Secco, Dry, Sec, Trocken, Seco, Sciascia

Proseguendo, prima o poi qui si arriva.

Mi ripeterò ma Sciascia praticava il togliere come arte suprema nella scrittura, in questa complessissima fenomenale storia gialla, la "semplicità" significa aderenza alla plausibilità: è la vita, non servono complotti transoceanici o mostri pangalattici o vampiri urbani per la complessità, il terrore e l'angoscia: a saperci fare, basta la realtà. Sciascia è un panificatore non un pasticcere. Il buono sta nella combinazione di semplici elementi di qualità, lavorati come occorre, lasciati per il tempo che devono prendersi e infine in forno.
Come il buon pane, non ammuffisce ed è buono anche dopo due settimane. O vent'anni.

Fosse stata nelle mani dei serial writer che conosciamo, sarebbe uscita a Natale in 840 pagine di cardatura e frattaglie ma un certo successo mondiale.

Per volere dello scrittore, questo romanzetto di una sessantina scarsa di pagine di tungsteno monocristallino uscì nel 1989 come sua eredità, espressamente il giorno della sua morte il 20 Novembre.
Aggiungendo ulteriore pregio a un giorno per altro già faustissimo.

Se l'eloquenza è dire la cosa giusta e fermarsi, Sciascia è morto scrittore togato come è vissuto, la cui stringatezza, specie e soprattutto quest'ultima, distoglie ogni possibile rischio di fraintendimento in materia di mafia.

"L'italiano non è l'italiano: è il ragionare" disse il professore. "Con meno italiano, lei sarebbe forse ancora più in alto".

Colonna sonora: Wayne Shorter - Juju
Conforti: Conde de Osborne Brandy de Jerez, sigh, ultimo mezzo bicchiere.



[Prosegue la distruzione sistematica dei miei scaffali da parte di oscure forze anobiiane: pure questo fu classificato "scheda incompleta da eliminare". La recensione precedente fu utile a 38 persone il cui voto andrà ora perso nel grande nulla del cyberspazio, le ringrazio sentitamente mentre auguro un foruncolino nel sedere durante la Milano-Sanremo a quello che mi sta demolendo la libreria]

Jan 7, 2011, 2:10 PM
Una storia apparentemente semplice...

Ancora una volta voglio scandagliare scrupolosamente le possibilità che forse ancora restano alla giustizia.
Friedrich Dürrenmatt

Breve storia poliziesca ispirata ad un fatto realmente accaduto, il furto della Natività con i santi Lorenzo e Francesco d’Assisi di Caravaggio, “ Una storia semplice” ovvero un caso complicato che in pochissime pagine Sciascia narra, tinteggiando con pennellate decise ed efficaci, la Sicilia di quegli anni.
Il racconto ha inizio con una telefonata all’ufficio di polizia alle 9 e 37 di sera vigilia della festa di San Giuseppe, di Giorgio Roccella, un diplomatico distante ormai da anni dalla Sicilia.
Il questore è assente sarà tuttavia il brigadiere, Antonio Lagandara, a ricevere la telefonata e l’uomo dopo avergli indicato il luogo, gli chiede l’intervento di una pattuglia della polizia perché ha trovato qualcosa…
Il commissario convinto che si tratti di uno scherzo, convince il brigadiere a recarsi nel villino di Roccella, il giorno seguente per una perlustrazione.
Il giorno dopo il brigadiere e un collega raggiungono in pattuglia il casolare in rovina ma osservando da una finestra si ritrova davanti a una scena, si suppone, di suicidio. Il brigadiere in attesa che arrivino i soccorsi inizia la ricerca di indizi utili per la risoluzione del caso e sulla scrivania con il corpo accasciato del diplomatico, trova un biglietto con scritto “ Ho trovato.” e la stilografica con cui ha vergato la breve frase, chiusa.
E’ proprio quel punto dopo “ho trovato” e altri particolari che fanno capire al brigadiere che il suicidio è da escludere. Probabilmente Roccella dopo la telefonata alla polizia, convinto che a bussare fosse un poliziotto, apre e si ritrova davanti l’assassino. Dopo aver perquisito la casa, Lagandara arriva ad una conclusione che il casolare malgrado lo stato di abbandono, mostra tracce della presenza di qualcuno. Un fatto in particolare gli svelerà l’identità dell’assassino, un interruttore di corrente posto dietro ad una statua…

Stampato nel 1989 uscirà in libreria il giorno stesso della sua morte, per me il racconto più sensazionale da lui scritto, letto parecchie volte , ad ogni rilettura trovo in quelle poche righe la genialità di un uomo capace di raccontare storie vere, a volte e come in questo caso, con un accenno di umorismo, ma che denunciano realtà legate alla mafia, ai poteri forti.
Un uomo che ho sempre stimato per il coraggio e la determinazione nel raccontarci episodi reali che avrebbero potuto mettere in pericolo la sua vita . Un uomo scomodo per molti, amato dai suoi lettori.

4 marzo 2023
undicesima rilettura

Jul 16, 2018, 9:26 AM

Se l'arte del racconto breve richiede classe e attitudini particolari, questo piccolo tesoro scritto da Sciascia ne e' la conferma. Una trama che avrebbe potuto reggere centinaia di pagine e' concentrata invece in poche righe e, nonostante la ristrettezza, sempre credibile, senza falle o furbe scappatoie. L'ironia regna sovrana, un'amara nota di apparente leggerezza che serve invece a rimarcare il cupo pessimismo di consapevolezza dell'impossibilita' della Giustizia e della Verita', quelle con la maiuscola, per le quali pochi sono disposti a battersi e che portano piu' rogne che riconoscimenti. Perche' siamo in Sicilia, in Italia e nulla e' bianco o nero ma grigio e opaco. Verosimile piu' che vero, plausibile piu' che giusto. Oppure no, questo vale per l'umanita' intera e la lente della sicilianita' di Sciascia serve solo a ingrandire un'attitudine di universale umana pavidita' e connivenza? Tutto questo in un racconto senza un cedimento di ritmo o un incaglio logico. Giu' il cappello!

May 28, 2021, 7:01 AM