Manca di spessore ed è inconcludente. Poteva essere un buon libro se affrontava le varie tematiche appena accennate. La chiusura mentale di certi gruppi etnici, religiosi oppure la diversità, il perbenismo americano.
Mi sono trovata spaesata, tante traccie, tante vie ma non hanno portato a nulla.
Peccato
Ma tu cosa sei?
Difficile capire se Panca -Pew sia maschio o femmina, la sua età o provenienza ...Forse sta scappando, ma da chi o da cosa?
Ricordavo una stanza bassa, senza finestre.Tre passi per due.Un pavimento umido. Il sapore del sangue.Un piccolo corpo.Una lunga fame.Vari anni.Vari anni ,ma passati ormai.Quegli anni erano finiti e non sarebbero più tornati e non sarebbero finiti mai.
Erano miei, o erano stati miei ,ma ora stavano da qualche altra parte, in un posto vicino e lontano da me. Non appartenevano a nessuno, quegli anni intangibili. Di loro restava solo l'impronta, il campo vuoto dove avevano finito per lasciarmi.
Il protagonista resta indecifrabile, chiuso in un ostinato silenzio, non risponde (quasi mai)alle domande, non parla.
Le parole si mettono al posto di qualcosa che non si può comunicare e per quanto uno si sforzi, per quanto le parole si accumulino, quell'assenza rimane sempre.
Non parla, però ha uno spiccato spirito di osservazione,ed è ,tra tutti quanti, il solo
capace di restare in ascolto degli altri...
Un romanzo enigmatico e provocatorio, che pone interessanti riflessioni, sulle ipocrisie delle persone, sulle maschere che si indossano, sull'accoglienza dell'altro, sul blabla diffuso, sull'incomunicabilità ,
sui pre-giudizi ,
che pesano.
3/4 ☆☆☆☆
"A me puoi dirlo" rappresenta un progetto narrativo che, con coraggio, esplora tematiche importanti (come l'accoglienza, la tolleranza, l'appartenenza ad una setta) con la novità di osservarle con una prospettiva "aliena".
La trama non è così importante; in fondo si tratta di seguire il protagonista dalla sua apparizione alla sua decisione di lasciare questo mondo. "Panca" (o Pew in inglese) viene ritrovato addormentato in una chiesa di un piccolo centro rurale degli U.S.A. da una coppia che lo accoglie in casa, come altre hanno fatto con bambini maltrattati, di origine ignota.
Panca non parla (anche se comprende tutto) e non si capisce quale sia il suo genere (maschio o femmina) ed il colore della pelle suscita dubbi.
L'accolgienza, da buoni frequentatori della chiesa, non esime da dubbi e domande circa l'origine dell'essere misterioso (probabilmente di età intorno ai 12/14 anni).
Si cerca di ottenere reazioni portandolo presso altre famiglie, presso il bambino già accolto (con cui Panca scambierà qualche parola), con colui che ha ideato il "Festival del Perdono", senza ottenere risultati.
Si cerca di farlo visitare da un medico perchè possa dare risposta alle domande di fondo, ma Panca rifiuta di spogliarsi e di farsi esaminare.
Panca ascolterà e commenterà ciò che lo circonda in questo contesto e in questo mondo che non gli appartiene: nell'ultima pagina afferma "Non ci siamo più, non c'eravamo, non ci siamo mai stati".
L'idea creativa è molto stimolante. Uno sguardo disincantato e alieno su un mondo di convenzioni e di buone intenzioni dettate, forse, da un senso della misericordia che nasce dalla convenzione sociale di un piccolo villaggio, da una comunità ristretta e chiusa, più che dal convinimento profondo.
Il Festival del Perdono rappresenta poi l'epilogo di questo microcosmo psuedo religioso. L'importanza di confessare e di essere perdonati dalla comunità,...ma forse ci possono essere anche sacrifici umani?!
Quindi tutto molto interessante, ma non del tutto convincente dal punto vista letterario.
Una sorta di tentativo (che va apprezzato) non del tutto approfondito e che lascia dubbi nelle lunghe fasi di descrizione di situazioni e personaggi per nulla significativi.
Il senso di alienazione si percepisce molto bene, ma non è sufficiente a farne un'opera letteraria memorabile.
Blue Tango