uno scrittore in crisi familiare incapace di lavorare al nuovo romanzo si mette a rispondere alle domande banali di un suo fan club. Ne esce un libro frammentario, non privo di alzate di genio, che parla tanto soprattutto di Israele. Forse la risposta di uno scrittore rimproverato di non trattare abbastanza i conflitti del proprio paese. Ho sentito una certa stanchezza.
Non sono tempi felici, ma a notte finire l'ultimo libro di Eshkol Nevo fa sentire meglio, si gira la testa sul cuscino, si sorride con se stessi e ci si addormenta. 'L'ultima intervista' è il titolo dell'ennesimo bellissimo libro di questo autore israeliano, degno erede di Amos Oz, David Grossman e Abraham Yehoshua. Tra tanti ricordo 'La simmetria dei desideri' e 'Tre piani'.
Libro strano, ingannatore, che non vuole essere una storia, ma una collezione di risposte a un'intervista, lunga oltre 400 pagine. Il protagonista è lo scrittore, incapace di scrivere una nuova trama e che quindi si dedica a rispondere alle domande di uno sconosciuto intervistatore, giusto per continuare a scrivere. Non c'è una storia se non la presunta vita dello scrittore, ma in verità sono decine le storie, raccontate per rispondere alle domande, risposte non sempre pertinenti ma sempre penetranti nell'animo del lettore e nel senso della vita. Senza tacere gli inserti senza sconti sulla situzione di quell' 'anomalia' di giovane Stato che si chiama Israele.
Lo scrittore non se la passa bene, non riesce a scrivere, è da mesi che soffre di distimia (il gradino prima della depressione) e le cose importanti della sua vita stanno andando a finire. Gli fa male il 'cuore posteriore', non quello che pompa il sangue, ma quello che ha paura di perdere. Lui prende per i capelli i suoi ricordi, le storie che ha collezionato, gli attimi che ha vissuto per cercare un senso, spogliandosi di pudori e timori. Si passa dal ricordo di gioventù all'oggi per poi tornare indietro. Il senso alla fine lo trova, nonostante tutto si va avanti, i grumi si sciolgono, le scelte si compiono e così sia.
Ho passato mesi a consigliare il suo 'Tre piani' a molta gente che mi chiedeva cosa leggere di bello, e non vedo l'ora di vedere l'ultimo film di Nanni Moretti, tratto appunto dal libro. Ora mi toccherà di citare anche questo.
Solitamente per commentare un libro uso una o due citazioni, testimonianza del senso, ma anche messaggio per altri, che possono leggerlo. Perchè si legge sempre insieme ad altri, nella realtà o nella nostra testa. Per 'L'ultima intervista' le orecchie alle pagine sono troppe e dispiace decidere per questa e per quella. Il messaggio è il libro, tutto, e so che qualcuno lo leggerà, prima o poi. Spero in tanti, ognuno col suo.
Uno scrittore che si trova in un momento di crisi d’ispirazione ed al quale vengono improvvisamente a mancare i punti di riferimento più importanti della sua vita decide di affrontare un’intervista in rete nella quale (forse) per la prima volta si apre e si confronta con sé stesso .
Momenti belli e brutti , ricordi di gioventù , di amicizia , quella vera talvolta più importante dell’amore , persone reali e personaggi di suoi romanzi precedenti che si accavallano e si confondono come in una specie di seduta psicoanalitica “on line” nella quale non si capisce se in essa ci sia qualcosa di realmente autobiografico , e in questo caso quanto , oppure sia solo totale invenzione (“ I libri possono essere – per i lettori e per gli scrittori – una buca in cui nascondersi .) “ .
Dopo aver letto tutte le opere pubblicate sino ad oggi aspettavo da tempo che Eshkol Nevo , che considero tra i migliori autori israeliani contemporanei , proponesse qualcosa di nuovo e finalmente la mia attesa è stata ripagata .
Un romanzo espresso con il consueto stile talora allegro e scanzonato ma assai più spesso profondo ed intimista che , come mi accade sempre leggendo le sue opere , mi ha conquistato da subito .
Cinque stelle obbligatorie sperando che non debba passare troppo tempo per gustare il suo prossimo lavoro .