«Quando sarai di nuovo un dio, ricordatelo. Ricorda cosa significa essere umani.»
Rispetto agli altri due volumi della saga, ci ho messo un po’ a processare gli avvenimenti di questo libro.
Partiamo dai personaggi: Apollo, che oscilla da sono-un-dio-e-sono-magnifico a sono-Lester-e-faccio-schifo. A parte questo, trovo che il suo personaggio stia continuando a crescere e a parer mio potrà continuare a farlo nei prossimi libri, soprattutto dopo la batosta che ha preso in questo volume. Confermo che adoro il suo personaggio, la sua ironia e anche la sua egocentricità.
Ho trovato che anche Meg sia notevolmente cresciuta, soprattutto per come affronta le situazioni, anche se i suoi silenzi fanno ancora da semi-protagonisti alla scena.
Sono tornati Grover e il coach Hedge (e famiglia), loro non sono cambiati più di tanto, ma ho apprezzato molto il ritorno di Grover.
Per ultimi Jason e Piper. Jason non è cambiato più di tanto rispetto alla sua ultima apparizione e confermo le mie ultime idee su di lui, un bel personaggio e la perfetta combinazione tra greco e romano. Quella che mi ha stupito di più è stata Piper, ho sempre avuto un rapporto amore-odio con il suo personaggio ma in questo libro l’ho davvero adorata, l’ho trovata molto più forte e sicura di sè.
Per quanto riguarda gli avvenimenti invece, forse sono iniziati un po’ a rilento, poi dall’arrivo di Piper in poi ha preso più ritmo, per arrivare allo scontro con il terzo imperatore e all’arrivo della sibilla. Ci sono state scene davvero molto intense e che ho apprezzato molto.
Ok, non si può dire che l'autore non ci avesse avvertiti.
Infatti, anche se non avessi letto su Twitter alcuni suoi post, la dedica alla Musa della tragedia e l'incipit del romanzo, in cui Apollo invita il lettore a non andare avanti nella lettura per il proprio bene, sono stati chiari segni che non sarebbe stato un romanzo allegro.
Per carità, questo non è propriamente vero: adoro la capacità di Riordan di inserire battute random anche in contesti in cui non ce le si aspetta proprio, senza per questo risultare di cattivo giusto: in più di un'occasione, mi sono trovata a scoppiare a ridere come una cretina, nonostante, beh, in quel momento non ci fosse molto da sghignazzare.
Devo ammetterlo, ci ho messo poco a capire cosa sarebbe successo: sarà che sono abituata allo stile e al modo di scrivere dell'autore, ma mi ci sono voluti pochi dettagli per capire in linea generale quello che sarebbe accaduto. Non che questo abbia aiutato, eh; nel momento critico un "NO!" l'ho lanciato lo stesso e ci sono rimasta comunque malissimo. Ma pensavo peggio. Forse perché, in quel momento, il mio primo pensiero è stato: ma era proprio necessario?
Quello a cui non mi troverò mai pronta è il dopo. Ed è in quel momento che capisci che, sì, era necessario. Perché nonostante Apollo sia maturato tantissimo nel corso dei primi due romanzi, niente ti cambia come perdere le persone a te care, il rimpianto di non aver fatto abbastanza per loro, il senso di colpa di essere stato tu, la causa di quella situazione - che sia vero oppure no.
Anche la piccola Meg subisce una bella evoluzione: scopiamo qualcosa sul suo passato e, con esso, iniziamo a scorgere il motivo per cui Nerone tenga tanto a lei. Meg, in questo romanzo, diventa una piccola eroina e in più punti finisce per oscurare Apollo (che mi perdoni il gioco di parole XD): anche lei, come Apollo, come tutti gli altri, alla fine di questo romanzo non è più la stessa: ambedue sono davvero pronti per affrontare ancora una volta il nemico.