Essere o non essere, uscire o non uscire…

Originale (e cinica) variazione sul classico degli amanti diabolici che intendono sbarazzarsi del marito ormai di troppo. L’incomodo è un piccolo editore che vive per la poesia, e oltre a pubblicare quelle di illustri sconosciuti, declama le sue in ogni occasione, in particolare alla moglie che non le sopporta più. Una non ancora trentenne sensuale (e sciatta) che è riuscita a sbatterlo fuori dalla villa londinese, dove regna sovrano il disordine, a partire dai sacchi di spazzatura ammucchiati nell’ingresso e che ha per amante il cognato, persona ben diversa dal fratello, grezzo e votato ai soldi, ma ottimo a letto, altro che poesie. Il poeta è ancora innamorato, vuole tornare a casa minaccia l’idillio della coppia e allora bisogna ucciderlo.
Piccolo particolare: lei è incinta, ancora del marito, e mancano pochi mesi al parto, così a raccontare tutta la storia è il feto dal suo guscio. Un esserino già senziente, dotato di arguzia e sarcasmo a volontà che racconta da dentro quello che succede fuori. Si inebria quando la madre si ubriaca, si sente schiacciato durante i numerosi amplessi col cognato che decisamente detesta. Parteggia per il padre e ha un sentimento ambivalente nei confronti della madre, che lo ha generato ma potrebbe sbarazzarsene: orribile prospettiva per il nascituro, l’orfanotrofio o peggio!
Si dibatte ed è dibattuto come un Amleto: essere o non essere, uscire o non uscire, e se uscire quando? e perché? Pensa, rimugina, filosofeggia anche, il mondo esterno lo attrae ma quale mondo? E nell’immediato come comportarsi nei confronti degli amanti?
Se ha una pecca questo romanzo è quello di una scrittura a volta troppo ricca nell’esporre le elucubrazioni nel guscio, ma una giusta dose di cinismo e humour nero (fino ai limiti del grottesco) riequlibra il racconto. Un gioco letterario come un gioco di prestigio, che ci vuole un prestigiatore per narrare tutta la storia da un punto di vista così interiore e insolito, senza finire per annoiare, anzi.
Piacevolissima sorpresa (ho letto molti libri di McEwan ma questo proprio non lo conoscevo) e quattro stelle

Dec 27, 2023, 7:51 PM
Il diletto del delitto

Mi tenevo alla larga da “I complici” di Simenon a causa del titolo, senza sospettarlo son finito “Nel guscio” della complicità grazie a McEwan. Può una donna al nono mese di gravidanza architettare la morte di suo marito in combutta con il cognato? Può la cronaca di quel delitto annunciato essere affidata al nascituro?

Come recitava la spot Collistar “Io guardo al risultato”:

“Thérèse Raquin” innestata con “Senti chi parla”, a doppiare il bambino anziché Paolo Villaggio, Edoardo Raspelli (*1), ecco le prove:

Mi piace godermi un bicchiere insieme a mia madre (*2). Può darsi che non vi sia mai successo, o magari avete dimenticato l’esperienza di un buon borgogna (un suo favorito) o un buon Sancerre (altro favorito) decantato da una placenta in buona salute. Prima ancora che il vino arrivi – stasera, un Sancerre Jean-Max Roger –, al solo rumore del tappo sturato mi sento in faccia come una carezza, il soffio di una brezza estiva.

La vita è troppo breve per bere del vino cattivo e anche per leggere libri come questo. Non è giallo, è beige, n’est pas noir, est gris, in più McEwan avrebbe la pretesa di divertire il lettore. Come spesso accade, la descrizione riservata al peggiore dei personaggi, è ottima per delineare chi l’ha creato:

Ottuso al punto da sembrare un genio, insulso al di là del concepibile, di una banalità sofisticata e fine come gli arabeschi della Moschea Azzurra. Parliamo di un uomo che fischietta di continuo, e non canzoni bensí motivetti pubblicitari, suonerie, che si allieta la mattina con l’imitazione Nokia di Tárrega. Le cui battute iterate e fiacche non fanno ridere, non vanno a segno, le cui meschine affermazioni muoiono come pulcini senza chioccia, spegnendosi miseramente.

Prima la progettazione del delitto, poi la realizzazione del delitto, quindi l’occultamento del delitto. Qua e là qualche sagace considerazione sul vecchio continente e sull’invasione biblica al quale è sottoposto, poi pizzichi di struggente poesia (letti i primi ho saltato quelli successivi, lo stesso ho fatto per le trattazioni enologiche)

McEwan trae diletto anagrammando il delitto, io non ne traggo nessuno. I complici assassini attentano anche alla vita del lettore annoiandolo a morte.

(*1)
http://valentinameschia.files.wordpress.com/2012/06/img_007117.jpg

(*2)
A Parlare, per tutto il libro, è il nascituro

May 2, 2017, 7:34 AM

McEwan si conferma il premio Oscar per il miglior soggetto originale. In quello è sempre il numero 1. A chi altri sarebbe venuto in mente un thriller uterino? Ovviamente non in senso offensivamente metaforico: ha proprio impiantato il narratore nell’utero e gli ha costruito attorno un giallo. Poi siccome non bastava, ha modellato il romanzo attorno allo scheletro concettuale dell’Amleto e ne ha fatto un’occasione per dare uno sguardo sul mondo com'è oggi attraverso lo spioncino più surreale e meglio protetto che abbiamo mai avuto a portata d’occhio.

Il giochino è di quelli pericolosi ovviamente. A tratti è costretto a fare le acrobazie con l'immaginazione, oltre quelle stilistiche e lessicali, in cui (anche lì) è maestro. La sua prosa è sempre funambolicamente elegante, ricercata, audace. Qualche volta troppo: esagera e si/ci complica la vita. Mi rendo conto che qualcuno può anche stancarsi qui e là. Il modo in cui risolve la storia l'avevo intuito, ma resta un bel finale, per l'effetto che fa e per il messaggio che ci lascia: "Io credo nella vita dopo la nascita", che detto da un feto cosciente anzitempo anche delle brutture che lo aspettano, comunque è fare un atto di fede.

Insomma, mi è piaciuto. Mi ha fatto pensare e mi ha divertito. Poi come la pensa McEwan sulle cose fondamentali mi trova sempre molto d'accordo: le fedi, i migranti, il terrorismo, la giustizia sociale, i sentimenti, i piaceri della vita, l'importanza di stare sul presente, la fiducia. Tanto per dare un ulteriore assaggio:
"I più virtuosi spettri d’Europa – la religione e, laddove questa barcolla, le utopie atee pronte a sparare prove scientifiche – insieme hanno scuoiato viva la terra dal decimo al ventesimo secolo. Ed eccole di nuovo, risorte in Oriente, puntate verso il loro millennio, insegnando a dei lattanti come si sgozza un orsacchiotto."

Jun 30, 2017, 7:08 AM