Chi si avvicina a questa opera lo fa in un’ottica diversa da quella del passato..siamo abituati ormai ai vampiri di Anne Rice, di Buffy, di Twilight ..fin troppo umani..
Per Stoker, cristiano per ideali e religione, Dracula era una lotta fra il Bene e il Male..senza dubbio il vampiro era il Male, e non c’era in lui nulla di positivo che potesse risparmiargli la morte ultima.
Dracula nacque come uno dei tanti romanzi che all’epoca stavano diventando un genere letterario trainante. Le opere di Conan Doyle, Kipling, riempivano gli scaffali di avventure esotiche ed eventi straordinari, al punto che l’opera di Stoker, che mescolava eventi presenti e folklore dell’Europa continentale, non destò particolare stupore; la sua fama venne in seguito..
Analizzando la narrazione, è facile capire perché non ebbe particolare fama tra i suoi contemporanei: Dracula è un romanzo epistolare, una raccolta inventata di immaginari diari, telegrammi, lettere, biglietti,articoli di giornale. All’epoca il romanzo epistolare era ormai una moda morente, e destò poca curiosità.
Tuttavia quest’impostazione fu utile per ricreare la prospettiva in cui si muovevano i vari personaggi, e rese con il tempo più facile l’immedesimazione dei lettori...
A differenza di molti dei film e dei libri a cui siamo abituati, Stoker non crea un’empatia con Dracula: il vampiro è il male ed il nemico dell’uomo. È lontano ed esterno, diverso e senza possibilità di redenzione.
Il romanzo nacque in un momento storico in cui l’Inghilterra si scopriva potente all’estero, ricca, influente, ma internamente oppressa dalle proprie ombre…Autori come Dickens parlavano dei problemi delle classi operaie e dei loro drammi, e solo una decina di anni prima dell’uscita di Dracula per le strade di Londra si era mosso Jack lo Squartatore, il primo serial killer della storia moderna.
Tra le luci quindi si posava di nuovo l’ombra di paure ancestrali, non più estranee alla comunità, ma interne ad essa. Dracula si aggira per le strade di Londra con la capacità di sparire tra le persone, di prendere una maschera umana. Il pericolo si spostava nelle vie cittadine, pur mantenendo la sua essenza di estraneo.
Gli studi di Stoker per questa ambientazione non furono approfonditi, paiono invece piuttosto superficiali nonostante la consultazione di alcuni testi riguardanti la storia dei Balcani che erano usciti pochi anni prima dell’inizio della stesura libro, e alcuni incontri dell’autore con storici che si occupavano proprio di quell’ambito. Nel libro si rilevano particolari errati: ad esempio Dracula era un principe valacco (e non un conte transilvano), e gli vengono attribuiti alcuni erronei soprannomi.
Un altro fattore che limita il romanzo è una mancanza di particolare profondità psicologica nei personaggi: quelli femminili risultano deboli e sono facili prede di Dracula, quelli maschili vivono di ottuso antagonismo.
È evidente il simbolismo sessuale sotteso –i più ritengono inconsciamente – al tema del vampirismo: che Stoker ne fosse consapevole o meno, quella di Dracula è la conquista di giovani donne inglesi, sedotte e trasformate dalla volontà di un uomo.
D’altronde non si può dimenticare che questa era l’ottica del mondo vittoriano, diviso tra donne di buoni costumi e sventurate. Poche eroine dei romanzi del periodo si staccano da questi canoni, né voleva farlo Stoker in un romanzo che non intendeva modernizzare o stupire, ma semplicemente raccontare una nuova storia. Mina è una donna moderna per educazione, ma nonostante questo finisce per agire nei cliché tradizionali della giovane insidiata, e solo il lato razionale e moderno, cresciuto e guidato dagli uomini che la circondano, la “salva”.
Il dramma, in questo romanzo , si traduce nelle sofferenza patite dagli innocenti che vengono colpiti dalla maledizione del Conte, il vampiro, il non-morto che, dal suo castello in Transilvania, domina il suo mondo di paura e morte.
Dracula è un romanzo inquietante sin dalle prime righe. L’orrore è pronto a colpire, nell’incerto battito d’ali di un pipistrello o nell’ululato dei lupi, nella nebbia che si alza grazie a una forza soprannaturale o nelle ore cupe della notte, quando le creature del male prendono vita.
E l’inquietudine accompagna il lettore fino all’ultima pagina, in un crescendo di situazioni che richiedono decisioni rapide , coraggio , determinazione.
Anche se in certi momenti la narrazione si fa statica ,è solo per poco.. subito dopo ecco sopraggiungere ancora quel senso di urgenza che gli fa riacquistare toni tetri e di mistero.
In ogni parola, in ogni descrizione, in ogni dialogo c’è ansia e angoscia. Il tutto è sovrastato dalla paura, quella dell’ignoto, quella del fallimento di un proposito, quella di perdere le persone care.
Una cosa curiosa di “Dracula” è che Dracula vi compare pochissimo. E’ presente in carne e ossa nella primissima parte del romanzo .Poi si può dire che scompaia. Le sue apparizioni sono poco più che bagliori: un cane,un pipistrello,la nebbia..di rado si presenta in fattezze umane..e quando lo fa è sempre per pochi istanti,subito dopo scompare avvolto dalla folla,dalla nebbia ,dall’oscurità. Anche la sua voce sparisce nel polverone delle parole altrui..tanto che le sue battute si possono riassumere in una pagina o poco più e non sono neppure memorabili…La cosa è curiosa perché ,al contrario,tutto il romanzo è posseduto dalla sua presenza..non c’è nulla in “Dracula”che sia lì per una sua energia autonoma:tutto esiste perché esiste Dracula!
Bram Stoker, col suo insuperabile "Dracula", ha saputo condensare in un romanzo un terrore che ancora oggi fa tremare e parlare di sé.
Stoker ha realizato una storia ai confine della realtà, ambientandola in un’epoca dove i fatti descritti sono veritieri e obiettivi. E..affibbiata l’etichetta del vampiro a un Conte..ha fatto di lui un mito.
La figura vampiresca del Conte ha sempre esercitato un grandioso fascino sulle ultime generazioni, partendo dal 1897 anno in cui Bram Stoker scrisse quest'opera che è considerata uno dei capisaldi della letteratura d'oltre Manica; un'opera che costituisce una tappa obbligatoria per chi ama la letteratura gotica e che, comunque, dovrebbe essere letta da chiunque in qualità di capolavoro classico. Un'opera unica che portò una ventata di novità a quel tempo, tradotta in decide di lingue in continua ristampa ed è stato, pensate, anche il romanzo che ha avuto maggiori trasposizioni cinematografiche. Quello che ci sovviene di chiederci è... perchè? Perchè un romanzo del genere ha avuto tale fortuna, riscuotendo un successo mondiale destinato a perdurare nei secoli come il suo misterioso protagonista, quando sono stati scritti tantissimi altri capolavori sulla stessa scia (anche precedenti a Dracula) come il breve ma affascinante romanzo di La Fanu, Carmilla? Perchè, fra i tanti vampiri creati nell'immaginario, il Conte constituisce l'eccellenza? E' una cosa più unica che rara, infatti se pensiamo ad altre "creature dell'immaginario" non troviamo un orco per eccellenza, nè tantomeno una strega, un fantasma o qualsiasi altro membro del piccolo popolo. La risposta a tutte queste domande va cercata dentro ognuno di noi... La genialità di Bram Stoker ha permesso di incarnare le nostre più remote paure nella figura del Conte: la paura del soprannaturale che non riusciamo a capire, la paura del diverso, la paura della vita (anche se non prettamente eterna), la paura della morte e dell'abbandono... Dracula è la sintesi di tutto ciò che la società considera immorale e lontano dalla purità della fede, ma che esercita su ogni essere umano un fascino implacabile, come quello del Conte nei confronti delle sue vittime che pur sapendo cosa stava accadendo non osavano ribellarsi alla sensule richiesta di Dracula, come se egli fosse un maestro del quale appagare i più reconditi desideri.</p><p>Il Conte non è, per me, una figura totalmente nuova. Infatti l'ho imparato ad amare da piccina, attraverso cartoni animati e racconti macabri presenti tradizionalmente nell'immaginario comune e ultimamente ho anche molto apprezzato la trasposizione "musicale" di questa storia in Dracula Opera Rock, musicato dalla PFM con i testi di Vincenzo Incenso. "La modernità non la salverà", questo è l'inno proclamato da Van Helsing (altro grandissimo personaggio della storia, la cui figura verrà maggior mente approfondita in seguito) nell'Opera, in cui viene sottolineato che "il vero nemico è lo scettico in noi". Sarebbe opportuno analizzare ogni singola parola di questa sfortunata Opera (infatti non ha mai avuto il successo sperato, condannata, probabilmente, da una scenografia troppo sontuosa e colossale e dal naturale scetticismo, tanto per stare in tema, degli italiani nei confronti dei musical e del teatro in generale. Popolo bue. -.-"), ma sarebbe un lavoro lungo anche se propriamente di grande interesse. Soffermiamoci superficialmente su quello che ci appare davanti agli occhi: Dracula, ovviamente, ha un ruolo centrale, dominante, che surclassa qualsiasi altro personaggio con la sua originalità e imponenza. Tutto ciò è caratteristico anche di tutte le trasposizioni cinematografiche, ma... nel romanzo di Stoker accade precisamente il contrario! </p><p>Infatti nel romanzo la figura del Conte è sfuggente, sfumata, impalpabile; soltanto nella prima parte del libro, dove appunto c'è la visita di Jonathan Harker, immobiliare di Londra, al castello del Vampiro nel cuore della Transilvania, appare Dracula in carne ed ossa: lo si ode parlare ed esprimersi, si ammira in maniera tangibile tutta la sua macabra sensualità. Poi improvvisamente scompare! Dracula, nel resto del romanzo, non è altro che un pipistrello che sbatte le ali sui vetri della finestra di Lucy Westenra, un cane che balza dalla stiva del Demeter, della nebbia impalpabile che si infila sotto la porta di Mina Harker. Solo altre due volte apparirà nelle sue vere fattezze e sempre per pochi attimi, prima di scomparire nell'ignoto, nella folla, nel buio. Il "virgolettato" di Dracula, per quattro quinti del romanzo, si riassume in una paginetta di frasi neanche tanto memorabili. Però la sua presenza è opprimente: ogni cosa avviene perchè esiste Dracula. Esso costituisce la luce che, parodossalmente, distoglie gli altri personaggi dal grigiore della quotidianeità. Ogni cosa che incontra Dracula diventa racconto e al contrario tutto ciò che non ne viene a contatto non è neppure degno di essere scritto. Non è la prima volta che un romanzo abbia un rapporto così morboso con il suo personaggio principale, ma di solito questi è sempre al centro dell'attenzione, sotto gli occhi di tutti. Invece nel romanzo di Stoker, rispetto a quello che dicono gli altri personaggi, Dracula tace.</p><p>Molto particolare è il modo in cui Stoker decide di strutturare il suo romanzo, non attraverso una narrazione diretta dei fatti, ma tramite i diari di alcuni personaggi (il dottor John Seward, Jonathar Harker, Mina Harker, Lucy Westerna), articoli di giornali, promemoria e memorandum. Per questo la figura del Conte ci appare ancora più incorporea: non avvertiremo mai un suo diretto pensiero, non scopriremo mai la sua opinione, ma lo vedremo solamente sotto la luce di chi lo sta fronteggiando e che vede in esso il male assoluto (pensiero proprio di un'epoca in cui la psicanalisi non era ancora stata approfondita e in cui non si sapeva che il male è recondito, ha radici nel bene ed è presente in ognuno di noi, invece di essere solamente una conseguenza esterna). Quindi, quando si legge il romanzo di Stoker, conviene dimenticarsi la figura del Conte come è più comunemente conosciuta, di anima dannata sì, ma con un sottofondo struggente di romanticismo in cui l'immortalità del vampiro deriva da una ribellione nei confronti del Dio che aveva portato alla morte della sua sposa. Scordiamoci della figura di Mina Harker come incarnazione della sposa perduta di Dracula, morta secoli prima per il suo sposo, "pur di non tradirlo mai" dice la Mina dell'Opera Rock. </p><p>Il romanzo è costituito essenzialmente da tre parti: l'arrivo e la fuga di Jonathan Harker nel castello transilvano del Conte, il travaglio e la morte di Lucy Westerna e la battaglia finale con la morte di Dracula per mano dello stesso Harker. In tutte queste pagine si possono individuare diversi caratteristici, personaggi ognuno dei quali lascia una traccia tangibile di sè stesso; c'è il dottor Seward, laconico e razionale dottore, direttore di un manicomio a Londra, che faticherà ad accettare il soprannaturale fino ad averne la prova certa assistendo all'orribile morte della sua amata; Jonathan Harker il primo che racconta i fatti, colui che tocca con mano l'orrore durante la sua permanenza in Transilvania e che sarà colui che porrà fine a questa presenza malefica, piantando un paletto nel cuore del suo principale artefice; Mina Harker, moglie di Jonathan, ragazza coraggiosa e struggente vittima, dalla fede incondizionata, purtroppo contaminata dal "battesimo di sangue" attuato dal Conte su di lei, che la renderà reietta agli occhi di Cristo, fino alla morte di Dracula; Lucy Westerna dolcissima e inguenua presenza, la prima vittima londinese di Dracula, destinata a soccombere ad un destino di Non Morta per l'ertenità, espiata direttamente dalla mano del suo amore; Reinfield zoofago, pazzo nel manicomio del dottor Seward che rivelerà importanti informazioni per bloccare il Conte nel suo infame progetto, altra vittima innocente della crudeltà del male. </p><p>Fra tutti questi personaggi quello che spicca maggiormente è senz'altro Van Helsing, figura a cui è dedicato l'ultimo omonimo film del 2oo4 ispirato alla vicenda di Dracula (anche su questo ci sarebbe un ampio capitolo da aprire... se mai un'altra volta!). Anche questo personaggio nella sua vita postuma a Bram Stoker è stato completamente rivoluzionato, affibiandoli caratteristiche completamente nuove alla figura presente nel romanzo. Van Helsing, nell'immaginario collettivo, è un possente guerriero ammazza vampiri, impegnato a combattere il male nel mondo fino a distruggere egli stesso il Conte e i suoi adepti: anche i questo caso la tradizione ha dissolto le linee originarie di questo grandioso personaggio. Il Van Helsing di Stoker, sicuramente meno avvincente del suo collega postumo, non è altro che un savio scienziato, ex professore di Seward, colui che per primo capirà la gravità e la natura della situazione e la causa del male inspiegabile che colpisce Lucy. Tutt'altro che un lottatore, aiuta il gruppo di borghesi alla caccia del vampiro non tramite i suoi muscoli, ma con l'intelligenza e la saggezza; è lui che riuscirà a convertire anche il più scettico dei suoi compagni d'avventura, che fornirà le armi per combattere il vampiro e che organizzerà la battaglia finale. Il romanzo di Stoker poteva essere tranquillamente chiamato "Van Helsing" al contrario di "Dracula", perchè questo costituisce il personaggio anteposto per eccellenza al vampiro e altrettanto protagonista; due personaggi assolutamente coprimari, che rappresentano un diverso modo di intendere il mondo, che si fronteggiano per tutte le pagine dell'Opera.</p><p>Un aspetto che non ha mai trovato il giusto spazio in nessuna delle trasposizioni cinematografiche è l'erotismo, che è presente insidacabilmente nel romanzo. La figura del Conte è estremamente sensuale e seducente, come le sue spose che assaliranno Jonathan a Castel Dracula, tanto che le sue vittime (incarnate in questo frangete da Lucy e Mina) affermano di non riuscire a resistere di fronte ad esso, non opponendo nessun limite al loro destino di male e perdizione. Dracula è un personaggio scopertamente erotico e ciò viene sottolineato da Stoker in una delle scene culmine del romanzo nella quale, sotto gli occhi sgomenti di Van Helsing e compagni, si apre una macabra scena in cui il vampiro succhia il sangue alla povera Madam Mina, ma non bisogna essere particolarmente arguti per notare che la descrizione della scena assomiglia terribilmente ad un rapporto sessuale di carattere orale, somiglianza che viene sviata dall'autore con una similitudine: “La posizione dei due aveva una terribile somiglianza con l’immagine di un bambino che caccia il naso di un gatto in un piattino di latte per obbligarlo a bere".</p><p>Dracula, i caratteri dei personaggi, la lotta fra il bene e il male, l'amore sono temi che vengono affrontati in maniera completamente diversa nel romanzo di Stoker, rispetto a come tutti sono abituati ad individuarli nella tradizione. Una cosa è certa: nessun film, neppure il capolavoro di Francis Coppola, può eguagliare la magia, la sensualità, la ricchezza, la bellezza e le sfumature dell'opera originaria. Quindi a tutti non resta che inchinarsi ad un grande autore che, grazie alla sua genialità, è riuscito a creare un personaggio veramente immortale, che spaventerà ed ammalierà ancora molte generazioni. Se mi permettete, penso che nessuno di voi mai potrà dimenticare la fine di questo vampiro, descritta assolutamente in maniera distaccata ed oggettiva da Mina Harker, che in poche parole riesce a racchiudere tutta la nostra compassione e commozione per un anima dannata, di cui è impossibile dimenticarsi e il cui ricordo segnerà le nostre memorie, nonostante l'orrore con cui essa viene descritta. Forse, ad alcuni, scapperà anche una lacrimuccia leggendo la conclusione dell'ultima pagina di Dracula di Bram Stoker. </p><p>"Sarò lieta, finchè avrò vita, del fatto che proprio in quell'attimo di dissoluzione finale sul volto gli si è dipinta un'espressione di pace, quale mai avrei immaginato di scorgervi".
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Un grazie speciale a terradiconfine.eu
Perché leggere Dracula oggi, vista la notorietà di storia e personaggio?
Forse perché non sempre i romanzi sono uguali a quanto ci è stato trasmesso dai film, o forse perché Dracula è considerato uno dei classici più belli, o forse solamente per curiosità. Che nel mio caso era aumentata dal fatto che andando spesso in Romania per lavoro ho avuto l'occasione di farmi spiegare la storia di Vlad III di Valacchia, detto anche Vlad Tepes, o Vlad l'impalatore (invece dei denti infilava pali... comunque faceva male).
Resta il fatto che la soddisfazione, nella lettura, è stata notevole.
Il romanzo, che risale al 1897 ed è ambientato principalmente a Londra e non in Transilvania, è un romanzo epistolare. E' composto mettendo insieme le lettere, i diari e alcuni scritti dei personaggi principali.
Dracula, ossia il Conte Vlad III di Valacchia, in realtà nel romanzo si vede ben poco. A parte l'inizio (magistrale, vale tutto il libro!), la sua è più che altro una presenza sfumata, negativa, che aleggia, una nebbia, una sensazione. Stoker, cristiano, dipinge Dracula, il non-morto, come il rappresentante del Male, sempre in lotta con il Bene, rappresentato dal dott. Van Helsing. Non c'è empatia con lui, non c'è giustificazione, non c'è ragione che sopravviva, non c'è tristezza alla sua morte. Lo vediamo solamente attraverso i racconti degli altri personaggi, quindi non conosciamo il suo pensiero o una sua opinione, ma lo vediamo soltanto riflesso in chi lo sta fronteggiando.
E' curioso che i personaggi femminili siano descritti come deboli, uniche prede di Dracula, mentre quelli maschili siano descritti come forti di spirito, acuti di pensiero e desiderosi di fare gli investigatori; salvo poi, con estrema ironia, non accorgersi che mentre loro acutamente investigano, Dracula si appropria davanti ai loro occhi "attenti" del collo di una delle donzelle. La quale poi, anche se morsicata e un po' anemica, dà lezioni a tutti di investigazione.
La narrazione, pur con qualche calo qua e là, tiene benissimo e le situazioni inquietanti mantengono alta la tensione. Le cinque stelle sono d'obbligo, considerando la fantasia che Stoker ha dimostrato nello scrivere un romanzo che ha creato un genere e che regge ancora a distanza di più di un secolo.
Interessante considerare che Stoker abbia reso famoso un personaggio ferocissimo, questo Vlad Tepes, che apparteneva all'Ordine del Drago (Dragwlya, trasformato in Dracula per un errore). Fama che continua anche oggi; la tomba di Vlad vicino a Bucarest e il suo castello in Transilvania sono visitatissimi; salvo che il cadavere nella tomba non c'è (la testa è in Turchia e il corpo da qualche altra parte) e che il castello sia un falso (quello vero è da un'altra parte, in rovina).
Che dire? Calvino diceva: "I classici sono quei libri che ci arrivano portando su di sé la traccia delle letture che hanno preceduto la nostra e dietro di sé la traccia che hanno lasciato nella cultura o nelle culture che hanno attraversato (o più semplicemente nel linguaggio o nel costume)". Aveva ragione, Calvino.