Premetto che non mi sono mai piaciuti i libri di guerra e non ne ho letti. Ancora oggi penso che per una guerra occorra programmazione degli obbiettivi e dei mezzi, ma che una strategia rigida sia deleteria: nella guerra conta la flessibilità mentale e gli andamenti sul terreno. Questo è ovvio per una guerra dove la sproporzione delle forze non sia esorbitante, altrimenti l'unica guerra è la guerra partigiana o la guerriglia: entrambe forme di guerra essenzialmente asimmetriche.
Il libro sulla grande guerra patriottica sovietica è ben strutturato e documentato usando archivi occidentali e sovietici (russi) e pubblicazioni specialistiche precedenti. L'autore parte dalla visione strategica militare che nasce con lo stato sovietico, eredità dell'impero zarista, che per sopravvivere dovette firmare la pace di Brest Litovsk. Con il trattato la Russia perse un quarto del suo territorio europeo, un terzo (62 milioni) della sua popolazione totale, un terzo delle sue terre coltivabili, la metà delle industrie e poco meno di un terzo del suo reddito nazionale. Oltre questa pace durissima (anche per i bolscevichi), una guerra civile, diverse guerre di confine e l'isolamento internazionale afflissero i primi anni di vita dello stato sovietico, situazione che obbligò i bolscevichi a puntare tutto sulla costituzione di un esercito l'Armata Rossa per poter sopravvivere. Le esperienze delle guerre con vittorie e sconfitte forgiarono un esercito, dei generali e una dottrina di guerra basata su operazioni in profondità, dottrina che nasce innanzitutto dalla geografia con gli enormi territori controllati dallo stato che non permettevano una guerra di trincea ma chiedevano concentrazione di forze d'attacco mobili superiori all'avversario e manovre rapide ai fianchi del nemico. Questo comportò lo sviluppo di forze mobili (cavalleria e forze meccanizzate).
L'URSS profittò nel suo primo decennio di vita della cooperazione segreta con il governo di Weimar in ambito militare cui era vietato dal trattato di Versailles di possedere mezzi corazzati e aerei di guerra. I primi carri sovietici, i primi aerei e gli addestramenti relativi vennero ai sovietici dai tedeschi. L'arretratezza storica dell'industrializzazione Zarista prima e sovietica poi fu superata con la priorità data dal primo (1928-33) e secondo(1933-38) piano quinquennale e con investimenti nella formazione di scuole tecniche e scientifiche aperte a tutta la popolazione.
Per raggiungere gli obiettivi i sovietici non esitarono ad avvalersi della tecnologia occidentale tedesca e statunitense, anche assumendo ingegneri tedeschi. Quello che non mi convince della prima parte del libro è l'accusa a Stalin di aver gettato l'Armata Rossa nel caos processando i generale Tuchacevsky ed altri generali e imprigionando un terzo più o meno di ufficiali sovietici. Tralasciando il merito dei processi, colpevolezza o innocenza, all'epoca i processi, per tutti gli osservatori, furono ineccepibili, e gli autori stessi riportano che il 15% dei comandanti condannati furono riabilitati e reintegrati nelle funzioni, a riprova che le accuse non erano palesemente inventate. Queste accuse per il periodo 36-37 vissuto dall'URSS sembrano un atto di fede di tutti i libri occidentali che parlano di quegli anni.
Tutta la politica industriale degli anni trenta dette priorità a rinforzare i settori meccanizzati dell'esercito tenendo conto che durante la prima guerra mondiale la Russia non aveva neanche un carro armato mentre già dai primi anni di guerra superò abbondantemente la produzione tedesca di mezzi corazzati. Al fronte principale occidentale occorre inoltre aggiungere l'estremo oriente dove i giapponesi tentarono una sortita in manciuria ma furono prontamente rintuzzati dal generale Zukov, l'esito degli scontri sconsigliò i nipponici dal proseguire. Sul fronte occidentale l'Armata Rossa era impreparata allo scontro con la Germania che Stalin sapeva inevitabile, certo avrebbe preferito che Hitler volgesse le sue mire ad ovest, così come invece Francia e Inghilterra tentarono di rivolgere l'aggressività tedesca verso il comune nemico sovietico. In questo quadro vanno inseriti il Patto di Monaco e i successivi patti di non aggressione (1938) tra stati occidentali e Germania e successivamente il patto Molotov-Ribbentrop. Ma stranamente gli autori non menzionano i patti degli occidentali come antecedenti il patto Molotov-Ribbentrop mentre sono sempre prodighi di informazione e condanne di quest'ultimo.
L'unica preoccupazione di Stalin fu sempre, in ogni situazione di prendere tempo, rinforzare il giovane stato socialista e allontanare il più possibile la guerra. Nonostante gli accordi tedeschi la fulminea occupazione della Polonia occidentale da parte delle truppe tedesche colse di sorpresa l'Unione Sovietica che si affrettò ad occupare la sua parte orientale dimostrando le sue difficoltà logistiche, è in questo momento che avvenne la strage di Katyn che gli autori attribuiscono ai sovietici. Accusa sempre respinta dai sovietici e ultimamente anche studiosi occidentali (Grover Furr) affermano che la strage fu opera dei nazisti e dei loro alleati nazisti ucraini.
Gli autori della Grande Guerra Patriottica riconoscono che il peso maggiore della guerra ricadde sull'armata rossa (il 75% delle armate naziste era rivolto ad est oltre alle armate dei paesi alleati ai nazisti: rumeni, ungheresi,finlandesi), i sovietici sollecitarono più volte gli alleati anglosassoni ad aprire il secondo fronte, che arrivò tardi per i sovietici (lo sbarco in normandia è del giugno 1944). Anche sugli aiuti inviati dagli alleati ci sono valutazioni divergenti: per i sovietici furono marginali e sugli armamenti inutili perché indatti o malfunzionanti nei territori contesi. Occorre tener conto che non si trattava di doni ma del Lend-Lease Act noto come legge “Affitti e Prestiti” che i sovietici ripagarono negli anni del dopoguerra.
Certo i sovietici impararono con immani distruzioni di vite e di strutture l'arte della guerra, ma una guerra così sentita dal popolo sovietico di tutte le nazionalità non può prescindere da un generale consenso per il sistema che vigeva. Ci furono parti di popolazione dei territori sovietici occupati dalla Germania che collaborarono con i nazisti, ma si trattò sempre di estreme minoranze.

May 30, 2022, 11:17 AM