E' un percorso sentimentale e culturale dentro la storia della casa editrice Einaudi, dominata dalla figura carismatica, provocatoria, aristocratica e insieme rivoluzionaria di Giulio Einaudi, chiamato costantemente da Ferrero (nel '63 giovane neoassunto) "l'Editore". Che è infatti maestro e despota, perentorio, ipervitale, intuitivo, circondato da un alone di mistero e circonfuso di lontananza; creatore di un mondo e di una famiglia editoriale, costituita da personaggi tra loro assai diversi e intessuta dalle loro relazioni, dalle loro dispute, animata dal progetto fondativo -utopia felice- di poter cambiare il mondo attraverso i libri. Vi si respira l'humus di un'epoca, tra gli anni '60 e '70; vi sono delineati ritratti indimenticabili, precisi e commoventi. Spiccano fra tutti quelli di Calvino, Pavese, Gadda, Natalia Ginzburg, Elsa Morante, Lalla Romano, Primo Levi (e tanti, tanti altri, anche di passaggio o colti obliquamente, come ad esempio il breve ritratto che di Fenoglio viene tratteggiato attraverso il dolore dell'amico Calvino alla notizia della morte ormai imminente).
Un mondo che pur non essendo così lontano nel tempo appare irrimediabilmente perduto, e non solo perchè quasi tutti i protagonisti sono oramai scomparsi. Un'immersione nella costruzione di una felicità dello spirito dalla quale, in pochissimo tempo e assai rapidamente, eoni di mediocrità intellettuale ci hanno separato.

Aug 16, 2013, 1:36 PM

Leggi questo libro e poi entri in ufficio e pensi:" Perchè Federico e Valentina hanno me come collega, mentre Ernesto Ferrero condivideva l'ufficio con Gadda, Pavese e Calvino?"

Libro da avere per chi come me vive, ama e lavora nell'editoria.

Nov 19, 2008, 10:06 PM

Questo libro è bellissimo.

Ernesto Ferrero per me sino ad oggi, era un signore garbato ed elegante -sempre con il farfallino- che da anni incontro alla Fiera del Libro di Torino; con aplomb sabaudo presenta gli oratori e gli scrittori.

Poi un giorno compro “ I migliori anni della nostra vita”, e scopro così che questo signore ha un modo incantevole di raccontare.
Leggere questo libro è stato come aver ricevuto e accettato l’invito a percorrere la galleria dei ritratti, degli einaudiani: Primo Levi, Pavese, Gadda, Ginzburg, Mila, Morante, Calvino, Vittorini, Bobbio, Primo Levi, Fruttero & Lucentini, Sciascia, Parise, Volponi, Pasolini…

“Era la primavera del 1963.
Pensai distintamente che per un prodigio insperato ero stato accolto nella regione mitologica in cui cresce l’albero della felicità.”

Con queste parole Ernesto Ferrero inizia il suo racconto, che si srotola sobrio, ben calibrato e divertente (“Al par Brett…”), utilizzando ironia e garbo per velare la profonda passione che lo lega al “mondo einaudiano”.

E lo termina con queste: “Non manca niente alla nostra felicità, in via Biancamano.”

Apr 12, 2012, 8:35 PM