esseri umani, assoggettati dalle droghe e dalla televisione, da anni non fanno più figli e l’umanità, abrutita sta ormai declinando verso l’estinzione.
La sola ragazza che non prenda droghe (e quindi abbia un’intelligenza ancora reattiva) è la fidanzata di Paul, Mary Lou. Sono le droghe a impedire le nascite, così la giovane, nn prendendone, rimane incinta e partorisce con l’aiuto proprio del robot Spofforth con cui vive.
Scopre, però, che ad aver deciso la fine della nascita dei bambini è stato proprio il suo compagno robotico, qui quasi una versione negativa dell’asimoviano R. Daneel Olivaw (che veglia sul bene dell’umanità intera). Spofforth, infatti, è il robot incaricato di valutare la quantità di farmaci inibitori della procreazione da mescolare alle droghe somministrate agli umani, per regolare i livelli demografici.
Poiché vuole morire, ma non può farlo sinché ci saranno esseri umani sulla Terra, la soluzione per Spofforth è impedirne la nascita.
Anche per questo cerca di convincere Mary Lou ad abortire, perché quella nuova nascita avrebbe allungato ancora la sua esistenza robotica.
Nel frattempo Paul Bentley e Mary Lou prendono coscienza di loro stessi e imparano a leggere, scoprendo, poco per volta, grazie ad alcuni libri, la storia dimenticata dell’umanità.
Il romanzo, insomma, si presenta con una bell’ambientazione di un futuro tecnologico ma decaduto, dei personaggi credibili e intelligenti e una trama affascinante e molto coinvolgente, con riflessioni importanti e poetiche sul futuro, il progresso, la tecnologia e l’esistenza.
Lettura sicuramente da non perdere.