Animo forte

Animo forte quello di questa donna vista attraverso i suoi ultimi taccuini, laddove racconta la sua lotta, a più di sessantacinque anni, per guadagnarsi da vivere, giorno dopo giorno, rimandando continuamente il tempo in cui finalmente potrà scrivere il romanzo che sogna, cova, pensa da troppi anni, e che non scriverà mai. Ma lei non lo sa, è presa lì nel vivo del suo dialogare quotidiano con se stessa, come facciamo noi tutti quando scriviamo un diario. Non so quanto sia leale pubblicare i diari, anzi, è del tutto sleale, nessuno li scrive perché siano pubblicati, non Goliarda Sapienza che desiderava si pubblicassero i suoi libri e se lo vide rifiutare molte volte; ma leggerla, ora, è rinfrescante: una breccia aperta, una mente vigile, un respiro profondo, delle annotazioni vivide, come questa, su noi, cittadini, urbani, ciechi e sordi: “A chi passa felice, ricco o solo superficiale, le sirene ferroviarie non cantano, o meglio incutono paura, sdegno, per l’orgogliosa sicurezza di essere qualcuno che ha saputo scansare quell'abisso di miseria e perdizione che l’occhio sfiora rabbrividendo e rendendo sordo il loro udito: ecco, questo tipo di persona non sa ascoltare, e sappiamo tutti che non basta il solo vedere.”
Inframezzata alla Goliarda che da lezioni di dizioni alla Nastassja Kinski, alla Goliarda che insegue i contratti, che viaggia forsennatamente, alla Goliarda che brevemente evoca memoria dei grandi registi con i quali ha lavorato, appare l’altra donna, quella che, orgogliosamente, parla della prigione che ha fatto, o del suo sentirsi avvicinare alla morte, con una forza di pensiero che capovolge il pensare comune: “credo di aver capito il perché di certe insonnie non giustificate, da brutti pensieri o troppo caffè. Credo che sia colpa (o pregio) dell’intelligenza del corpo, che segue un suo disegno di volontà a non morire (almeno lui, il corpo, tende a vivere il più possibile…); così, sentendo un pericolo mortale nascere in qualche parte del corpo, ti sveglia o meglio ti avverte svegliandoti. Come a dirti di stare in guardia.”
Ecco, sarà perché sono insonniaca, sarà perché è un pensiero originale, mi piace trovare una tale vitalità nel pensiero della lotta mortale per la vita, la ritrovo nell'amore sconsiderato che Goliarda dispensa alle persone che non la annoiano, la ritrovo nella sua scrittura debordante, indisciplinata, ed ancora nella cura atavica che ha per i dettagli della sua casa o del suo cucinare per un amico, con gravità terrestre.
Ed il suo allontanarsi lieve, con una sola annotazione per l’anno 1993, definitiva, compiuta, una porta aperta ed uno sguardo indietro, prima di passarla: “da bambina ero convinta che tutte le mamme stessero in una stanza lontana dalla cucina a studiare, o facessero il solitario. Questa convinzione mi ha fatto vivere in pace.”

Feb 1, 2014, 11:04 PM
La pena è conoscere poco, o solo un mondo.


"Dimezzare la durata canonica del romanzo equivale a dimezzare la vita di tutti noi: ci troveremmo senza passato o, quello che è peggio, con un passato balbuziente, raccontato in pochi flash non esaustivi di tutte le piccole eternità che sono le sfumature, i fatti minuti, e perché no le lungaggini e divagazioni all'apparenza inutili, ma necessarie a creare la profondità complessa dei personaggi."

Jul 23, 2024, 8:38 AM

Abbandonato. Che mi sia di lezione: mai più cedere alla tentazione di comprare un libro senza poterlo sfogliare.

Jan 18, 2014, 8:23 AM