Rina Edizioni è una realtà scoperta da poco ma che mi ha da subito affascinato: una casa editrice che si pone come obiettivo quello di riscoprire testi poco noti delle scrittrici tra Ottocento e Novecento. Una casa editrice al femminile quindi ma che non fa propri i cliché femministi in cui purtroppo spesso s'incappa ma piuttosto punta ad un'idea di umano condiviso che andrebbe assolutamente riscoperta.
Nello specifico "Tipi bizzarri" di Amalia Guglielminetti (scritto nel 1931) è una splendida raccolta di racconti in cui le figure femminili (quasi sempre protagoniste) sono tratteggiate attraverso le loro fragilità e volubilità. Il lettore si trova davanti donne capricciose, egocentrate e incapaci di vedere oltre i propri vanesi bisogni e desideri. Quello che però è interessantissimo è il risvolto che questi comportamenti hanno: se nei grandi romanzi femminili dell'Ottocento donne con questa caratterizzazioni potevano comunque godere di un lieto fine (comprendente anche un bell'esame di coscienza circa i propri agiti da parte della donna stessa), tutto ciò non avviene nei racconti di Amalia Guglielminetti. Le protagoniste si muovono verso un'illusione, un sogno oppure un desiderio ma alla fine sono destinate a fallire e ad andare incontro alla delusione (emotiva, materiale, sentimentale).
Sono figure di donne, quelle che troviamo in questa raccolta, affamate (per non dire avide) di benessere senza avere però le necessarie strutture per poterlo poi gestire. Le relazioni sentimentali sono spesso vissute come una costrizione o comunque come un qualcosa di non sufficiente a ricreare una condizione di equilibrio tra la morale e il vissuto privato.
Le figure maschili, anche quando protagoniste del racconto, sono in realtà solo una cornice all'interno della quale si muovono indisturbate le donne, una stampella utile a raccontarci l'Io femminile con estrema maestria.
Uno splendido percorso di lettura quindi, un libro scritto divinamente e molto originale per l'impronta data.