Questo libro è immenso. Non solo per la mole, o per la trama, per i personaggi, o per il linguaggio... Ma soprattutto perché è un libro che si fa amare dalla prima all'ultima pagina, abbracciandoti come un caldo piumone dal quale non vorresti uscire mai più.
Se siete tentati, bando ad ogni titubanza, apritelo e cominciatelo! E' di una scorrevolezza che non immaginavo, avvincente, sempre piacevole. Fin dalle prime righe ti affezioni ai personaggi, così ben caratterizzati, così umani, così teneri e simpatici, tanto che vi sembrerà di averli conosciuti da sempre. Ognuno ha moltissimo spazio, ognuno è protagonista. La storia d'amore tra Anna e Vronskij, bellissima e tragica, si intreccia a quella di Stiva e Dolly, traballante e incerta , e poi a quella di Kitty e Lèvin, sincera e meravigliosa. Tutto gira attorno ad un interrogativo: l'amore può durare per sempre? Quanto a lungo si ama? Quanto si sopporta per amore?
E poi la politica, l'agricolutura, il socialismo, la lotta tra le classi, l'umorismo, la sospance, l'azione, la religione, la filosofia. In questo libro c'è proprio tutto quello che da un libro si può desiderare, e anche di più.
Colorato, ricco, per ogni stagione, si lascia leggere che è una meraviglia :)

Jun 14, 2008, 12:24 PM
E la candela con la quale ella leggeva il libro pieno di ansie, di inganni, di dolore e di male, si infiammò d'una luce più vivida che non mai, le illuminò tutto quello che prima era nelle tenebre, scoppiettò, cominciò a oscurarsi e si spense per sempre

Ultimamente mi sento un po…gemelli, un po Càstore e un po Pollùce, un po Arnold Schwarzenegger (poco), e un po Danny DeVito (tanto). Chiaramente la mia lettura di Anna Karenina, ne ha risentito. E con questa dicotomia da lettore mi sono immerso nella vita della bellissima ed aristocratica Anna
«l' animazione trattenuta che balenava sul volto di lei e svolazzava tra gli occhi scintillanti e il sorriso appena percettibile, che incurvava le sue labbra vermiglie. Come se un’abbondanza di qualcosa colmasse talmente il suo essere, da esprimersi all'infuori della sua volontà ora nello scintillio dello sguardo, ora nel sorriso».
Sono partito per un viaggio alla scoperta della storia della donna che ha sfidato le regole, i precetti, le abitudini del suo tempo, combattuta tra la fedeltà imposta dal sacro vincolo del matrimonio e la passione struggente per un uomo molto più giovane di lei. Ho provato a sentire questo vento rivoluzionario che ha imperversato in un'epoca ottocentesca regnata da omologazione e ristrettezza sentimentale seguendo trepidante l’inizio della tragica passione per il brillante Vronskij «“Perchè siete in viaggio?” disse, lasciando cadere la mano che stava per aggrapparsi alla colonnina. E sul suo viso splendevano l'animazione e una gioia incontenibile. “Perchè sono in viaggio?” ripeté egli, guardandola proprio negli occhi. “Voi lo sapete, io sono in viaggio per essere dove siete voi- disse- non posso fare altrimenti». La stella emergente della società russa Vronskij, che non riesce più a staccarsi da Anna perchè «Riconosceva solo a se stesso l'indubitabile diritto di amare lei».
Ho letto nelle tante coppie descritte la lotta tra il valore di una promessa d’amore e la forza travolgente della passione «È una cosa celeste, quando ho vinto / le mie brame terrene; / quando però non m'è riuscito, / ne ho pur avuto un gran bel piacere!». E fra questi dilemmi, le lotte di queste famiglie per la sopravvivenza «Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo» famiglie governate da leggi indiscutibili «Per intraprendere qualcosa nella vita familiare, sono indispensabili o un completo dissidio fra i coniugi o un amorevole accordo. Quando invece i rapporti fra i coniugi sono indefiniti e non c'è né l'uno né l'altro, nulla può essere intrapreso».
Con uguale buona predisposizione ho fatta mia la storia dell'amore alto tra Levin e Kitti, iniziata cosi romanticamente «quello che in lei lo coglieva sempre di sorpresa era l'espressione degli occhi, miti, tranquilli e sinceri, e in particolare il suo sorriso, che trasportava sempre Levin in un mondo incantato, dove lui si sentiva ingentilito e intenerito, come poteva ricordare di essere lui stesso in rari giorni della sua prima infanzia».
Penso di aver fatto tutto bene, ma mi sono ugualmente perso. Questa narrativa russa non mi appassiona, innanzitutto è lunga, troppo lunga, altro che vecchi falsi stereotipi, sarà colpa dell'inverno, dovranno stare troppo tempo in casa per colpa del clima rigido ed allora si mettono a scrivere. Eppure se e' vera anche solo una parte del fascino delle donne russe descritto in questo libro, direi che alternative piacevoli alla scrittura ci sono anche d'inverno. Pensate che il De Vito in me tifava spudoratamente per Vronskij, che ha sacrificato una brillante carriera militare, ha cercato di tranquillizzare molte delle seghe mentali di Anna, e alla fine ne esce come unico colpevole, e quando già speravo che ricominciasse a vivere egli piuttosto va a farsi nobilmente ammazzare dai turchi.
E che dire dell’altra coppia di protagonisti, Kitty, che dopo aver sbroccato per l’uomo sbagliato invece di andare a chiedere scusa al suo uomo va a fare la crocerossina in un centro termale in Germania, esattamente il posto e l'attività divertente che ci vogliono per una giovinetta in crisi. E quel povero Levin? La sposa e va a vivere nella sua campagna, ma per far nascere il bambino non si può mica stare li, è plus chic andare a Mosca e dissanguarsi economicamente. Meno male che al ritorno in campagna si è allietati dalla visita di parenti parassiti e di intellettuali strambi. E ci credo che in questo clima a furia di filosofiche letture e di colti ragionamenti, si distende sul prato e scopre la religione. Che, bisogna ammetterlo, dopo non so più quante pagine passate a parlare della mietitura del fieno nella campagna russa del XIX secolo, della forza lavoro e del socialismo, è pur sempre un bel miglioramento...
Scusate, non volevo essere irriverente, ma leggo tutti i commenti a questo libro come se fosse il massimo dei capolavori, ed io, che sicuramente sono l’ultimo degli ignoranti, l'ho trovato carino, bello a tratti, ma non certo il piu bel libo mai letto, ma non rientra neanche nella mia top 50. Almeno ho preferito prenderla con umorismo. Buon Tolstoj a tutti voi.

Jun 19, 2011, 2:10 PM

Cosa ne sarà di te, domani, Konstantìn Lèvin?
Per quanto tempo ti consolerà l’illuminazione sul fine ultimo della vita, il bene, il Bene?
Tolstoj arresta la narrazione in un giorno qualunque, ma in un giorno di quelli luminosi e inattaccabili che càpitano, così senza motivo apparente, e s’incuneano tra le ugge del quotidiano riempiendolo di placida calma.
Una narrazione fiume, lunghissima, tortuosa e articolata, con le ripide e le cascate, con le anse riposanti e i gorghi, così come sono le vite dei personaggi, che si intrecciano, si sfiorano, si scontrano, sullo sfondo dell’alta società russa ingessata dalle convenzioni ma sul crinale dei primi sballonzolamenti politici.
Tolstoj, costruisce il romanzo sviluppando la storia di coppie legate tra loro da vincoli parentali diretti o acquisiti: Anna in qualche modo è l’anello attorno al quale si dispiegano tutte le relazioni.
Ma son tutte anime inquiete, corrotte dal contrasto tra la libertà individuale e la sottomissione alle passioni o alle convenzioni.
La stessa Dolly, la mite, la madre silente, soffre nello stare in società. E’ anch’essa anima tribolata.
“Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo” .
L’incipit potrebbe essere anche declinato in senso monadico.
Tutti gli uomini felici si assomigliano fra loro, ogni uomo infelice è infelice a modo suo.


Posso negare lo status di capolavoro all’Anna Karenina di Tolstoj?
Non posso.
Senza i russi non ci sarebbe il romanzo moderno.
E’ vero.
Nei giorni (tantissimi) in cui sono stata impegnata nella lettura della Anna Karenina ho:
- ballato con mai prima sperimentata leggiadria mazurke e valzer
- cavalcato un cavallo cadendo dalla sella ed evitando di rompergli poretto la schiena con una manovra sbagliata
- arrossito moltissimo
- sperluccicato gli occhi inorgogliendomi per gli sguardi insistenti e anche finto distratti che indugiavano sul ricciolo rosso ribelle e sul merletto dell’ampia scollatura
- falciato l’erba con i muzikì
- provato sentimenti misti di vergogna e rabbia quando gli sguardi si spostavano su più fascinose pulzellette
- discusso di politica e di filosofia pur senza capirne una mazza
- cavato miele da un fuco
- pensato alla morte
- cercato di evitare di pensare alla morte
- partecipato a battute di caccia al beccaccino
- riflettuto su cosa significa e comporta essere madre
- rimurginato su cose che non si possono dire
- rafforzato la convinzione che vivere val sempre la pena.
Anche domani potrebbe essere un giorno luminoso.
Però.
Che fatica (Tolstoj compreso).

Sep 19, 2011, 10:20 AM