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lessico famigliare (in spiaggia)

Metti che hai deciso di trascorrere qualche giorno al mare in compagnia di quel completo disastro della tua famiglia.

Metti che ti sei portata una dozzina di libri, giusto per garantirti la giusta dose di estraniamento dagli estenuanti rapporti familiari.

Metti che sei in spiaggia e stai leggendo uno dei dodici libri, metti che sia questo.

Nel caso (si parla per pure ipotesi, eh), potrebbe capitarvi di assistere a un dialogo tipo il seguente:
-madre(detta Mutter): cosa leggi?
[con tono molto interessato e mellifluo che tende a suggerire il desiderio di una conversazione madre/figlia che vada oltre il semplice scambio di informazioni]
-Figlia (ovverio, sempre per ipotesi, iomemedesimastessa): un libro.
[con tono ostinato e asciutto che tende a suggerire un concetto del tipo: lasciami leggere in santa pace, per favore, grazie]
-M: grazie della fiducia nella mia capacità di riconoscere oggetti reali e piuttosto banali. Intendevo: che libro?
[con tono paziente e però tenace che tende a suggerire: col cavolo che mollo, TU, adesso, parli con ME]
-F: un libro di un italiano che si chiama Paolo Nori, il titolo è a Bologna le bici erano come cani; è simpatico, carino, ben scritto e edito da una casa editrice piccola e semisconosciuta.
[con tono cortese e disponibile che tende a suggerire: ti ho detto il massimo che potevo e ora, per favore, te lo ripeto, lasciami leggere in pace, grazie]
-M: …
[silenzio prolungato e con sguardo ancorato con determinazione alla copertina tra le mani della figlia degenere a scopo di indurre disagio e senso di colpa nel cuore sensibile e fragile dell’innocente creatura e che tende a suggerire: volevo solo scambiare quattro chiacchere tra madre e figlia, ne fai sempre una tragedia, tu]
-F: …
[silenzio cocciuto che tende a suggerire: non ce la farai a farmi sentire in colpa, strega, son stata finanche troppo gentile.]
-M: …
-F: …
[il senso di colpa si fa largo a spintoni, insiste, si insinua…e infine dilaga senza freno. F. dunque si arrende miseramente e capitola]
-F: … perché me lo chiedi?
[con tono sconfitto di chi cede, infine, e riapre un varco al dialogo]
-M: perché ti guardavo mentre leggevi. È che sul volto avevi un’espressione non ti avevo mai visto: era attenta e sorridente e tesa e intenerita, tutto allo stesso tempo … e ho anche pensato che mi sarebbe piaciuto, anche solo una volta, vederti con quell’espressione lì quando guardi noi … [piccola pausa a effetto] … la tua famiglia.
[che io dico: qualcuno la scritturi, vi prego. Sarebbe un’attrice da soap dei pomeriggi di rete 4 da audience mai visti, ha un talento naturale, per certe cose, mia madre]
-f.: …
[Ecco, così imparo a cedere ogni fottuta volta. E ora, coraggio, aprite pure il fuoco, sono pronta]

Jul 24, 2011, 8:21 PM

Dice Paolo Nori, sul suo blog: "Sarebbe ragionevole pensare che io campassi altri trentun’anni. E ieri pomeriggio, all’aeroporto di Cagliari, intanto che aspettavo il volo in ritardo che mi avrebbe riportato a Bologna via Olbia, ho fatto il calcolo e ho visto che mi mancano, più o meno, 11.320 giorni. Allora, facendo il calcolo di scrivere due cartelle al giorno, sarebbero 22.640 cartelle, che, cento cartelle a romanzo, sono circa 226 romanzi, più o meno. Ecco."

Vorrei parlare meglio di questo libro, ma il tempo è sempre quello che è, quindi per adesso mi limito a dire che, se quei 226 romanzi saranno come questo, non solo me li leggerò tutti con grande gusto, ma son sicuro che Paolo Nori potrebbe completare una sorta di enciclopedia dei gesti, degli affetti, delle famose piccole cose, che non sono mai così piccole.

May 2, 2011, 12:35 PM
uau

Ero andato al mare, con la Battaglia, in una casa che aveva la famiglia della mamma della Battaglia, eravamo rimasti io e la Battaglia, da soli, per quattro giorni, i primi di giugno dell'anno 2010, e lei mi insegnava le cose, qual era la nostra cabina, al bagno Felice, dov'era il cinema, dov'era il parco con i gonfiabili, a che ora c'erano, in televisione, i cartoni animati, dov'era il phon, in bagno, e mi teneva aperta la porta del condominio quando dovevamo uscire, in bicicletta, avevamo una bicicletta che aveva un sellino bellissimo per i bambini e un sellino bassissimo per i grandi, facevo una fatica, a pedalare, e ogni tanto ci perdevamo, in bicicletta, e io dicevo "Ci siamo perduti", e la Battaglia delle volte si metteva a piangere e io le dicevo "Ma stai tranquilla, adesso chiediamo", e chiedevamo, e ci dicevano, e trovavamo la strada.
E una volta, eravamo quasi arrivati in pineta, la Battaglia dal suo seggiolino davanti mi aveva detto "Io voglio far l'artista perché quando dipingi tu sei lì, tranquilla, coi tuoi pensieri".
[...] E una sera la Battaglia mi aveva chiesto qual era la cosa più preziosa che avevo, e io le avevo detto che era lei, e lei mi aveva detto "Ma a parte me?". E io le avevo risposto mia mamma, e lei mia aveva chiesto "ma a parte tua mamma?". E io ci avevo pensato e le avevo detto "Il mio cappello". E lei si era avvicinata a cercare di rubarmi il cappello e io, intanto che tiravo indietro la testa avevo pensato che se qualcuno me l'avesse chiesto dieci anni prima, qual era la cosa più preziosa che avevo, io avrei detto "I miei libri".
E al bagno Felice c'erano due bambini che giocavano a ping pong senza rete, contavano i punti e tutto sembrava un film di Antonioni, però più bello
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Dec 11, 2010, 1:21 PM