Se vedo un libro che ha sulla copertina un’immagine tratta da LOST, le mie mani si protendono automaticamente verso il libro in questione. Qui poi la copertina è particolarmente adatta, visto che raffigura l’indimenticato Charlie davanti al confessionale (ep. 1x07 “La falena”) e il libro parla per l’appunto di confessioni, dal singolare punto di vista di colui che le amministra.
La struttura è quella di un vero e proprio eserciziario: nella prima parte ci sono “i casi”, le fattispecie raccontate dall’ipotetico penitente in cerca di conforto; nella seconda parte ci sono “le soluzioni”, cioè le valutazioni morali da dare. Il lettore ha tutto l’agio di leggere il caso, applicare il proprio senso morale, e poi andare a controllare.
Il proposito è quello di aiutare i sacerdoti, per consigliarli in questo difficilissimo ministero, eppure il testo si rivela estremamente utile anche per ogni altra tipologia di lettore interessato. L’autore nella prefazione spiega senza mezzi termini la sua posizione difficile, il rischio di essere “visto come un moralista incallito preconciliare, con un deprecabile ritorno alla morale casistica, largamente superata, dal Concilio in poi, per una morale rinnovata”. Laddove la differenza pratica tra queste due impostazioni sta nel fatto che, nei manuali di Teologia Morale per la formazione dei futuri sacerdoti,

"i casi di coscienza erano sistematicamente intrecciati con l’esposizione della dottrina, che veniva così continuamente messa a confronto con la vita vissuta. Questa Teologia Morale aveva perciò come principale obiettivo quello di delineare nei vari ambiti del comportamento umano dove comincia a esserci peccato, e quando il peccato è da valutare come mortale. Il Concilio ha radicalmente cambiato questa impostazione, stabilendo che l’esposizione della Teologia Morale, «maggiormente fondata sulla Sacra Scrittura, illustri l’altezza della vocazione dei fedeli in Cristo e il loro obbligo di apportare frutto nella carità per la vita del mondo» (decr. Optatam totius, n. 16.4).
Nessuno dubbio sulla validità e sui vantaggi enormi di un tale rinnovamento, e non è questa la sede per illustrarli. Ma ne è pure derivato il rischio, per i candidati al presbiterato, di trovarsi alla fine arricchiti di una visione altamente positiva della morale cristiana, ma impreparati sia al ministero della confessione, sia a trovare, in qualunque altra sede, soluzioni correttamente fondate a problemi morali concreti che si presentano nella vita.
"

Insomma, per come la vedo io, qui ci sono due estremi errati da evitare entrambi: o le maglie di un legalismo arido che tratta le questioni morali con l’impersonalità d’un libro di matematica, per cui se questo allora questo e dunque quest’altro = peccato (e questo era il rischio di “prima”); oppure un sentimentalismo di belle parole dove però alla fine molto/troppo/tutto dipende dalla coscienza soggettiva, cioè di fatto spesso la coscienza male (in)formata, per cui va a finire che oltre alle belle parole non resta granché da dire a chi chiede giudizi per riconoscere il male compiuto e consigli concreti per rimediarvi (e questo è il rischio di “adesso”).
Il libro evita entrambi questi sbandamenti, grazie alla strada maestra cui si attiene l’autore: distinguere sempre i due aspetti della valutazione oggettiva dell’azione e della valutazione soggettiva della persona. E infatti non sono pochi i casi in cui “la soluzione” è che l’azione è moralmente sbagliata, ma l’autore è poco o niente colpevole per tutta una serie di elementi che sono sempre spiegati in maniera chiara e lineare nei limiti del possibile.
I “casi” sono 30, esposti dettagliatamente, e decisamente spinosi. Ho scoperto di non essere così moralista come credevo, perché per alcuni non avevo la minima idea di quale fosse la “soluzione”. C’erano certe storie che vorresti dire “vabbè ma questo è un film” e poi pensi che cose così succedono davvero, e sei contento di non essere tu al posto del prete che deve confortare e consigliare il povero disgraziato che te le racconta; per esempio la storia del bravo ragazzo cattolico buona-laurea-ottime-prospettive-fidanzamento-casto-tra-poco-si-sposa che viene convinto a fare un addio al celibato dagli Amici Poco Raccomandabili che lo drogano a sua insaputa e lo fanno ubriacare e lo portano in discoteca e rimorchiano La Prima Che Ci Sta con cui organizzano un’orgia e il povero bravo ragazzo cattolico dice no no no però poi alla fine cede e la mattina dopo si svegliano e scoprono che la ragazza è scomparsa però come nella canzone di Elio ha lasciato scritto sullo specchio del bagno “BENVENUTI NELL’AIDS MUAHAHAHAHA” e tutti vanno nell’orrore totale e il ragazzo dice la mia vita è finita sono condannato m’ammazzo poi ci ripensa e va dal sacerdote a confessarsi e chiedergli consiglio su che cosa fare e come metterla a nome con il matrimonio prossimo venturo e se è moralmente tenuto a dire alla promessa sposa che le ha messo le corna e che potrebbe attaccarle il virus.
Argh.
E che gli dici, a uno così?

Jun 21, 2013, 4:42 PM