Nell’arte lo stile barocco ha un suo perché. Tanto nella pittura, quanto nell’architettura, tanto nella musica, quanto nelle arti visive. Ed anche nella letteratura. Il profluvio di particolari, la ridondanza nelle aggettivazioni, le ripetitività di determinati moduli, l’esposizione pantagruelica di citazioni più o meno dotte, tutto ciò può avere un suo fascino. Ma c’è un segnale rosso che brilla ben più della luna citata nel titolo, ed è il segnale della capacità autoriale. Se sei Rubens o Bernini, Vivaldi o Peter Greenaway, questa strabordante abbondanza ha un senso, Anche se sei Carlo Emilio Gadda. Altrimenti il rischio, anche pesante, è che la gran quantità di citazioni musicali e di stereotipi localisti (pizza, ammore e mandolino) non riesca a nascondere una certa pochezza contenutistica che suona tanto come richiamo al mettersi tutti sull’attenti ed emozionarsi per il risuonare dell’inno nazionale. Il libro, pur pieno di singoli momenti anche interessanti, e di citazioni soprattutto musicali di grande pregio, si stempera in un canovaccio complessivo piuttosto stantio e francamente prolisso in modo anche imbarazzante.