DELLA SCHIAVITU' E INELUTTABILITA' DELLE MASCHERE...

Tra i più originali e significativi romanzi di Pirandello, "Il fu Mattia Pascal" rappresenta una sintesi del suo pensiero, ottenuta mediante il racconto di un uomo che si finge morto per rinascere libero. C'è quindi il desiderio di vivere per sé, fuori dalle leggi meccaniche della società che portano l'uomo a tradirsi fino a diventare l'uomo di se stesso. Ma come vivere per se? come costruire il proprio io in maniera diversa? come liberarsi da una maschera che avvilisce e imprigiona? questi interrogativi, sui quali si struttura il romanzo, si dissolvono, nel suo finale, nella constatazione del vedersi vivere come il burattino di se stessi, poiché fuori dalle convenzioni sociali non sembra possibile vivere. Del resto molti grandi del realismo ottocentesco avevano toccato il tema della lotta contro le convenzioni della società, da Tolstoj a Ibsen e quasi tutti i decadenti si sono impegnati in questa lotta che ha assunto l'aspetto di un ideale e di un teorema politico. Pirandello, in chiave essenzialmente grottesca, se non umoristica, racconta in un costante colloquio-soliloquio con il lettore e con se stesso la vicenda di Mattia Pascal non tanto nei contenuti e oggettivamente, bensì ridimensionandola nella sua desolata filosofia a catastrofe avvenuta. Infatti la sua storia comincia così:
"UNA DELLE POCHE COSE, ANZI LA SOLA COSA CHE IO SAPESSI DI CERTO ERA QUESTA: CHE MI CHIAMAVO MATTIA PASCAL" raccontandoci di una vita mediocre colpita dalla sfortuna o dall'inettitudine fino ad un giorno preciso in cui, per una serie di circostanze, si ritroverà un bel gruzzolo tra le mani e, per un malinteso del giornale, tutti lo considereranno morto, trovandosi bella e pronta la possibilità di cambiare per sempre vita e identità:
" RECISA DI NETTO OGNI MEMORIA IN ME DELLA MIA VITA PRECEDENTE, FERMATO L'ANIMO ALLA DELIBERAZIONE DI RICOMINCIARE DA QUEL PUNTO UNA NUOVA VITA, IO ERA INVASO E SOLLEVATO COME DA UNA FRESCA LETIZIA INFANTILE"...
Quindi è rinato: si chiama Adriano Meis e tra viaggi e letture, ora può godersi la sua libertà ma un giorno, decidendo sull'acquisto di un cane, si accorge che non avendo stato civile, non può pagare le tasse, cioè in questo caso quelle del cane, come non può dichiararsi a una ragazza che lo corrisponde né denunciare chi lo ha derubato, non può fare un passo insomma, senza urtare un ostacolo e dei dubbi tra chi lo circonda...aveva accettato con piacere la morte di Mattia Pascal per troncare con la schiavitù di quell'esistenza grama e quei patti assurdi con la convivenza sociale; ora gli tocca sperimentare che, quella libertà in cui aveva tanto creduto di trovare la vita, è un fantasma, il quale va a sua volta smascherato:
"LA VITA, A CONSIDERARLA COSI', DA SPETTATORE ESTRANEO, MI PAREVA ORA SENZA COSTRUTTO E SENZA SCOPO"...
Per rientrare nella società deve quindi morire un altra volta da Adriano Meis. Mettendo fine all'assurda finzione abbandona cappello e cappotto su un parapetto di un ponte, scrivendo su un foglio il suo nome fittizio e l'indirizzo per tranciare definitivamente con le illusioni di una vita libera e indipendente. Dopo un periodo di tempo in cui non è più nessuno, trova la sua definitiva identità nel nome il fu Mattia Pascal. Pirandello costruisce così l'uomo moderno, alienato in una società disumana e condannato a vivere un'esistenza dominata dall'ipocrisia e dal convenzionalismo. Ha voluto ribellarsi ma ha dovuto presto piegarvisi: impossibile vivere senza questa maschera che la società ci impone; anzi tentare di disfarsi di essa vuol dire prendere coscienza di questa condanna che ci pesa nella vita come una coltre funebre. Il romanzo, pertanto, prende le mosse dal bisogno di evasione e di ribellione del protagonista, per sfociare in una desolata meditazione sull'assurdità dell'esistenza abbandonata al capriccio e al caso. La vita è prigione di forme provvisorie e vane, eppure oppressive ed alienanti; la società inchioda l'uomo ad una falsa individuazione che ne snatura i desideri e la volontà, frantuma l'unità di coscienza in una molteplicità menzognera:
"UN PIU' INCOLMABILE CAOS INGHIOTTE L'UOMO NELLA SUA EVASIONE DAL CAOS DEGLI UOMINI. ED EGLI NON PUO' CHE TORNARE SUI SUOI PASSI, RIVESTIRE AD UNO AD UNO I PANNI DIMESSI DELLA VECCHIA MASCHERATA, CERCARE DI RICOMPORRE I FRAMMENTI DI QUELLA SUA ANTICA FORMA: PROVVISORIA E FALSA, MA ALLA FINE L'UNICA POSSIBILE, L'UNICA NELLA QUALE LA VITA POSSA TUTTAVIA CONSISTERE E MISURARSI".
Il fallimento di Mattia Pascal dunque, è la scoperta della tragica necessità della maschera e della prigione. Che fare allora? Non è il caso di provare a fabbricarsi un altro se? in tal modo il personaggio pirandelliano, dopo l'avventura di Mattia Pascal, si avvia sul sentiero dell'annullamento totale...Evadere è quindi impossibile, fuori di ciò c'è il nulla, fuori dei"centomila" che ciascuno insegue negli altri, non c'è l'uno, il per sé, ma nessuno. Dalla ribellione verso la società corrotta appare tutta l'inconsistenza dell'uomo: la storia lo ha sempre dimostrato, soprattutto nel XX secolo. L'eroe pirandelliano si colora dunque di una ben più profonda amarezza e acquista il significato e la consapevolezza di una condanna infame: la scoperta dell'impossibilità di evadere da una prigione che, sebbene trasparente, è più micidiale ed efficace. Non vi è un'ennesima ricerca o un forzoso riaccettarsi da parte di Mattia Pascal. Lo scetticismo di Pirandello impedisce un'altra ricostruzione che diventi ricerca dell'essere nell'esistenza di ogni giorno. La sua poesia è invece quel salto nel buio, quel fallimento intellettuale che si riduce all'indistinto, proprio per mancanza di forza filosofica messa da sempre in ombra, dall'angoscia esistenziale dell'uomo.
"QUALCHE CURIOSO MI SEGUE DA LONTANO; POI AL RITORNO S'ACCOMPAGNA CON ME, SORRIDE, E-CONSIDERANDO LA MIA CONDIZIONE.- MI DOMANDA: -SI PUO' SAPERE CHI SIETE? MI STRINGO NELLE SPALLE , SOCCHIUDENDO GLI OCCHI E GLI RISPONDO: -EH, CARO MIO...IO SONO IL FU MATTIA PASCAL".

Sep 6, 2019, 8:26 PM
la causa di tutto.....

Questo libro mi fu assegnato come lettura estiva dalla mia prof di lettere del biennio (non ricordo se fosse l'estate dell'ottanta o dell'anno successivo); subito non la presi bene, a quell'età le tempeste ormonali che mi attraversavano, le estenuanti partite a calcetto con gli amici, le festicciole in cui si potevano ballare i "lenti" abbracciati alle coetanee, gli entusiasmi e la voglia di conoscere il mondo, non lasciavano molto spazio alla concentrazione e alle attività intellettuali. Cominciai la lettura controvoglia a vacanze quasi finite, col fiato della prof sempre più sul collo; con grande sorpresa il libro catturò letteralmente me e i miei pensieri. Lo divorai come non avevo mai fatto prima, neanche il "Barone di Munchausen" aveva potuto tanto. La cosa singolare è che crescendo ho vissuto in prima persona alcune situazioni del romanzo; sono sempre stato un razionale e non credo al destino, però devo ammettere che nella mia vita le coincidenze fanno a gara da tempo per mettersi in evidenza. Tornando a noi è questo libro (insieme a "La coscienza di Zeno") ad avermi fatto nascere l'amore per la lettura. Gli utenti mi scusino per la digressione nostalgica sui bei tempi andati e per non avere affatto parlato del libro, che comunque consiglio vivamente a tutti quelli che non l'hanno letto.

Jan 28, 2010, 12:48 PM

Storia senza tempo, la prova di Pirandello che mi ha convinto di più. E più passa il tempo e più cresce l'invidia per l'insolita vita di Mattia Pascal...

Dec 2, 2007, 9:20 PM