"Uno psicologo nei lager" è forse la più grande testimonianza di un sopravvissuto ai campi di concentramento: Frankl parla della sua linfa vitale, il significato. L'imperativo per Frankl è in ogni modo dare significato all'esistenza, comprendere la tragicità fino a ribaltarla. Il risultato è una delle scuole di pensiero psicanalitiche più affascinanti di sempre. Generalmente non credo che un libro possa cambiare la vita: questo libro mi ha fatto ricredere. Da fare leggere a tutti, indistintamente
...ContinuaHo letto anch'io questo libro tutto d'un fiato, non ho potuto evitarlo, nonostante abbia alle spalle molte letture su questo argomento. E' commovente. Non esaustivo, ma commovente.
Sarà stata esaustiva la vita ritrovata di Frankl e la sua carriera di psicologo, il suo non soccombere ai ricordi, la sua 'Analisi dell'esistenza' e la sua 'Logoterapia'? Con esse ha continuato a vivere e ad aiutare a vivere le esperienze negative dei propri pazienti, dando loro sprone a cercare sensi e motivi che avrebbero migliorato il loro personalissimo 'come'.
Campo di concentramento, quindi, e lui prova a descrivere azioni e reazioni del detenuto medio, dal suo arrivo sino al suo 'andare al gs' o alla libertà di fine guerra che mai si rivela tale. Lui prova a vedersi come un numero, come tutti: 119104. Commovente.
Commovente il tentativo di prendere le distanze da se stesso, inizialmente usando la terza persona per poi finire con 'io' perché lo senti l'urlo tra le parole, lo leggi il suo 'Io' urlato, continuo, disperato, agghiacciante: commovente.
Fasi, egli si 'scosta' da se stesso e divide tutto in fasi, per capire e far capire: 1)accettazione all'arrivo nel campo; 2) vita nel campo; 3) vita fuori dal campo e su tutto ceneri che volano col vento, nel cielo.
Letto d'un fiato, non rileggo: non è uno psicologo che parla, ma un uomo che ha accettato, vissuto e sopravvissuto il Lager e che certamente il suo essere psicologo ha aiutato a 'resistere'.
Ecco, questo libro è una testimonianza di come alcuni uomini sappiano resistere all'esistente.
Mi chiedo sempre perché leggere un altro libro che parla di deportazioni e sinceramente non ne ho idea; sono sensibile, non sono negazionista, e quando giro le pagine mi sorprende ogni volta fino a che punto può arrivare il male. Ma questa volta, in questo libro, ci sono anche tante parole sagge, scritte da chi ha provato in prima persona l'esperienza della sofferenza nei lager e che di mestiere faceva lo psicologo. Parole che possiamo, dovremmo, fare nostre quando la sofferenza , come ad esempio la malattia, nella vita può toccare chiunque di noi.
Per me non esiste un senso a quello che hanno fatto i nazisti, ma cinque stelle a Viktor Frankl che lo ha cercato, per sé e per i compagni internati.
Una storia incredibile se non fosse vera, narrata con lucidità e distacco ma senza freddezza. La storia di come la ricerca del senso, che a volte sembra una condanna, diventi, nelle circostanze disperate della vita, l'unica salvezza. Il senso della vita è forse vivere e, proprio quando siamo ai limiti di noi stessi, poco più che animali, ritorna nella disperata ricerca di una risposta che sfugge alla più importante delle domande. E la si trova nel ricordo di un sorriso, nel trionfo di un tramonto, là dove "come potrebbe essere bello il mondo" è l'urlo che più spesso impregna il silenzio.
...ContinuaFrankl raccoglie in un piccolo saggio (capolavoro) tutte le osservazioni, impressioni, testimonianze durante la sua prigionia nei lager.
Lo stile è asciutto e analitico ma non mancano descrizioni che turbano il lettore e che lo portano non solo a riflettere ma ad approcciarsi al libro secondo diversi punti di vista.
L'autore si approccia all'argomento della deportazione degli ebrei nei lager senza "chiedere" al lettore compassione o ponendosi dal punto di vista della vittima ma analizzando, come farebbe uno scienziato, un "fenomeno" sociale (psicologico e per alcuni versi psicopatologico).
Lo consiglio a chi vuole approfondire l'argomento da una prospettiva più "psicologica",