Ersilia F. - per RFS
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L’autore britannico di origine asiatiche A.A. Dhand ci porta a Bradford, cittadina inglese un tempo importante centro tessile dove oggi prostituzione, droga e conflitti interreligiosi sono all’ordine del giorno. E lo sa bene l’ispettore della squadra omicidi Harry Virdee che ha sposato Saima, una donna pakistana di origine musulmana. Essendo lui sikh, i due giovani sono stati banditi dalle rispettive famiglie: secondo i genitori ognuno di loro ha sposato il demonio. Entrambi i ragazzi vorrebbero ricucire i rapporti ma le tradizioni, i pregiudizi e le convinzioni in cui fermamente credono i loro parenti ostacolano il loro desiderio.
In questo clima conflittuale, Harry è chiamato a investigare su un caso di omicidio: una giovane donna è stata trovata impiccata sul posto di lavoro. Sul corpo della ragazza è stato lasciato un messaggio proprio per Virdee (in un modo che ho trovato raccapricciante). Il serial killer, infatti, ha qualcosa contro di lui: è una faccenda personale che affonda le sue radici nel passato e, finché l’ispettore non lo fermerà, ogni giovane donna asiatiche che l’assassino riterrà una “peccatrice” sarà punita.
In una spirale di efferati omicidi, Virdee cercherà di dargli un volto in una sfrenata corsa contro il tempo.
La città del peccato è un thriller dai tratti sociologici. Affronta il problema delle comunità locali della città di Bradford, in cui il razzismo tra indiani e musulmani è più feroce che verso i bianchi: le diverse religioni hanno eretto un muro invalicabile. Ma c’è un altro lato della medaglia in questo libro: le giovani nate in Inghilterra, una nazione che insegna la libertà e l’indipendenza, non la vedono allo stesso modo dei loro parenti più anziani e vogliono vivere la propria vita inseguendo i loro sogni.
Mi ha molto disturbata questo aspetto della storia: le donne devono stare al proprio posto e sposare chi gli viene imposto dalla famiglia. E anche se tali famiglie hanno accettato gli usi e i costumi di questa società così diversa da quella d’origine, vogliono che vengano rispettate le tradizioni legate alla loro fede, arrivando persino a minacciare di morte i propri figli se questi non sono d’accordo.
È su questo aspetto che si focalizza il romanzo, che viene descritto in modo così incisivo, dimostrando non solo le contraddizioni ma anche l’impossibilità di dialogo tra i diversi credi religiosi.
Ho apprezzato tantissimo il personaggio di Virdee: eroe anticonformista e sopra le righe, disposto ad aggirare i limiti della legge per garantire la giustizia. Una storia costruita attorno all’ispettore e al killer, caratterizzati nei minimi particolari, e che rappresentano il bene e il male, in una sorta di contrapposizione con l’altra protagonista della storia: Bradford, la città che opera nell’ombra, una Gotham City unica, dove bisogna capire la sua energia nella luce e nel buio. Un luogo in cui le azioni di alcuni pregiudicano l’esistenza di altri.
Una scrittura avvolgente, dal ritmo serrato e dalle descrizioni cupe che lo rendono un noir vecchio stampo.
Un romanzo per gli amanti dei thriller al vetriolo.