Romanzo scritto abbastanza bene, in modo un po' troppo infantile e fanciullesco, trama scorrevole e a tratti molto emozionante, il tema trattato è davvero scottante, bene la rassegna documentale ma argomento trattato in maniera troppo semplicistica. leggero' altri lavori dell' autrice e valuterò nel complesso.
Ebbene sì, alla sua quarta prova mi tocca bocciare una penna che ho stimato tanto sin dal suo esordio perché quest'ultimo romanzo della Sepetys proprio non mi è piaciuto. Il primo, grande ostacolo è stata la narrazione al presente che in un romanzo storicissimo, quale esso è, credo si adatti davvero poco. Lo stile nemmeno ha aiutato perché NON è quello dei romanzi precedenti, sacrificato alla modalità telegramma con tanto di punti ogni due o tre parole nei momenti cruciali, tanto da risultare affrettato e poco ispirato. Nessuna grande descrizione e nessuna vera emozione. Vince la documentazione, ma non basta, non a me... peccato perché la pagina di storia che Ruta tenta di raccontare in questo romanzo è interessante, la dittatura spagnola (meno conosciuta delle altre) e i rapimenti dei neonati con relative adozioni a quel tempo. Risente di una lunga stesura, otto anni (nel mezzo gli altri suoi scritti) e nessun personaggio acquista davvero spessore agli occhi del lettore. Sono delusa, sì, ma attenderò comunque il prossimo Sepetys, fiduciosa che la scrittrice ritrovi i toni e le atmosfere delle sue pagine più belle.
Il titolo originale, Le fontane del silenzio, è azzeccatissimo, al contrario di quello italiano.