E' quella patologia, piuttosto diffusa invero, per cui mentre ti aggiri fra gli scaffali del supermercato, fra un barattolo di sugo al basilico e una confezione di taleggio in offerta, se ti cade l'occhio su un trittico di nomi del giallo italiano, sapientemente accostati sulla copertina di un libro dal titolo breve e incisivo (e arancione su sfondo nero, per giunta), fa sì che quel libro cominci a stuzzicare la tua curiosità.
Se poi ci metti lo sconto del 15% e il fatto che per ogni 25 euro di spesa di danno un bollino per la collezione Alessi, allora beh, la diagnosi è bell'e fatta, e hop! il libro finisce dritto dentro al carrello, adagiandosi accanto al sopra citato barattolo di sugo.
Tutto questo per dire che questo libro è un'ottima operazione commerciale.
Come opera letteraria, si lascia leggere, ma c'è di meglio.
Dei 3 autori, io finora conoscevo solo Carofiglio, il quale a mio parere è quello che ne esce peggio. Un racconto il suo, che non è né carne né pesce, né giallo né rosa - che comunque è un accostamento di colori che fa ribrezzo - piuttosto insulso.
Decisamente meglio gli altri, 2 racconti polizieschi che spiccano per la loro spietatezza. Spietati, come la droga e tutto ciò che ci gira intorno. Crudeli e senza fronzoli come la criminalità organizzata.
Che, da babbiona come me, che l'unica volta che ha provato a fare un tiro di canna alla tenera età di 24 anni è quasi svenuta, ti fa specie pensare che la coca la sniffano tutti, ricchi e poveri, laureati e ignoranti.
Il racconto che mi è piaciuto di più è quello di De Cataldo. Perché è il più articolato dei 3, ambientato fra le piantagioni del Sudamerica e gli spacciatori di Milano. Milano: che si mostra come una bella donna vestita con ricercatezza, tutta alta moda e sguardi seduttivi, ma dentro di sé ha l'animo di una quieta casalinga. Milano che vuole fare, ma soprattutto vuole lasciar fare. Voltando, all'occorrenza, la testa dall'altra parte.
Potrebbero essere 3*** e mezzo, perché se è vero che questo libro sa tanto di operazione commerciale, è anche vero che va bene così, se questo può aiutare a riportare in primo piano la piaga della droga.
Anche perché, se non ci fossero i media e le operazioni commerciali, noi ogni tanto le cose tendiamo a passarle nel dimenticatoio...
Fatte le debite proporzioni, due stelle a Carlotto e cinque a Carofiglio e De Cataldo.
Carlotto, La pista di Campagna:
Dopo il brutto "Respiro Corto", non avendo più mafie solite da scomodare, Carlotto si butta su quella bulgara. E il risultato è identico: una trama confusa, che ho letto anche molto svogliatamente. La mia impressione è che Carlotto non abbia più molto da dire e continui ad avvitarsi su se stesso, sul brutto se stesso, quello già sfruttato in altri romanzi. Sono arrivata alla fine del racconto non potendone più del Nordest.
Carofiglio, La velocità dell'angelo:
Bellissimo e sorprendente racconto. Carofiglio non mi è mai piaciuto, a parte qualche rara eccezione. L'ho sempre trovato noioso, proprio come uomo, come personaggio Guerrieri, come tutto. E pedante, tanto. Invece, questo racconto me lo fa rivalutare al massimo. Bella storia, con una poliziotta che, finalmente, non è la solita macchietta alla quale troppo spesso ci costringono gli scrittori. L'intreccio, pur nella brevità delle pagine, è trascinante al massimo e molto commovente, pensa un po'!
De Cataldo, Ballo in polvere:
Bravissimo, De Cataldo, a comporre una trama così articolata, che, in mano ad altri, sarebbe stata difficile da seguire. Dal Perù, a Corso Como, a Porta Romana, il giro di miliardi del narcotraffico e la genialità di un capitano della Guardia di Finanza. Oltretutto, raccontato con ironia nei passaggi giusti e con ottima e incalzante scrittura.
tre racconti sul tema della cocaina- quello di carlotto è un compitino nero nero in cui sono tutti marci, sporchi e cattivi,+ quello di carofiglio incommentabile, quello di de cataldo un mesto bigino di winslow (senza averne la forza e il respiro epico).
come avere un tema potenzialmente interessante e ridurlo a una cosetta banale e qualunque.
[continua a sfuggirmi il senso di queste operazioni editoriali]