Uno sguardo da sotto il ponte

Presente su Anobii in 14 librerie, una sola recensione all’attivo, quella di @Morenacioc, che saluto. Non è quel che si dice un libro di massa, è roba da amatori, un po’ snob: confesso che non mi dispiace.
E devo anche ammettere che non so da che parte cominciare ad analizzare questo bizzarro testo, come molti dell’autore del resto.
Sarà opportuno quindi partire dalla buccia, per arrivare poi alla polpa e al succo del frutto.
Il titolo. Subito ho pensato ad aforismi, motti, epigrammi; no, Mozziconi è il nome, l’unico, del protagonista: un barbone, uno straccione, un senza tetto, un clochard, un homeless, come se la definizione cambiasse la sostanza.
La struttura. Una serie di brevi episodi, ciascuno con un proprio titolo: avventure minime, riflessioni, meditazioni, desideri, progetti, per lo più strampalati, dialoghi improbabili, situazioni surreali, drammatiche, nonsensiche ai confini con la stupidità, indignazioni, ire funeste del protagonista. Un po’ come nei romanzi picareschi; ma il Nostro non se ne va vagabondando per il vasto mondo, le sue imprese si compiono in riva al Tevere, dove vive, e i suoi spostamenti, al massimo, avvengono fra il ponte sotto il quale trova riparo e quello successivo. 
L’ambiente. Come detto, Mozziconi vive sul greto del fiume romano, sotto un ponte, un “sotto” fisico rispetto alla città di Roma, che è il “sopra”, ma i due sono soprattutto luoghi simbolici, metafisici, come vedremo.
Il protagonista. Mozziconi è un personaggio che ne riassume, un po’ pirandellianamente, molti altri. È un nessuno, senza identità, perché non ha un nome, e senza nome non ci si può presentare e farsi degli amici, si è destinati alla solitudine. I suoi tentativi di accostarsi a creature diverse falliscono inevitabilmente. Comunica soltanto, stizzosamente, con un uccello e un pesce parlanti, come nelle fiabe; o lanciando messaggi nelle bottiglie che trova sul greto del fiume. E tuttavia si esprime attraverso numerose personalità. È un eremita che pratica un suo ascetismo meditativo; è una sorta di Diogene, pessimista, privo di oggetti di conforto, che filosofeggia sulla vanità delle cose del mondo; è un metafisico che si lancia in complicate astruserie; è un don Chisciotte che soffre per i mali della società; è un utopista-anarchista che progetta una rivoluzione che ponga fine alla corruzione, alle ruberie e alle ingiustizie perpetrate dal potere. Quel potere che sta lassù, nella città, in quella capitale, che sta "sopra", che incombe, cupa e opprimente, come in un romanzo distopico; guasta e marcescente dove conta solo l'accumulo del denaro. Se nella gran parte degli episodi il tono è leggero, surreale, assurdo, paradossale, grottescamente umoristico, in quelli dove è la città ad essere messa sotto accusa, affiorano sottotraccia allusioni a fatti reali, che potrebbero sfuggire ai più giovani (la prima edizione è del 1975).
Ma è nel finale, come nei fuochi d'artificio, che esplode il botto. Dal “sotto” della miseria, del degrado, anche ecologico, del fiume inquinato, dal suo greto colmo di rifiuti, si leva la beffa: semplice, volgare e sublime al tempo stesso. Sale verso il “sopra” della città a ridicolizzare i corrotti, impotenti ad arginarla, ad impedire che varchi i confini e si spanda nel mondo a denunciare i soprusi di sempre, che in fondo sono gli stessi ovunque.
Concludendo, per apprezzare questo libro sono necessari una certa predisposizione al surreale e a scavare fra le righe degli apparenti nonsense. Chi cerca un’esposizione logica, lineare, inequivoca, resterebbe deluso.

Jun 6, 2024, 12:56 PM
Un cispadano a Roma

Mozziconi non ha niente: non ha un nome, e per questo non ha amici perché non sa come farsi chiamare; non ha un lavoro fisso; non ha una casa perché la sua l’ha buttata all’aria. Roma è bella ma a lui fa schifo, quindi sceglie di vivere sotto, sulle sponde del Tevere, riparandosi sotto i ponti e nutrendosi di pesciolini e verdure, da straccione. Non vuole avere niente a che fare con quel mondo esterno che osserva dal basso, dove la povera gente è governata da “padroni mangioni e ruboni, ministri italiani comandoni e puzzoloni”. Mozziconi è una specie di filosofo anarchista che pensa e comunica con il mondo senza la fatica e la noia di parlare: mette i pensieri in bottiglia e li affida alle acque del Tevere, sicuro che qualcuno un giorno li leggerà. 
Il libro è breve ma denso di ironia, con tocchi di umorismo e sarcasmo, usati dall’autore per mettere in bocca a Mozziconi profonde verità e qualche siocchezza. 
Una lettura gradevole e originale; Malerba, con il suo inconfondibile stile, crea sapientemente un mix ben bilanciato di ironia, riflessione filosofica e critica sociale. 

Sep 9, 2023, 8:33 PM