Definire questo libro non è semplice: infatti esso non è, in senso stretto, né un libro di scienza, né di filosofia, né di storia, anche se fa riferimento a tutte queste discipline; è, come afferma Armando Massarenti nell'introduzione, “la storia di domande particolarmente “«sovversive», formulate nei secoli dalla filosofia e dalla scienza, che ci obbligano a ripensare il mondo e molte delle nostre certezze, determinando così, ancora oggi, il progresso della conoscenza”. Ecco un concetto importante da tenere a mente: la filosofia e la scienza per costruire una nuova visione del mondo devono necessariamente demolire la precedente, la parte destruens precede la costruens, e questo avviene quasi sempre al prezzo di conflitti molto aspri, basti pensare alla teoria eliocentrica o a quella dell'evoluzione. Lo scienziato e il filosofo, che all'origine erano tutt'uno, nella nostra civiltà occidentale, hanno dovuto fare i conti con la lunga tradizione del sapere mitico che aveva dato certezze e stabilità di pensiero per millenni. Quesiti e ipotesi formulati da questi primi pensatori, che oggi ci sembrano ingenui, hanno costituito la base delle nostre avanzate conoscenze attuali.
Il testo prende in considerazione l'opera e il pensiero di uno dei primi filosofi- scienziati, Anassimandro (609/610-547/546 a.e.v.), uno dei cosiddetti presocratici, i quali cominciarono, sia pure con ipotesi fantasiose e un po' bizzarre, a porsi delle domande naturalistiche sull'origine del mondo. Il più originale e “moderno” fu proprio Anassimandro, che con un'ipotesi controintuitiva come si dice, concepì la terra non come qualcosa che sta “sotto” il cielo, e quindi necessitante di un qualche appoggio (a sua volta appoggiato a qualcos'altro, all'infinito) ma come, in effetti è, galleggiante nel cielo che la circonda. Un concetto rivoluzionario che andava contro le credenze mitico-religiose di tutte le civiltà circumvicine. Anassimandro ebbe il grande merito di aver fatto tutto da solo, contrariamente ad astronomi più moderni che si avvalsero del lavoro dei loro predecessori. A noi sembra ovvio, ma consideriamo ciò che doveva essere, per l'epoca, concepire la terra liberamente fluttuante nello spazio. Questa ardita ipotesi ha reso possibile nei millenni successivi tutte le altre teorie sul cosmo.
La scoperta di Anassimandro, primo scienziato in senso moderno, dà modo a Rovelli di riflettere sulla natura del pensiero scientifico che, a partire dalla consapevolezza del nostro sterminato non sapere, procede nel dubbio continuo di quanto già acquisito, sempre aperto al rinnovamento dei propri schemi concettuali. Lo scienziato rifugge sia dal dogmatismo della verità acquisita una volta per tutte, che dal nichilistico relativismo culturale; la visione che Rovelli prospetta al lettore è quella di una scienza che opera nel contesto del libero pensiero e del vivere democratico. Tutto ciò è stato possibile dal momento in cui ci si è liberati dai vincoli della tradizione, anche religiosa. Il primo a farlo è stato proprio Anassimandro. Questo è un libro importante che richiede attenzione, ma non è una lettura astrusa, lo stile di Rovelli ha il grande pregio di essere rigoroso, chiaro e accattivante, accessibile al lettore non specialista.
P.S. Un aspetto paradossale della scienza: non è democratica, perché le sue scoperte non si sostengono a maggioranza, anzi spesso sono dovute a sparute minoranze. Tuttavia la scienza favorisce la democrazia perché le sue scoperte non sono mai assolute e dogmatiche, ma sempre, attraverso l’esercizio della libera ricerca, passibili di correzioni.
Volume che si potrebbe classificare nella filosofia della scienza. Indaga infatti il momento della nascita della scienza e del metodo scientifico come li conosciamo oggi, e il loro distacco dalla tradizione mitico religiosa, individuando tale momento nel personaggio di Anassimandro. Approfondisce poi da questo punto di partenza quali siano le caratteristiche del pensiero scientifico, e come esso venga recepito e considerato dalle società umane.
Si potrebbe classificare come filosofia della scienza, ma il condizionale è d'obbligo. Rovelli infatti come sempre è dotato di una chiarezza espositiva e di una capacità di sintesi senza pari; è capace di affiancare elementi fattuali a opinioni personali, aiutando a seguire il filo conduttore del libro; analizza le diverse opinioni e punti di vista con umiltà, argomentando i propri giudizi e le proprie affermazioni con pacatezza e ragionevolezza.
Un libro consigliatissimo, profondo eppure alla portata di tutti.
Appena gli uomini hanno mollato un attimo le divinità, hanno scoperto che il mondo va avanti per leggi naturali.
Gli è scoppiata tra le mani la scienza. Boom!
Socrate è stato il nostro primo grande martire.
Mi piace Rovelli. Mi piace che scriva "III secolo a.e.v." invece di a.C. Mi piace che dia spallate alla chiesa, anche se mi piacerebbe di più se la prendesse a mazzate sulle gengive. Mi piace la costante base di scio me nihil scire... però mi son fatta du palle stavolta. Sarà che io da Rovelli mi aspetto sempre le favole della buonanotte coi fuochi d'artificio, quelle dove lui parte per la tangente della gravità quantistica e io rimango lì con la bocca a forma di O a non capirci un cazzo, ma chebellochebellochebello! Sarà che mi piace quando imparo qualcosa che non conosco minimamente e invece queste erano cose già studiate sui miei libroni di filosofia... comunque vale sempre la pena.
Vale la pena anche solo per tirarsela alla domanda "cosa stai leggendo?" :D