Il libro è lungo e il mio commento pure, quindi se avete voglia di leggerlo armatevi di santa pazienza ... 😁
Il romanzo racconta la storia di Plautilla Bricci, nata a Roma nel 1616 e morta nel 1705. Nota pittrice, tra le sue opere si ricordano: la “Madonna con Bambino”, realizzato per la chiesa dei carmelitani di Monte Santo, e la Cappella di San Luigi, che si trova nella chiesa di San Luigi dei Francesi. Indimenticabile è la “Villa Benedetta”, commissionata dall’abate Elpidio Benedetti, consigliere di Mazzarino. La Villa, che si trova vicino alla Porta di San Pancrazio, fu in parte demolita durante l’invasione francese nella Repubblica romana nel 1849. Plautilla si forma nel contesto barocco pullulante di artisti che saranno fonte d’ispirazione per la donna: tra questi si trovano Bernini, Cortona e Maratta. Inoltre ebbe anche la possibilità di entrare a far parte dell’Accademia nazionale di San Luca.
La narrazione si snoda in un doppio filo temporale: quello principale e più ampio che comprende le vicende di Plautilla dal 1624 al 1678 e quello più piccolo degli “intermezzi” (così chiamati nel libro) posti alla fine di ogni capitolo che narrano gli eventi dell’estate della Repubblica romana del 1849, con Garibaldi che, dopo essere passato per porta San Giovanni era volto all’inseguimento delle truppe dell’esercito napoletano. I capitoletti “lampo” degli intermezzi hanno la loro ragion d’essere nella presenza dell’ imponente Villa Benedetta, il sogno di Plautilla chiamata dai soldati che lì si rifugeranno, il Vascello, per via della sua forma ad imbarcazione.
Affascinante la figura della protagonista Plautilla Briccia, donna coraggiosa e autentica, che anticipa i tempi e realizza ciò che nessuna donna ha mai osato fare prima di lei, inventando il nome stesso della sua mirabile attività: “Architetto no. Architetta? Suonava ridicolo. La donna pittore è una pittrice, la donna miniatore miniatrice. Architettrice, dunque.”
Plautilla Briccio è una figura importante che merita di essere ricordata nel campo artistico in quanto riesce a imporsi nel mondo maschilista dell’architettura divenendo la prima donna a praticare questa professione, abbattendo ogni stereotipo e pregiudizio. Nel romanzo vengono esposti gli eventi che hanno portato la giovane donna a sviluppare questa indole combattiva: il suo intento è quello di lasciare ai posteri un segno del suo passaggio nella storia per non essere dimenticata. Mazzucco con questo suo romanzo ha dato finalmente gloria ad una figura storica che tutti dovremmo conoscere. In un punto del romanzo, il padre di Plautilla arriverà a dirle: “L’arte non si concilia col fardello del matrimonio” : l’aspettativa, per una donna, era solo quella di diventare moglie e madre. Un destino ineluttabile.
Ho trovato la scrittura piacevole e coinvolgente, ma in alcuni punti la minuziosa precisione delle descrizioni (delle opere, delle vicende, dei ricordi ecc.) rende prolissi alcuni punti della storia, rallentando la lettura- Sicuramente è un libro perfetto da leggere se si vuole conoscere qualcosa in più sulla storia dell’arte e, soprattutto, dell’architettura italiana.
“L’architettrice” è un libro che risulta piacevole e affascinante soprattutto per chi ama il romanzo storico/biografico. Difficile da apprezzare in caso contrario. Ma, a prescindere da questo, è ammirevole la ricostruzione precisa dell’ambiente secentesco fatto di corruzione, ricchezza, tirannia papale e di immenso amore per l’arte, la scultura, l’architettura.
prima uscita 26/11/2019 Google Books dixit. Io nata nel novembre 1962, anagrafe comunale dixit. Leggendo L'architettrice comunque ho scoperto che abbiamo in comune molto più che il mese di nascita. Infatti preso in mano il volume apro leggo la dedica e... Sbamm, pugno nello stomaco!! Ma... ma... Andreina sono io!... Beh voi non ci crederete ma il mio nome è talmente raro che in quasi sessant'anni la madre della scrittrice è la quinta mia omonima che "incontro". Infine dopo alcuni giorni di lettura, uno dei miei figli mi fa notare che la donna della copertina è la perfetta sosia di mia nipote, laureata in architettura tra l'altro! Dopodiché mi sono ritrovata tra le mani una affascinante biografia di donna seicentesca che con il suo ingegno e il suo carattere ha sfidato tutte le convenzioni del suo tempo, riuscendo ad attraversare un secolo difficile e pericoloso vivendo della sua arte, quando le donne erano solo madri, badesse o cortigiane. Interessanti gli "intermezzi" che ci trasportano in prima fila ad assistere alla battaglia per la sopravvivenza della Repubblica Romana.
Ho iniziato a leggere l’ultimo romanzo di Melania Mazzucco subito prima che scoppiasse l’epidemia di covid 19, per poi sospenderne la lettura in marzo, nel periodo più buio, più difficile. Non trovavo un senso, mi mancavano le forze… L’ho ripreso e terminato quando iniziava a intravedersi una luce e mi ha posto di fronte a domande che forse, senza l’epidemia, non mi sarei fatto.
Sei grande scrittrice Melania, magnifica cantastorie di vite importanti o che diventano tali grazie alla tua capacità, ma… perché sei arrivata proprio in quei giorni con il tuo romanzo? Quasi sapessi che la Roma del Seicento, ferita e chiusa nelle sue mura per la peste, fosse il quadro più vicino a quelli che sarebbero stati i giorni della nostra paura. Il tuo libro è uscito mesi prima dell’inizio della pandemia eppure tratta dei segnali, i rimedi per evitare che un’epidemia si espanda, che sono poi gli stessi di quattro secoli dopo.
Ma questo è solo lo sfondo alla storia che hai creato per Plautilla Bricci, un’artista del XVII secolo poco conosciuta per il semplice fatto di essere donna. Hai esaltato la sua bravura, la caparbietà, la storia d’amore con Elpidio Benedetti, uomo di fiducia del cardinale Mazzarino.
Interessanti i salti nel racconto che proiettano la città due secoli più avanti, ai giorni carichi di speranza della Repubblica Romana, con Villa Benedetta, oggi il Vascello, a fare da filo conduttore fra passato e quel presente tragico.
Una notte, ho sognato quel soldato nella piccola illustrazione a pagina 32 della bellissima e curata edizione dell’Einaudi. Si tratta di una foto dell’epoca che riprende una sentinella sopra le macerie, al termine della cruenta battaglia sul Gianicolo. Non c’è nessun altro oltre a quella figura e per questo la foto mi è parsa carica di una solitudine assoluta, disperata. Come l’incubo che a tratti abbiamo tutti vissuto e che forse siamo riusciti a mettere alle nostre spalle.