"...mi dissi che Stephen Rose era qualcosa di strano e di nuovo, qualcosa che mi era stato mandato, qualcosa che avevo davanti mentre diventavo un uomo."
D.A.
E' nel difficile e indimenticabile passaggio tra infanzia ed età adulta che accade qualcosa di essenziale nella vita di tutti. Può avere le fattezze di un angelo oppure di un demone, può essere qualcosa che ci cade addosso senza averlo neppure immaginato, oppure qualcosa che andiamo a cercarci. Può chiamarsi Stephen Rose, ed essere uno strano ragazzo venuto da lontano, con un passato misterioso e misteriose doti creative. Accade che di colpo, le domande essenziali scoppiano nel cuore, e la vita e la morte e tutto quel che ci sta in mezzo, pulsano come non pulseranno forse mai più per il resto dei nostri giorni. Una finestra si apre e possiamo usarla per buttarci di sotto e scoprire se sappiamo volare oppure se non saremo mai uccelli. Pochi scrittori sono riusciti a raccontare quel momento come riesce a farlo David Almond. Le sue parole non spiegano niente. Non vogliono - grazie al cielo- insegnare niente. Vibrano misteriose, simili a creature del buio che solo un'anima adolescente può forse, per un breve istante, riuscire ad afferrare.
Niente da fare. Non riesco a cogliere in fallo quest'uomo. Leggendo la prima parte di Argilla stavo quasi per compiacermi di aver trovato finalmente una caduta di stile di questo scrittore incredibile. Ma è troppo bravo!
Mi spiego: quasi che l'opera stessa sia stata ideata e costruita come l'uomo di argilla dei due protagonisti, Davie e Stephen. Prima si raccoglie la materia, poi piano piano la si modella, ma ha bisogno del folle soffio di desiderio dei due ragazzi per animarsi. E a metà percorso, il libro esplode in tutta la sua potenza.
Almond ci sbatte in faccia ancora una volta i suoi incubi e i suoi sogni preferiti: siamo esseri animati in continua mutazione; siamo inclini a "pensare" il male e spesso a realizzarlo; siamo spaventati ma anche affascinati dal mistero della morte.
Ma c'è un filo conduttore molto preciso anche se sotterraneo. Almond descrive molto bene la necessità degli esseri umani, e degli adolescenti in particolare, di scoprire "qualcos'altro", di riconoscersi in "qualcun'altro".
Il bisogno di religiosità nasce da questo, la speranza di una vita dopo la morte anche, ma anche la paura di non essere abbastanza forti, abbastanza completi, come se ci mancasse sempre "qualcosa", anche se si tratta di una parte oscura di noi, che terremmo volentieri nascosta agli altri ma che abbiamo l'urgenza di conoscere. Questa ossessione porta l'Uomo a spingersi sempre più in avanti, come Stephen, che vuole creare un essere animato, e, novello Dio, impasta l'argilla e le dona la vita con la potenza della parola. Davie è affascinato, ma intuisce un pericolo, una stortura e una sorta di pietà verso quel mostro ignaro del bene e del male. Ma Stephen esulta:
"Davie, guarda la nostra creazione. L'argilla vive. L'argilla si muove. Come puoi negarlo?"
"Non può essere vero"
"Forse è quello che Dio ha detto a se stesso il mattino che ci ha creati. Non può essere vero! Non posso farlo! Ma la sua creatura si è alzata da terra e Dio era sbalordito del proprio potere. E la creatura ha camminato. E ha osato guardare Dio in faccia. Dio ha visto la malizia negli occhi della sua creatura ed era turbato da quello che aveva fatto. Si è detto:Forse ho creato un mostro. Quali orrori ho sguinzagliato su questo mio delizioso mondo? Ma era troppo tardi. L'azione era compiuta"
Curioso, ricorda le ultime parole di Cristo sulla croce:
Tutto è compiuto.
Questo libro parla di adolescenti, di rabbia e frustrazione. Parla di follia e di speranze. È possibile pensare tanto intensamente a qualcosa da farlo avverare? Tanto da sovvertire la realtà e influire sulla mente altrui? Esistono menti più malleabili delle altre, su cui influire più facilmente? L'ambientazione anglosassone del libro è fondamentale per capire le libertà e la crudeltà di certe situazioni. Uno scenario del genere difficilmente lo potrei immaginare in Italia. Ma la cosa importante è la determinazione di credere in qualcosa, con la forza della disperazione e della rabbia, i sentimenti di chi non ha ricevuto altro che calci dal fato. E poi c'è il protagonista che non sa quel che vuole, che scrolla sempre le spalle e non sa cosa vuole essere, cosa vuole diventare. Una mente malleabile che trova comunque la forza di opporsi, a un certo punto. C'è anche Argilla, che potrà sembrare un mezzo per descrivere la psicologia dei personaggi, ma possiede una tale forza narrativa da sembrare vero, forse il vero elemento discriminante della narrazione e dell'immancabile senso di ambiguità che avvolge il lettore dall'inizio alla fine. Un libro fantastico, fuoriuscito dalla mente fervida di uno dei più grandi autori per ragazzi. Da leggere immancabilmente.