Orwell, Kafka: forse, di sicuro Basma Abdel Aziz

Premessa la doverosa confessione della mia prolungata ignoranza in materia di scrittori dei paesi arabi (definizione imprecisa come poche), solo negli ultimi tempi meno scandalosa grazie ai consigli di due o tre preziose amicizie, devo dire che questo libro mi ha sorpreso.
Lineare nella trama (a volte persino troppo statico in alcuni passaggi), la storia di questa pallottola che non dovrebbe esistere secondo la versione ufficiale della Porta e che invece alligna minacciosa nel ventre del povero personaggio principale, Yahya, è una perfetta rappresentazione dei meccanismi del Potere.
Certo, si potrebbe pensare a ragione di essere in Egitto - e lo conferma in un'interessante intervista reperita in rete la traduttrice, Fernanda Fischione - ma anche no. Come tanti romanzi distopici, narra di un incubo che potrebbe farsi realtà da un momento all'altro, da un luogo all'altro della Terra.
Il richiamo a Orwell e al racconto di Kafka Davanti alla Legge (forse il mio scritto preferito dell'immenso praghese) ci sta tutto, anche se le differenze sono tante.
Ed è proprio una di queste differenze - le altre le lascio a chi vorrà ben impiegare il tempo leggendo questo libro, perchè non potrei approfondirle senza svelare l'intreccio già minimo di suo - l'aspetto che mi ha colpito di più.
Il personaggio dell'apologo kafkiano attende passivo la terribile rivelazione finale. Gli uomini e le donne che abitano La Fila (maiuscolo, per renderla entità viva e vivente, come merita), no. Si innamorano, litigano, predicano, avviano attività commerciali, lasciano la coda per poi tornarvi rischiando di perdere il posto, leggono giornali, acquistano telefonini. Vivono, insomma. E lo fanno perchè - a un certo punto lo si legge chiaramente - trovano proprio nella Fila un senso di sicurezza, di certezza.
Meglio in perenne ma stabile sospensione di ogni forma di diritto che nell'incertezza della libertà che regna al di fuori della coda, dunque? Hannah Arendt ha scritto passaggi interessanti sul fascino della dittatura oltre che sulla banalità del male, assieme a tanti altri studiosi (per citarne uno, Juan Jose Linz): nulla più di un romanzo, però, è vivamente evocativo di ciò che può significare vivere - non felici, ma - sereni in assenza di garanzie democratiche.
Queste pagine lo dimostrano, nella tradizione di quella letteratura distopica e surreale mediorientale (altra etichetta priva di reale valore) che dovrebbe insegnarci ogni giorno di più quanto la realtà di quei paesi così lontani e così vicini da noi sia diversa dalla narrazione che ne danno i nostri troppo spesso superficiali e inaffidabili mass media.
Un nome per tutti? Utopia, di Ahmed Khaled Tawfik.
PS. Ho imparato, dopo 4 anni di anobianesimo, che quando le recensioni sono belle anche il libro lo è. Quelle di questo libro sono tutte bellissime.

Jun 6, 2020, 4:58 PM

Il potere è un concetto. Non serve che esista realmente, anzi: funziona meglio quando è invisibile, assente, sospettato, minacciato. Che è poi la risposta alla domanda “Perché hai paura di uno stato di Polizia, se non commetti nulla di male?”. Perché sei sempre potenzialmente dalla parte del torto, anche quando non è vero. Anche quando vieni ferito per caso ma la tua sola esistenza è una minaccia per il mantenimento dell’ordine. Ordine che tutela chi controlla il potere, non i civili. Può controllarlo anche La Porta, una struttura che emana documenti ma non ha volto, che decide di non agire, e che nel suo non agire è più vera e viva e pervasiva, fino a trasformare uno stato d’emergenza eccezionale nella norma, una norma che porta ad un finale minacciosamente inquietante. Buffo che la terra inventata dall’autrice sia così simile a quelle cose che vediamo in Italia, o che vedremmo, se i media ne parlassero (le narrazioni degli scontri nel romanzo non sono molto diversi dagli eventi de L’Asilo di Torino, o di decine di simili, dove la verità viene ricostruita secondo necessità).
Potere è ciò che riteniamo tale. Lo mantiene chi riceve la nostra investitura in un atto di fede collettivo. E come tutti gli atti di fede è sempre possibile di ridiscussione o di revoca. Possibilmente prima che sia impossibile immaginare un’alternativa.

Apr 22, 2019, 4:19 PM

Recensione in esclusiva per LibroGuerriero

https://libroguerriero.wordpress.com/2018/10/11/basma-abdel-aziz-la-fila-nero-collana-not/#more-7640

Oct 11, 2018, 5:38 PM