Uno sguardo semplice su ciò che è

Nel tempio di Apollo a Delphi era scolpita la famosa massima "conosci te stesso", tanto citata quanto poco compresa. La conoscenza di sé è un'ardua impresa che richiede quel silenzio interiore, quell'ascolto attento e partecipe preziosi per dare compimento alla vita.
Il libro non fornisce ricette né giudizi né scorciatoie per la felicità, ma è una riflessione profonda sulla natura umana e sul pensiero che tende alla ripetizione meccanica di percorsi conosciuti. L'accumularsi di paure, stereotipi, pregiudizi e conclusioni impedisce al pensiero di interrogarsi su di sé e sul suo rapporto con l'esistente e genera quelle illusioni da cui nasce schiavitù. La razionalità, quando parte da premesse errate, diviene una trappola distruttiva.
Abbiamo bisogno di essere amati, ma amiamo degli "oggetti" e, sempre dal pensiero, calcoliamo quanto siano importanti e convenienti le nostre relazioni.
C'è un'intelligenza che nasce dal silenzio, da ciò che precede il pensiero e il conseguente giudizio.
Il pensiero attribuisce un valore alle cose, le definisce e le incasella, costruisce un insieme di valori al cui centro c'è l'io, quell'entità che esiste solo nell'avvitarsi dei pensieri, che è composto di pensieri e che diviene il nostro centro da cui scaturisce un continuo, deleterio rimuginare. Più siamo dominati dall'io, più diventiamo arroganti, più accumuliamo idee e definiamo noi stessi: sono una vittima, sono una brava persona, sono un genio incompreso e così via così le nostre azioni procedono dal desiderio di riconoscimento. E più mi definisco o definisco l'altro, meno vedo la falsità della definizione.
Si può osservare senza giudicare? Svuotare la coscienza da qualsiasi identificazione e ottenere una mente libera, fresca? Il silenzio interiore, la consapevolezza di non sapere creano uno spazio muto da cui si possono osservare i pensieri, i fatti, il dolore. Si impara a vedere le cose come sono.
Il saggio scorre pacato, senza promettere niente, con una scrittura scorrevole e appunto silenziosa; sono citati pensatori come Meister Eckhart, Socrate, Krisnhnamurti, Arendt, ma il percorso interiore è una strada che nessuno può indicarci, dobbiamo trovarla da soli, anche se chi la percorse può accompagnarci per un tratto.
La fonte del conflitto è la divisione: fra chi osserva e chi è osservato, ma anche dentro di noi perché l'io si frantuma determinando dolore e indecisione. L'adesione a una qualche idea comporta divisione quindi conflitto. Vedere significa avere uno sguardo unico sul mondo esteriore e su quello interiore, liberarsi dal condizionamento per distinguere ciò che è illusorio.
Le poche righe qui sopra non rendono l'efficacia di queste riflessioni cui ci si abbandona come sulle onde del mare senza giudizio, senza conflitto, percependone la verità.

Jun 14, 2023, 5:22 PM