Il mondo vive di gossip, ma in questi giorni anche la scienza (bosone di Higgs vi basta?) sembra nutrirsene abbondantemente. Nel nostro piccolo mondo dell'ittiologia, le ultime settimane hanno regalato diverse specie nuove di cui una italiana. Si tratta di Esox flaviae di cui basta sapere che era noto da anni che le popolazioni autoctone di luccio erano diverse da quelle transalpine, ma pochi erano andati a guardare la situazione in profondità e nessuno fino ad ora si era preso la briga di descrivere la specie autoctona.
Come avere quindi informazioni aggiornate sulla situazione italiana? Se fossimo ancora nel millennio scorso, negli anni '90 per esempio, quasi qualunque libro poteva essere indicato. Personalmente mi abbeveravo ai volumi della Fauna d'Italia di Enrico Tortonese (li ho in bella mostra nella libreria) con dei controlli qua e là su I pesci delle acque interne di Gilberto Gandolfi (1991) e sulla guida di Ladiges dedicata ai pesci europei. Dal 2000 in poi tutto ha iniziato a correre. I cambi di nome sono stati all'ordine del giorno e il bisogno di una guida aggiornata e autorevole si è prepotentemente fatto sentire nuovamente. Nel 2001 venne Condannati all'estizione? di Sergio Zerunian, un testo ricco di notizie, idee e visioni vere e proprie della materia che portarono sotto i riflettori del grande pubblico l'ittiofauna italiana. Nel 2007 Kottelat e Freyhof diedero alla stampa il manuale dei pesci d'acqua dolce europei e nulla fu più come prima. Se aprite questo libro verrete colpiti dalla fiumana di pesci endemici europei. Quasi ogni fiordo e quasi ogni costa ha il suo salmonide endemico. E gli scazzoni? Legioni di scazzoni imperversano per l'Europa. Consiglio caldamente questo libro a tutti coloro che hanno sempre invidiato la varietà di specie tropicali. Qui troveranno il riscatto.
L'Atlante dei pesci delle acque interne italiane uscito nel 2011 cerca di ritrarre la situazione attuale italiana stabilendo dei compromessi tassonomici che appaiono ragionevoli. La prima parte del libro è squisitamente introduttiva. Alcuni capitoli come quello che si occupa degli alloctoni sono davvero interessanti e trattano ogni aspetto della questione. La seconda parte invece passa in rassegna le diverse specie di pesci ossei autoctoni e alloctoni che vivono nelle acque interne. È in questa parte che si trovano i compromessi di cui parlavo. Nei casi in cui le specie di Kottelat e Freyhof appaiono fondate su caratteri discutibili vengono presentate le diverse ipotesi attenendosi alle soluzioni tradizionali. Quindi per la sanguinerola si parla ancora di Phoxinus phoxinus e non di P. lumaireul o di Cottus gobio invece che Cottus ferrugineus. Di ogni specie sono riportate oltre al nome latino e comune anche le note sulla nomenclatura, l'origine e la distribuzione, l'ecologia, lo status della specie e l'importanza economica. Unica nota stonata è un'impaginazione che ricorda troppo un lavoro svolto "in casa" e le fotografie che pur essendo in genere di buon livello sono tutte scattate in acquari di campo o in mano e a corredo purtroppo non vi sono disegni o schemi.
Vale la pena acquistare il libro? Secondo me sì, basta essere consapevoli che presto ci sarà bisogno di un nuovo volume. La situazione è fluida. I lucci lo richiedono e non solo loro.