Ho cominciato la lettura con aspettative altissime, dato che il favoloso "The God particle" ha avuto un ruolo fondamentale per me in quegli anni e a seguire. Ho lasciato che il libro sedimentasse qualche mese sullo scaffale prima di cominciarlo. E in prima battuta mi ha deluso tantissimo.
La prima parte con un avvio rancoroso si aggancia perfettamente lì dove finiva God particle, con la chiusura del progetto al Fermilab, acuita dai recenti successi dell'LHC. Comprensibilissimo, sia chiaro. Ma il libro nei primi 4 capitoli si è limitato a girare in tondo riciclando a piene mani dal libro precedente, ai limiti del sopportabile, fino al punto di rischiare la fregatura editoriale quando parla di Lederman in terza persona (ma scusa, allora chi lo ha scritto il libro? Eppure è indicato cone primo autore!).
Ma dal quinto capitolo in poi la fiducia viene premiata, diventando sempre più bello ed avvincente da leggere come sapeva esserlo il Lederman di un tempo. La narrazione si scioglie, affronta temi non riciclati, e si riduce la sensazione piuttosto fastidiosa e presente all'inizio del poco amalgama tra le parti eccessivamente banali e quelle più "difficili", ritrovando la freschezza che aveva Lederman nel far capire, divertendo e divertendosi, anche i passaggi difficili. Le spiegazioni dei principi di funzionamento degli acceleratori di particelle ti fanno sentire capace di costruirne uno. Le spiegazioni dei meccanismi del decadimento Beta, dell'interazione debole, del ruolo del bosone di Higgs ti fanno venire voglia di fare quattro chiacchiere con Fermi. Sia chiaro che si tratta di spiegazioni non esattamente per profani ma comunque non per addetti ai lavori, l'appassionato rimane il target principale del libro. Ma anche stavolta Lederman (almeno spero sia lui...) ha tirato fuori un libro che, se letto all'età giusta, ha le potenzialità per ispirare un percorso di vita o quanto meno di cultura.