Era il giorno del mio compleanno e stavo girovagando per lo store di Kindle, alla ricerca di un libro da regalarmi.
I titoli scorrevano, ne avevo alcuni nella "lista dei desideri", ma nessuno mi ispirava.
Nel frattempo, la playlist di YouTube, che suonava in sottofondo, propose "Le sei e ventisei" di Cremonini, in versione live.
Cinque secondi e la scelta era fatta.
Una lettura che mi aveva sempre incuriosito, in quel momento si fece spazio di prepotenza tra quella mia indecisione.
Non sapevo che mi stavo facendo un bel regalo.
La cosa speciale di queste pagine è che mi hanno dato da scrivere.
Le parole di Cesare, il suo modo di raccontare, sono state una sorta di sorgente, dalla quale io mi sono abbeverato, per assimilare lo stesso suo stile nel buttare fuori pensieri e ricordi.
Uno stile posto perfettamente al centro tra la leggerezza, solitamente comune in terra emiliana, e la profondità della poesia.
Tra "50 special" e "Poetica".
Per me, la perfezione, un punto di arrivo, un obiettivo.
Ho scritto tanto grazie a questo libro ed è la cosa migliore che potessi chiedere, perché scrivere per me è vivere.
Ed ho pensato a quanto sarebbe bello se ogni artista, degno di questo nome, ci regalasse pagine così, una condivisione intima e sincera dei flussi che hanno dato vita alle canzoni.
Senza troppi filtri, senza logiche.
Solo episodi, momenti, aneddoti, luoghi, persone, oggetti.
Pensa al sapore diverso che prenderebbero i pezzi!
Il padre di Cremonini era medico e alla fine di questo libro posso dire che infondo lo sia anche il figlio, capace di curare con note e parole al posto delle medicine.
È stato un viaggio esclusivo, originale e davvero ispirante!
Storia di giovane ragazzo, catapultato improvvisamente nel mondo dello show business, lontano da casa e dalla famiglia.
Storia di cantautore sempre più maturo, che ha cercato, e trovato, la sua voca nella musica italiana, senza, almeno a sua detta, cedere mai alle richieste, alle aspettative e alle ingerenze. Esprimendo la sua musica ad ogni costo, e soprattutto le sue parole e le sue canzoni.
Storia di ragazzo innamorato senza speranza, sempre circondato da donne nei viaggi e nelle feste, ma soprattuto innamorato della sua fantomatica Erica.
Tutto molto bello fin qui, e poteva essere anche più bello…se solo tutto questo non sia stato condito da un numero eccessivamente eccessivo di citazioni!!! A me sono sempre piaciute le citazioni nei libri, perché, da persona curiosa quale sono, non mi bastano mai gli spunti per approfondire e conoscere cose nuove e inesplorate. Ma qui sono così tante e messe così troppo ovunque, da farmi venire il sospetto che Cremonini ci tenga davvero tanto a dimostrare che lui sa, lui conosce, lui studia e si informa. Dimenticatevi dunque il ragazzino con i capelli colorati degli anni 2000: Cesare Cremonini è ben altro! Di questo sono felice per lui…ma trovo che abbia tolto un po’ di sincerità alle sue storie.
Il bello è nelle vicende autentiche della sua vita, nel rapporto con la famiglia e con le fans oppressive dei primi anni (fortunatamente io il mio “amore” per lui da ragazzina l’ho espresso solo nei miei diari!!!), nelle allusioni alle sue storie d’amore, nelle sue amicizie.
Peccato…
In questo periodo di pandemia in cui hanno sospeso l'arte e la cultura, la creatività non si è fermata. Un libro letto chiusi nelle nostre case è diventato uno strumento di resilienza. Leggiamo per non stare fermi. E questo libro è un perfetto esercizio di resilienza per chi lo legge e per l'autore stesso. Resilienza, ovvero capacità di ritornare alla forma primitiva dopo essere stato deformato.
Si parte da "50 special", scritta a 16 anni per arrivare a "Ciao", scritta a 40. In mezzo cosa troviamo? Una vita intera. Dalla nascita alla rinascita. Cremonini ci prende e ci immerge nel fluido della sua esistenza. Le canzoni legati ai ricordi, legate alla vita vissuta e legata ad un tempo che abbiamo vissuto anche noi. E ci regala una nuova chiave di lettura alle sue canzoni, lasciando intendere che l'arte è legata ad altra arte, ad altra creatività, in un unico filo che conduce poi alle anime delle persone che l'accolgono. Cosa colpisce di più? Il buio. Non ce lo aspettiamo da Cremonini, quello che canta sorridendo, quello che ti fa saltare di gioia ai concerti, quello che ti invita a mantenere uno sguardo positivo sul mondo, quello che ti dice che tutto quel che accade ha un senso... Come fa ad esserci così tanta luce nelle sue canzoni quando nella sua vita, raccontata in questo libro, c'è così tanto buio? La risposta forse è nel capitolo di Marmellata#25: "Io non sono un cronista. Io la vita me la devo rivivere a modo mio in una canzone. Nel modo migliore, che per me significa nel mondo migliore. Dove ciò che accade si trasforma per non lasciare traumi o ferite ma ponti, strade e porti da cui ripartire per andare avanti". A me piace pensare che sia come dice il saggista Brancati: "Ci sono sofferenze che scavano nella persona come i buchi di un flauto, e la voce dello spirito ne esce melodiosa".
Viene voglia di abbracciarlo Cremonini alla fine di questo libro. Mi succede la stessa cosa quando ammiro un'opera Caravaggio. Luce e Buio. Sacro e Profano. La vita e le sue contraddizioni. Forse crescere vuol dire proprio questo, imparare a dialogare con i nostri demoni, con le paure, per non lasciarci sopraffare, imparare a conviverci, a non nasconderle.
E luce sia.