Cerco un centro di gravità permanente Che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose sulla gente Over and over again...

Verità e giustizia, sempre più rare al giorno d'oggi. Non le troviamo certamente in questo libro, uno dei migliori che ho letto quest'anno. I protagonisti fanno parte di una improbabile giuria popolare, il campionario è variegato e squallido, ma anche realistico. Il degrado generale della società, la corruzione a tutti i livelli, la criminalità organizzata che stende i suoi tentacoli dappertutto, in mezzo ci siamo noi, attori e spettatori: si salvi chi può...
https://youtu.be/0XW9XN_vDaA?si=2sz4FxturVN2fPwM

Dec 18, 2019, 4:38 PM
“ Ascoltami : chi credi che le scriva le sentenze ? Le scrive chi può pagare di più. Il gioco è truccato , però stavolta le carte le diamo noi. “

La bella e disinvolta Esther Bonarrigo e Jacopo Corti , suo presunto amante, vengono ritrovati uccisi a colpi di coltello all’interno della lussuosa villa della Falconaia di proprietà della famiglia.
I riscontri e le prove oggettive rilevate dalle forze dell’ordine intervenute sembrano far convergere tutti i sospetti su Daniel , marito di Esther , figlio del potente fondatore del marchio Italian Food & More fra i leader mondiali nel campo della ristorazione .
Inevitabile quindi il processo che vede come unico indiziato per l’appunto il suddetto Daniel Bonarrigo .
Una narrazione che più sull’indagine atta a stabilire la veridicità dei fatti si concentra soprattutto sull’analisi psicologica dei componenti della corte popolare , persone estratte a sorte e completamente diverse l’una dall’altra per cultura , occupazione e condizione sociale , ognuna con una sua realtà per alcuni di essi costituita da problemi , debolezze , incertezze e difficoltà da affrontare , comprese le figure della dottoressa Nunzia Nicola , presidente di giuria , e del giudice a latere Fassi .
Un tema che , per chi abbia visto “La parola ai giurati” , bellissimo film di Sidney Lumet del 1957 poi ripreso cinquant’anni dopo da Nikita Mickhalkov nell’altrettanto bello “12” , fa scattare immediatamente se non un paragone diretto almeno un’assonanza , sebbene il romanzo in questione abbia uno svolgimento diverso .
Una trama avvincente , scritta bene e con personaggi ben delineati e credibili , che ho giudicato molto interessante anche sotto il profilo dell’informazione su un settore basilare come quello dell’amministrazione della Giustizia in Italia.
Convincente esordio di Giampaolo Simi fra gli scrittori ospitati nella mia libreria con un’opera destinata fin d’ora a non restare sola.

Mar 7, 2021, 4:08 PM
La giuria popolare

Esther Bonarrigo, proprietaria della tenuta “La Falconaia”, vicino a Lucca, è sposata con Daniel, titolare di oltre cento ristoranti italiani per buongustai sparsi per il mondo, piccoli ma raffinati. Jacopo Corti, restauratore di pitture murali, ha una compagna, Arianna, e vive a Viareggio, ma è l’amante di Esther. In una sera di luglio Esther è trovata morta in una grotta della sua tenuta, decorata con putti e fauni, uccisa con un fendente alla gola. A poche centinaia di metri, in un capanno di caccia, giace il corpo di Jacopo, straziato da decine di coltellate. E’ stato Daniel a trovare i due cadaveri e a chiamare la polizia, e ora è il maggior indiziato del delitto. Alcuni mesi dopo inizia il processo, con una giuria popolare. Emma è titolare di una boutique a Viareggio; Serena è cameriera in una birreria e tormentata da sensi d’inadeguatezza; Terenzio, il più anziano, polemizza su tutto; Malcom ha stravaganti capelli blu; Ahmed, di origini nord africane, fatica a capire i termini giuridici; la bibliotecaria Iris pretende di avere una risposta per ogni cosa. Ci sono poi due giudici togati, la dottoressa Nicola e Fassi. I giurati popolari hanno un punto in comune: nessuno vorrebbe far parte della giuria, ma non possono esimersi, è obbligatorio e rifiutarsi è reato. Il libro ha il merito di illustrare in modo convincente, a tratti divertente, come funziona un processo con una giuria popolare, ma il racconto giallo, i cui particolari si apprendono solo attraverso le sedute della corte, ne soffre, diventando poco appassionante e lento. Non capisco l’istituto della giuria popolare, in cui comuni cittadini, digiuni di leggi, sono chiamati a giudicare in processi per gravi reati, prendendo decisioni sulla vita degli imputati, più secondo uno stimolo emozionale che per cognizioni tecniche, in luogo di magistrati professionisti, che avrebbero maggiore distacco e competenza. Simi vuole dire che forse non esistono processi equi, ma si perde nel bozzetto di costume.

Jun 22, 2021, 2:41 AM