In uno degli incipit più belli che la letteratura ci abbia regalato Willa Cather, scrittrice ai più sconosciuta, ci introduce con I Pionieri, nel cuore dell’America : il Midwest territorio sconfinato, immenso, suggestivo e per questo, almeno per noi europei, anche misterioso. Se pensiamo all’America e alle sue contraddizioni è anche da lì che nascono, da quei territori per noi troppo aperti, dove il punto dell’orizzonte si sposta sempre un po’ più in là , oltre quelle nuvole sospese tra il cielo e la terra; noi europei che abbiamo in ogni angolo del nostro territorio testimonianze della compiutezza di qualche nostro avo ci ritroviamo spaesati di fronte al mistero di una terra così sconfinata. Ed è questo che ci ha attratto e ancora ci attrae: il mito della frontiera, della linea di confine e la sfida che i pionieri hanno accettato quando hanno deciso di attraversarla.
Willa Cather è un’equilibrista, una scrittrice che sa stare in bilico proprio su quella linea di confine, su quella frontiera che è l’America degli anni che vive fine ottocento, inizi del novecento. Cresciuta in Nebraska, vissuta a New York ma anche in Europa come molti altri scrittori del tempo, Willa Cather sviluppa uno stile, molto influenzato dalla sua biografia, i cui tratti caratteristici ruotano intorno alla nostalgia del tempo che scorre, all’imprevedibilita’ della vita, al grande amore per la natura e all’analisi dei cambiamenti della società americana all’avvicendarsi del nuovo secolo. Nei suoi scritti i personaggi stanno sempre in bilico tra la condiscendenza e la caparbietà, la ribellione Cather lo rappresenta spesso attraverso l’espediente del confronto tra un personaggio giovane e uno più maturo. Espediente questo che serve a mettere a confronto il vecchio e il nuovo mondo ma anche qualcosa di più intimo come la ricerca di un eterno e la consapevolezza che nulla sfugge al cambiamento. E vivendo in questa tensione esistenziale Willa Cather diviene essa stessa una pioniera , a suo modo una scrittrice di avanguardia perché con il suo realismo ha dato ai suoi scritti una modernità di stile e di contenuti pur rimanendo all’interno di una cornice tradizionale, quasi conservatrice.
In Pionieri Willa Cather ci porta nel mondo che lei ha vissuto da bambina, il Nebraska rigoglioso della Dissected Till Plains, attraverso la storia di Alexandra, figlia di un emigrato svedese, che si oppone al destino e rimane caparbiamente legata a quella zolla di terra visitata dal vento e apparentemente inospitale. Rimane a lottare sapendo che da quel momento in poi cambieranno i valori su cui poggera ‘ la sua vita. La natura con la sua maestosità e forza sarà la sua guida eil personaggio di Ivar, quasi mitologico, la impersonifica, un modello estremo ma efficace che fa da contrappunto con la società conservatrice che va costituendosi intorno ad Alexandra e a suo fratello Emil. Ad un certo punto Alexandra capisce come il suo rapporto con quella terra si stesse rinnovando perché il suo cuore è nascosto tra l’erba alta, il brusio degli insetti, nascosto in quella vastità. Forse sta qui il mistero del Midwest, questa terra sconfinata che sembra fatta apposta per esercitare la libertà, ma che si ritrova come ogni altra parte del mondo ad ospitare forti contraddizioni. Forse dipende da come si decide di essere dei pionieri che si abiti in Nebraska, a New York o nella vecchia Europa :”Il mondo è piccolo, le persone sono piccole e la vita umana è piccola. Esiste solo una cosa grande il desiderio”
Non il mito della frontiera piuttosto la colonizzazione del Nebraska da parte di contadini svedesi, polacchi e boemi emigrati dall’Europa è il contesto di questo romanzo breve.
Ricco di praterie, dapprima terre brulle e aride ideali per l’allevamento di bestiame, grazie al lavoro di questi “Pionieri” progressivamente lo stato si è trasformato fino a diventare negli anni uno dei primi produttori agricoli degli USA.
E’ in questo contesto di cambiamento e sviluppo del territorio che vive la sua vita la protagonista.
Alexandra è una donna forte e determinata che alla morte del padre si fa carico di portarne avanti il lavoro – da cui invece prendono le distanze i tre fratelli – allargando progressivamente i suoi possedimenti. Scotto da pagare la solitudine che solo alla fine trova risvolto in un happy end.
Lettura scorrevole ma, tranne poche pagine in particolare quelle in cui la natura diventa protagonista (stormi di anitre migranti, albe o tramonti, temporali improvvisi, campi di grano a perdita d’occhio, laghetti che riflettono i grandi cieli), ho trovato il tutto un po’ “asettico” e non mi ha coinvolta come invece mi aspettavo.
Dopo aver sentito parlare di quest’autrice americana (per me sconosciuta sino a qualche tempo fa), ho deciso di conoscere la sua opera attraverso questo suo primo romanzo. Pubblicato nel 1913, Pionieri rappresenta il debutto di Willa Cather in campo letterario, dopo aver compiuto qualche esperimento narrativo.
Pionieri, il cui titolo originale “O Pioneers!” deve il nome al titolo di un poema di Walt Whitman, ha come protagonista Alexandra Bergson, ragazza svedese trasferitasi, alla fine dell’Ottocento, dalla Svezia con tutta la sua famiglia nel Nebraska per coltivare la terra. Poco tempo dopo il padre si ammala e sul letto di morte affida la propria fattoria e la cura della famiglia alla figlia. Davanti ad Alexandra si prospettano anni duri, fatti di lotte e sacrifici per riuscire a mantenere la promessa fatta a suo padre. I suoi fratelli, Oscar e Lou, attratti dalla possibilità di una vita più facile in città, vorrebbero vendere tutto ad uno speculatore ma Alexandra gli convince a restare e provare a coltivare quella terra aspra e selvaggia ma allo stesso tempo rigogliosa che promette di fiorire e ricompensare il duro lavoro che gli attende.
Passano sedici anni e il tempo da' ragione a questa giovane donna: la fattoria prospera e la famiglia Bergson diventa ricca. Alexandra si è impegnata anima e corpo in questo compito, fino a sacrificare tutta se stessa…
Primo della trilogia del Nebraska, questo breve romanzo (è costituito da poco meno di 200 pagine) racconta una terra così immensa, dura e spesso crudele che mette alla prova e respinge l’essere umano. La terra che, in quest’opera della scrittrice americana, si rivela essere la vera protagonista del romanzo.
Lo stile della Cather è sobrio, limpido e incantevole; si percepisce, mentre si leggono le pagine che volano via velocemente, l’amore e il fascino che l’autrice prova per queste terre sconfinate e apparentemente inospitali del Midwest in cui ha trascorso l’infanzia. Una penna delicata, nostalgica e molto evocativa poiché riesce a far vedere al lettore i campi di granturco, a far sentire gli odori e i profumi dell’erba, il sudore degli uomini a lavoro e i versi degli animali.
Bastano pochi tratti decisi e nitidi, e la Cather riesce subito a rievocare abitudini, atmosfere e personaggi tipici di un periodo, quello della frontiera, ormai giunto al tramonto.
Pionieri, in cui sono narrati alcuni decenni in poche pagine, è un romanzo che sa di terra, di fatica, privazioni, immigrazione, amore, coraggio, speranza, dolore, tragicità, spirito di libertà, morte e rinascita.
Sono rimasta piacevolmente colpita dalla prosa della Cather, che scrive benissimo sia i personaggi ma soprattutto i paesaggi, descritti in modo molto poetico, tanto da farmi sembrare che il libro stesso fosse vivo.
Un libro in cui Willa Cather mescola sogno e realtà, in cui tutto è scandito dall’immutabilità delle stagioni, dalla semina e dal raccolto; un microcosmo di fattorie e di piccole comunità lontane le une dalle altre in cui risiedono personaggi indimenticabili. Ivar, norvegese un po’ fuori di testa, consigliere di Alexandra e dotato di un tocco magico con gli animali; Emil, fratello minore di Alexandra, legatissimo a lei, che è l’incarnazione delle nuove generazioni, innamorato della giovane ma già sposata Marie, con la quale intreccerà una relazione; Carl Linstrum, amico e amore di Alexandra, che se ne andrà e tornerà per tutta la vita.
Il personaggio che sicuramente spicca su tutti è Alexandra, ragazza indomita, forte, dotata d’intraprendenza, forte temperamento, fiducia in se stessa, legata alla terra in modo viscerale. Una donna, per quell’epoca, fuori dal comune, munita di un intuito straordinario, in grado di cogliere le potenzialità di quelle grandi praterie capaci di spezzare molti sogni ma abili nel ricompensare il giusto lavoro a chi sa resistere alle difficoltà che ha davanti a sé. Una donna anche tremendamente sola, che si sacrifica per tutto e tutti, imbattendosi in gioie e dolori che si abbatteranno sulla sua vita.
Un libro sicuramente da leggere e un’autrice da conoscere. Un romanzo straordinario, ingiustamente dimenticato, ricolmo di momenti di calma e di momenti convulsi, che racconta un’America ancora lontana dall’essere quella grande nazione che oggi noi tutti conosciamo.
La storia di ogni paese comincia nel cuore di un uomo o di una donna.