“Un sorso, a fior di labbra, sulla punta delle labbra. Isolarsi, intanto, concentrarsi, restare immobili, lasciare che il sapore salga al cervello, lo spirito si faccia spirito e si possa, tranquillamente, pensarlo”
Ecco, io conoscevo il Soldati scrittore di vino, forse il primo che in Italia abbia iniziato a fare divulgazione in materia, in tempi non sospetti e non inflazionati (parlo degli anni ’60), sicuramente ancora insuperato.
“Un sorso di Gattinara” , a dispetto del titolo e del primo racconto che da il titola all’antologia, mette in vece in luce il Soldati scrittore, che si allontana dall’argomento vino (vino che comunque rimane presente in molti dei racconti presentati, ma sempre sullo sfondo) per raccontare storie e per pennellare scorci di natura suggestivi e – cosa a mio parere molto importante – funzionali al racconto e mai gratuiti.
per recuperare il senso del tempo, del vivere e del saper osservare.
l'arte ed il piacere dello scrivere.
l'arte del racconto.
come di tanti scrittori, conoscevo il nome, ne avevo sentito parlare, ma che scoperta leggerlo.
immenso
perfetto
di più non chiedo ad un libro.
(più civiltà che cultura, ecco cosa dà.)
Mario Soldati è stato un grande narratore e val bene la pena di riscoprirlo. “Ah, cosa abbiamo perso con la televisione…”, lo diceva ricordando i racconti (comprese le frottole) dei vecchi intorno al camino e lo diceva proprio lui che era stato anche regista, sceneggiatore e autore televisivo.
Oggi bisogna andare a scovarli i lavori di Soldati, come del resto lui faceva con quei vini che solo pochi amatori producevano ancora in proprio, seguendo le regole dell’autentica tradizione.
Non è tanto di cultura che parla Soldati, ma, per usare le sue stesse parole, semplicemente di civiltà.